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Rischio: una medaglia a doppia faccia per i casinò

18 settembre 2023 - 09:44

Nella gestione dei casinò sono da prendere nella massima considerazione sia il rischio d'impresa che la ripartizione del rischio.

Foto di Loic Leray su Unsplash

Foto di Loic Leray su Unsplash

Rischio di impresa e ripartizione del rischio. Sono problematiche che investono ogni tipologia di azienda che produce beni o servizi, nel caso di una casa da gioco è bene considerarle in una ottica un pochino particolare, o quanto meno diversa dal solito. Non tanto per il fatto che, a prima vista, si nota la mancanza di costi per le materie prime quanto ad altre motivazioni, a volte molto impegnative.
La casa da gioco corre, in buona sostanza, il rischio di subire perdite nei giochi di contropartita, misti e meccanici, mentre in quelli di circolo può subire il fatto che, provvedendo al cambio, i titoli di credito non siano onorati. Qui solo un accenno senza invadere il campo giuridico trattandosi di obbligazioni naturali nelle quali rientrano i debiti di gioco. Se non vado errato se ne parlava già nel 1992 nell’articolato di alcuni disegni e progetti di legge sulle case da gioco con riferimento all’art. 1933 del codice civile.
Lo chemin de fer, gioco di circolo per eccellenza un tempo e, forse, anche attualmente considerato il fiore all’occhiello di un casinò, si svolge tra giocatori spesso e volentieri ospiti e facenti parte di una élite sempre meno numerosa.

Nel  gioco l’attrattiva forse più interessante, senza trascurare l’ambiente, consiste nella concreta possibilità data al giocatore di scontrarsi con l’altro. L’uscita (puntata iniziale del banchiere) ogni volta che il banco vince consecutivamente si raddoppia se non teniamo conto della cagnotte. È facilmente immaginabile che gli importi giocati possono essere elevati.
La necessità di correre il rischio in discorso per sostenere un gioco che alla casa permette di guadagnare la cagnotte (il 5 percento del banco quando vince sulla punta) si può verificare, a mio avviso, con una operazione che trovo vicina alla realtà: cagnotte moltiplicata per 100 e divisa per 3 individua il capitale giocato, se ben ricordo i calcoli che molti anni or sono avevo fatto.

Ma la casa può premunirsi a fronte dei rischi di cui trattasi. L’eventualità che la casa possa perdere nei giochi di contropartita, misti e meccanici è reale e, se è del tutto regolare e la maggior parte delle volte è così, lascia annotare un fatto negativo ma indubbiamente momentaneo e, a ben vedere, una sorta di pubblicità tanto più utile stante lo specifico divieto vigente. Chi conosce l’ambiente dei casinò sa che la migliore clientela li frequenta in quanto il più delle volte è invitata.  Allorché il gestore reputa conveniente accollarsi i costi di ospitalità per garantirsi la presenza di determinati clienti, questi sono ospiti in tutto e per tutto. La capacità economica e la conoscenza del gioco preferito sono elementi da ponderare adeguatamente. Ed ecco intervenire il criterio che reputo indispensabile della ripartizione del rischio che consiglia, in caso di presenze rilevanti, una differente considerazione sulla base dei giochi frequentati.  

Se di contropartita è buona norma che la consistenza numerica sia tale da evitare per quanto possibile, quello che in gergo chiamiamo “buchi”, se di circolo che possano teoricamente garantire l’apertura di un certo numero di tavoli. Nel primo caso ho fatto cenno ai buchi, nel secondo evidenzio il pericolo di procurare danno all’immagine e un cattivo servizio a quanti si sono adoperati nella creazione di motivi di fidelizzazione del cliente.

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