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Conferenza Unificata e giochi, As.Tro: 'Proposte Anci, assist ai casinò'

20 aprile 2016 - 11:07

Secondo l'associazione As.Tro le proposte dell'Anci alla Conferenza Unificata per il riordino dei giochi nascondono un endorsment ai Casinò.

Scritto da Redazione
Conferenza Unificata e giochi, As.Tro: 'Proposte Anci, assist ai casinò'

"Il documento prodotto dall’Anci, a titolo di contributo per i lavori della Conferenza Stato – Regioni contemplati dalla legge n. 208/2015, non contiene riferimenti statistici circa gli accessi ai servizi sociali per il sostegno al reddito, cagionati dal gioco patologico, relazioni dei servizi comunali in ordine alle problematiche minorili derivanti dai genitori malati di gioco o dai ragazzi messi sotto osservazione per la loro ludopatia, progettualità o indirizzi per l’allestimento della prevenzione culturale". Comincia così il commento dell'associazione As.Tro alle proposte dell'Anci alla Conferenza Unificata Stato Regioni per il riordino dei giochi

Il documento, prosegue As.Tro, "parte da una premessa molto particolare per concludere con delle proposte. La premessa del documento si incentra sulla asserita nebulosa normativa che ha generato l’attuale industria del gioco legale posta al cospetto di una chiara sentenza della Corte Costituzionale, in cui si 'spronerebbe' il legislatore a liberalizzare i casinò. Da tale premessa scaturisce la proposta di: espellere ogni sala contenente gioco (questo è l’effetto del distanziometro, abbinato agli strumenti urbanistici); ricevere qualche soldino dalle altre forme di gioco lecito, da destinare alla 'pubblica utilità';'meditare' su un riordino normativo che non può più lasciar fuori i casinò. L’estrema sintesi è pertanto la seguente: fuori tutte le sale dalle città e sostituirle con uno o più casinò".

La risposta fisiologica a detta impostazione, secondo As.Tro, "sarebbe la levata di scudi, cui si aggiungerebbe la domanda su come ripianare i 3 miliardi l’anno di fiscalità che le sale garantiscono, e su come risarcire i 900 milioni sino ad ora incamerati dall’Erario per la vendita dei diritti Vlt, e i 2 miliardi spesi per allestire gli ambienti. Dal nostro punto di vista, invece, è meglio iniziare da una autocritica, motivata dalla convinzione che le sale debbano avere un futuro (in As.Tro se ne annoverano migliaia gestite dagli iscritti all’associazione), ma che senza una ri-progettazione normativa del loro modello sarà molto difficile garantirglielo. Se l’Associazione dei Comuni arriva al punto di esplicitare una preferenza per i casinò, in alternativa ad un circuito di sale in cui si dà lavoro dalle 4 alle 40 persone ciascuna, un motivo ci deve pur essere, e francamente, tranne alcune eccezioni, è corretto sostenere come le nostre attali sale siano sbagliate”, sostiene l'associazione.
Tranne qualche eccellenza, infatti, "le sale dedicate riflettono esattamente tutti gli errori che la normativa ha commesso nel disciplinarne (ovvero non disciplinarne) i requisiti aziendali (dalla luminosità alle dimensioni, dalla solidità patrimoniale alla professionalità degli addetti). A ciò si aggiunge che la bassa marginalità concessa a tali attività ha reso impossibile progettare 'la sala dedicata' come un insediamento sempre necessitante di un’opera di mitigazione socio-ambientale. Così non è stato, e quindi ci siamo imbattuti in una situazione in cui le sale giochi e le sale dedicate non sono riuscite: a garantire il divieto di accesso ai minori, come testimoniato da plurimi servizi giornalistici, a rendersi impermeabili alle infiltrazioni malavitose, come testimoniato dalla recente inchiesta giudiziaria che ha investito un gruppo di sale Vlt di Genova, a riconoscere l’illegalità delle slot per bambini, come testimoniato dalla stessa nota di chiarimento dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli, a rispettare gli orari di chiusura impartiti dalle Amministrazioni Comunali, come testimoniato dalle 'lenzuolate di multe' erogate da plurime polizie municipali. Cambiare il modello di queste sale, attraverso una revisione anche fiscale della relativa disciplina può mantenere il gettito e apportare al Territorio quelle opere di pubblica utilità che “sicuramente” il privato può realizzare con una ottimizzazione aziendale più elevata rispetto ad una Amministrazione Comunale. Il vero costo è quindi solo politico, e per affrontare la complessa trattativa 'politica' a cui è chiamata la Conferenza occorre partire da presupposti diversi, in parte addirittura evocati e correttamente spiegati dall’assessore Beccalossi: l’Italia deve tornare a far parte del 'mondo civilizzato', in cui il gioco pubblico c’è, ma dei suoi proventi possono beneficiare solo le 'good causes' utilizzabili dalla intera collettività. Su questo profilo l’approvazione di As.Tro, nei confronti dell’assessore regionale della Lombardia, è totale".
Quanto all’"ennesimo endorsement lanciato dai Comuni ai Casinò (municipalizzati?)", As.Tro ritiene che "l’Italia sia ancora un Paese diverso dall’Ungheria, e che i risvolti erariali di siffatta proposta non la rendano una soluzione 'per il benessere' della collettività".

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