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Pagan: “Fusione partecipate, risposta al nanismo imprese”

24 novembre 2014 - 09:21

“Dopo l'intenso impegno di European Slot Championship, conclusosi proprio sabato sera con la big final al Casinò di Campione di Italia, vorrei provare a dare anch'io il mio piccolo contributo al dibattito in corso sui temi relativi alla legge di stabilità e alle potenziali ‘ottimizzazioni’ gestionali nell'ambito delle cosiddette società partecipate da enti locali”.

Scritto da Anna Maria Rengo

È quanto dichiara a Gioconews.it l’amministratore delegato del Casinò Campione d’Italia, Carlo Pagan: “Parto da lontano. Il manager pubblico di casinò si trova in una situazione delicatissima, da un lato deve confrontarsi ogni giorno con i fatturati e i risultati aziendali (espressione assoluta di concretezza e pragmaticità) dall'altro deve rapportarsi con un mondo politico, chiamato a giudicare il suo risultato, troppo spesso incapace di compiere questa valutazione per incapacità (mancanza di background aziendale) o per oggettiva disonestà intellettuale (necessità di esprimere un giudizio aprioristicamente negativo per strumentalità politica). Proprio sabato sera si discuteva di questo con numerosi slot manager provenienti da diversi paesi europei. Si è commentato anche il periodo da me trascorso al Casinò di Venezia: molti ricordano ancora la quota record di quasi il 41% nel segmento slot del 2008 al Casinò lagunare, dato che avrebbe significato qualcosa per qualsiasi imprenditore privato, ma totalmente irrilevante per il sindaco Orsoni nel 2010. E le conseguenze sono note. In questo quadro ‘distorto’, in termini di scelte e di comunicazione, relativo al settore dei casinò tradizionali, in ogni confronto, in ogni dibattito, il manager pubblico  ha il dovere di esprimere tutta la propria ‘scienza manageriale’ per portare dei contributi finalmente oggettivi, positivi, veritieri, fondati.

 

 

IL NANISMO DELLE IMPRESE - Ora, se il tema è quello di valutare una potenziale fusione tra i quattro casinò nazionali in termini di contributo alla riduzione costi e all'efficientamento, devo dissentire dalle opinioni sinora espresse.

Quattro casinò con incassi di gioco tra circa 50 e 90 milioni di euro e con quattro strutture funzionali (direzione generale, personale, amministrazione & finanza, information tecnology, sicurezza, acquisti…) hanno clamorosi spazi di applicazione della ‘organizzazione snella’ (lean organization) sul piano aziendale, con sicuri risparmi per milioni di euro.

E la creazione di una realtà con quasi 300 milioni di euro di incasso di gioco, quale sarebbe quella italiana dopo una potenziale fusione, altererebbe gli equilibri competitivi di un'arena competitiva europea con svariati miliardi di fatturato? Assolutamente no. Anzi potrebbe essere una risposta al palese ‘nanismo’ dimensionale del settore nazionale, frutto delle flessioni di questi anni. Consideriamo che solo nel 2006, il Casinò di Venezia aveva un fatturato di gioco che sfiorava i 200 milioni di euro. Quanto detto sul piano meramente aziendale.

 

LA VALUTAZIONE POLITICA - Sul fronte dell'opportunità politica dell'operazione di ‘fusione’ tra i quattro casinò nazionali, questo è un campo che trascende la sfera di azione del manager pubblico, anche se, personalmente, qualche perplessità ce l'ho, in particolare con riferimento alla difficoltà operativa di realizzare un cambiamento così radicale.

Insomma, un progetto ineccepibile sul piano aziendale, troppo innovativo su quello politico”.

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