Ancora una volta torno a un argomento che, in vista della presentazione dei bilanci relativi al 2022, ritengo evidenzierà il calo dei risultati delle gestioni. Un calo che si evidenzia obbligatoriamente, sul quantum i gestori versano ai concedenti, due dei quali operano ancora in regime concordatario, con tutte le conseguenze derivanti dalla logica riduzione dei costi a detrimento del fattore occupazionale e non soltanto delle entrate tributare a beneficio dei bilanci degli enti pubblici periferici interessati.
Stante la mia residenza in Valle d’Aosta e il mio passato lavorativo il cenno iniziale alla Regione è solo introduttivo all’oggetto, ben conoscendo il trend del mercato nazionale e i possibili sviluppi dello stesso. Mi rivolgo alla politica per una presa di posizione in materia della quale non dovrebbe essere ignorata, credo convintamente, la rilevanza attuale e futura.
L'indubitabile rilevanza, nell’economia della nostra Regione, della casa da gioco di Saint Vincent dal punto di vista turistico e per i benefici economici per le entrate regionali (e dei Comuni titolari di case da gioco) che, pur non consistendo, attualmente, nella misura di una volta, non possono assolutamente ignorarsi anche ponendo mente alla occupazione diretta e dell’indotto, appunto, turistico cosi come si può rilevare dalla parte introduttiva del decreto del presidente della Giunta regionale in data 4 aprile 1946 e del 1927 e seguenti.
È sotto gli occhi di tutti la difficoltà della gestione dopo la dichiarazione di fallimento fortunatamente rientrata, i risultati delle altre case da gioco nel Paese si sono ridotti, fa eccezione Venezia nel 2022, e non si vede ancora la fine del tunnel. Che certamente arriverà e in questa ottica abbiamo il dovere di prepararci.
Per il futuro, anche prossimo, se il mercato dovesse non cambiare o farlo modestamente, si potrebbe pensare a un provvedimento legislativo atto a diminuire il costo del lavoro e, nello stesso tempo, permettere un miglioramento economico della gestione a tutto vantaggio delle entrate tribuitarie della Regione e, logicamente, dei Comuni di Sanremo, Campione e Venezia che se la passa, al momento, un pochino meglio,
Si potrebbe seriamente pensare al gioco di casinò online dal vivo e al reperimento di giochi nuovi meglio se in esclusiva. Così operando si può concretamente contribuire ad incrementare i ricavi e, in conseguenza, l'occupazione e le entrate tributarie a sostegno del bilancio pubblico e dei servizi alla popolazione.
Ne consegue, tramite una operazione che potremmo definire rierntrante nel più ampio discorso del cuneo fiscale e della decontribuzione, un calo del costo del personale e una maggiore disponibilità economica per la gestione che si riversa in un contributo alla finanza pubblica locale.
Il costo del lavoro - incrementato dalla normativa di cui al decreto legislativo n.314/97 - e la contemporanea diminuzione degli introiti sia lordi sia accessori contribuiscono alla evidente riduzione se non annullamento del risultato positivo di gestione. Il decreto in parola assoggetta a contribuzione pensionistica le mance per lo stesso importo assoggettato all'Irpef. Ciò ha incrementato il costo del lavoro.
La legge Europea 2015, art.7 (Disposizioni in materia di tassazione delle vincite da gioco. Esecuzione della sentenza della Corte di giustizia dell’unione europea 22 ottobre 2014 …) è obbligatorio richiamarla nel ragionamento complessivo.
L’articolo citato prevede e stabilisce che le vincite al gioco corrisposte da case da gioco autorizzate in Italia o negli Stati membri dell’Unione europea o nello Spazio economico europeo non concorrono a formare il reddito per l’intero ammontare percepito nel periodo di imposta.
Concludendo non pare logico trattare in modo differente la parte principale della vincita ottenuta dal giocatore e quella minore della quale beneficia il croupier.
In buona sostanza si può affermare che, così operando, si avvierebbe un percorso virtuoso che, evitando una partita di giro, consente il raggiungimento dell’obiettivo all’ente pubblico titolare di una casa da gioco di cui ai decreti istitutivi delle stesse.
È sotto gli occhi di tutti il continuo calo delle entrate dei casino autorizzati, un calo quantitativo e qualitativo, salvo l’eccezione accennata.
Un insieme di concause ha contributo a creare la situazione attuale che vede sempre più diminuire le “entrate tributarie” a favore dell’ente pubblico titolare dell’autorizzazione alla casa da gioco, le percentuali sui proventi lordi da attribuire alla gestione per garantirne la continuità sono sempre più elevate.
Il costo del lavoro, anche a causa della diminuzione dei ricavi, ha raggiunto una componente eccessiva sul totale di questi, che alcuni anni fa, era inimmaginabile. L’occupazione diretta e dell’indotto ne soffre e continuerà a soffrirne se non si pone rimedio ad una poco piacevole situazione. La riduzione del costo del lavoro in discorso permetterebbe un certo riequilibrio nella gestione che dal punto di vista finanziario peserebbe meno sul bilancio pubblico.
