Il banco vince sempre. È questa la perfetta sintesi del gioco pubblico italiano, dove a vestire il ruolo del banco è ovviamente lo Stato, che rappresenta l’azionista di maggioranza del settore. Dopo il grande successo con l’assegnazione della nuova concessione del gioco del Lotto, che ha superato ogni più rosea aspettativa raggiungendo (anzi, superando) la cifra incredibile di 2,2 miliardi di euro, ora si attende la sentenza ufficiale anche sull’altra gara in corso, quella per il rinnovo delle concessioni online.
La vera scommessa del governo (e del regolatore) era quella di raggiungere almeno 50 assegnazioni, che avrebbe garantito, tra costo delle concessioni, canoni annuali e istituzione dell’albo per i punti vendita ricarica, una cifra stimata di almeno 460 milioni di euro tra 2024 e 2025.
E, nonostante il passo falso in materia di punti vendita ricarica, il Ministero dell'Economia può dirsi più che soddisfatto, considerando che la partecipazione al bando è stata più che positiva, superando le 50 unità, come abbiamo svelato sulle nostre pagine virtuali.
C’è quindi motivo di festeggiare nei Palazzi del potere, per la positiva risposta ricevuta dal mercato.
Tuttavia, alcuni addetti ai lavori sono probabilmente meno felici: alcuni preoccupati di mettere a terra i piani - tutt’altro che banali - di attuazione dei loro investimenti, alla luce di un costo concedorio così elevato (fino a 7 milioni di euro), mentre altri sono sopraffatti dalla frustrazione di aver dovuto rinunciare a un mercato importante come quello del gioco online, dopo anni di sforzi e investimenti, proprio a causa degli enormi costi richiesti dalla gara, sostenuti da pochi gruppi.
In questo senso, quindi, si può considerare una vittoria a metà per lo Stato, che ha centrato la scommessa della gara, dopo un azzardo rappresentato dall’enorme rincaro del costo di partecipazione, ma a un costo elevato.
Rinunciando, cioè, a una parte della filiera, che dovrà reinventarsi ancora una volta, se vorrà rimanere nel settore.
Anche la riforma del comparto rimane a metà, con il riordino del gioco fisico che continua a non arrivare, con il rischio, addirittura, di slittare all’estate 2026, dopo la richiesta delle Regioni che chiedono più tempo per spingere sul territorio e ottenere più fondi dallo Stato.
Il governo, nel frattempo, incassa: prima di decidere la quota di denaro da ripartire sul territorio, in termini di contributo al gettito, come previsto dalle mediazioni in Conferenza unificata.
Nella speranza generale che la buona riuscita dei bandi di gara possa dare la quindi tranquillità al Ministero dell’Economia per procedere con la riforma del gioco anche rinunciando a parte delle entrate erariali.
Staremo a vedere.