La mancia è una parte della vincita. La sentenza n.1776 del 18 maggio 1976 della Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione, a proposito della mancia al croupier, recita: “ Il sistema mancia è retto da un uso normativo - si ricava dall’indirizzo consolidato della giurisprudenza dal 1954 – tanto consolidato quanto idoneo ad assumere un ruolo di fonte secondaria del regime giuridico proprio del particolare rapporto che obbliga il giocatore vincente ad elargire una parte della vincita al croupier e questi a ripartirla con gli altri addetti ed il gestore …”
L’approvazione del decreto legislativo n. 314/97, lo si ripete, in tema di armonizzazione tra importo imponibile ai fini Irpef e quello ai fini contributivi, le mance hanno registrato una ulteriore e giusta, proprio in funzione del loro trattamento fiscale, sistemazione che è stata la normale evoluzione di un concetto logico da sempre sostenuto dai dipendenti tecnici delle quattro case da gioco italiane.
Non era logico e tollerabile, nell’ambito di uno stesso ordinamento giuridico, che una attribuzione patrimoniale fosse qualificata come compenso ad un effetto (quello fiscale) e non ad un altro effetto (quello lavoristico-previdenziale), proprio in un combinato normativo in cui quella qualificazione presuppone necessariamente quest’altra. Ecco il convincimento dei lavoratori dipendenti.
Non può nutrirsi dubbio alcuno sul fatto che la contribuzione sulle mance ha causato un notevole incremento del costo del lavoro per gli addetti direttamente alla produzione.
Fatta questa doverosa premessa ecco la proposta: le mance non sono soggette a imposta personale sul reddito delle persone fisiche così come le vincite; operando in questo modo non sono soggette a contribuzione pensionistica e il dipendente provvede in proprio tramite le Ooss ad una forma integrativa della pensione. Oppure si potrebbe far ricorso alla normativa di cui alle L. 197/22, comma 62 nella quale viene istituita l’imposta sostitutiva al 5 percento a determinate condizioni
Come abbiamo potuto notare ultimamente per sopperire all'incremento dei costi si agisce, in prima battuta, su quello per il personale. Non va però sottaciuto che anche l'occupazione diretta e dell'indotto sono un risultato utile per l'ente pubblico sul cui territorio è ubicata la casa da gioco. Pensare all'apporto nel campo del turismo è un tutt'uno irrinunciabile. Certamente si potrebbe sperare nell'aumento dei ricavi che nell'immediato è poco probabile.
La rilevanza della casa da gioco di Saint Vincent per l'economia della Regione non è una novità così come non lo è per i Comuni titolari di un casinò. Da qualche tempo il mercato dell'azzardo autorizzato nelle case da giovo è in netta discesa, vuoi per la pandemia, vuoi per la concorrenza dell’online, vuoi per le guerre in atto con il costo della vita aumentato in modo eccessivo.
Certamente un riscontro all’impiego delle risorse derivanti dalla casa da gioco lo possiamo trovare nel bilancio al titolo primo del bilancio: entrate tributarie. Orbene, così come è agevole da verificare, la natura giuridica delle entrate derivanti all’amministrazione regionale e ai Comuni dalla casa da gioco e dal disposto della legge 488/86 è proprio quella evidenziata.
Si può individuare nella casa da gioco la possibilità di realizzare convenientemente entrate; forse non immediatamente ma in un prossimo futuro. Al tempo stesso sono convinto che il fattore occupazionale sia diretto sia dell’indotto turistico e alberghiero non possa essere coniugato disgiuntamente così come sono fermamente convinto che un meditato ampliamento dell’offerta si accompagni con un incremento occupazionale.
Le case da gioco italiane non si trovano in buone acque e le entrate tributarie a favore degli enti pubblici proprietari non sono più quelle di un tempo. Sono drasticamente diminuite e i loro bilanci hanno difficoltà a chiudere con un utile piccolissimo se non in perdita come già, purtroppo, avvenuto.
Il ricorso all’intervento sul costo del personale è spesso e volentieri adottato per superare le difficoltà di carattere finanziario, l’occupazione in calo concorre ad appesantire una situazione già grave per se stessa in carenza di entrate significative che non ritroviamo più nei bilanci pubblici.
Oggi si parla di cuneo fiscale e di decontribuzione per diminuire il costo del lavoro e, contemporaneamente, incrementare il netto a favore del dipendente. Ebbene, per quanto inerisce le case da gioco si potrebbe intervenire detassando ulteriormente (al momento è il 25 percento) dall’imposta sul reddito delle persone fisiche le mance in modo che il datore di lavoro sia sgravato congruamente dall’importo dei contributi pensionistici, diminuendo al tempo stesso il costo del lavoro.
Ai dipendenti il compito i provvedere alla pensione tramite assicurazioni private anche con l’intervento delle Organizzazioni sindacali.