"A far data dal 6 agosto 2021, è consentito in zona bianca esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi Covid-19, di cui all’articolo 9, comma 2" (della legge 17 giugno 2021, numero 87 Ndr) l'accesso alle "attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò, di cui all’articolo 8-ter".
Lo si legge nel nuovo decreto legge in materia di Covid, approvato ieri 22 luglio dal consiglio dei ministri e i cui contenuti sono stati illustrati in conferenza stampa dal premier Mario Draghi e dal ministro della Salute Roberto Speranza.
Le certificazioni verdi, come dettaglia il comunicato diramato da Palazzo Chigi, comprovano l’inoculamento almeno della prima dose vaccinale Sars-CoV-2 o la guarigione dall'infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi) e dunque, per accedere al casinò, bisognerà aver fatto almeno la prima dose di un vaccino oppure si dovrà effettuare un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore).
Queste disposizioni, aggiunge il decreto, "si applicano anche nelle zone gialla, arancione e rossa, laddove i servizi e le attività di cui al comma 1 siano consentiti e alle condizioni previste per le singole zone". Al momento, l'Italia è tutta bianca e l'apertura dei giochi, anche in zona gialla, è consentita dal 1° luglio, e dunque anche se qualche regione dovessse cambiare colore, com'è possibile che accada, le location resteranno aperte e accessibili a queste condizioni.
I NUOVI COLORI DELLE REGIONI - Tuttavia, fanno discutere i nuovi criteri per l'assegnazione dei colori delle regioni, fissati nel decreto sulla base dell'incidenza settimanale dei contagi, ma anche sul tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva (uguale o inferiore al 15 e al 10 percento in zona bianca, al 30 e 20 percento in zona gialla, in zona arancione le regioni con contagi superiori a 150 casi ogni 100mila abitanti, in zona rossa tasso di occupazione in area medica superiore al 40 percento e in terapia intensiva al 30 percento).
LA POSIZIONE DELLA VALLE D'AOSTA - Al momento di discutere con il Governo i contenuti del Dl Covid, il presidente della Regione Valle d'Aosta, Erik Lavevaz, ha infatti sostenuto che "“I parametri, proposti dal Governo, riguardanti le percentuali di occupazione dei posti di terapia intensiva e dei posti di area medica per il passaggio da una fascia di rischio all’altra sono inapplicabili per i piccoli numeri della Valle d’Aosta. La nostra regione rischia di ‘chiudere’ per soli 2 o 3 pazienti positivi ricoverati nel nostro unico ospedale regionale. Si tratta di un rischio tutt’altro che remoto, considerato che durante la stagione turistica la popolazione presente nella regione triplica”. La sua richiesta, a favore delle piccole regioni, è di introdurre “una franchigia di almeno 5 posti letto per la terapia intensiva da applicare alle soglie individuate dal governo”.
Il presidente Erik Lavevaz, in accordo con gli altri presidenti di Regione, ha giudicato inoltre “eccessivamente restrittivi i criteri di utilizzo del green pass ipotizzati dal Governo” ed ha chiesto "almeno di sgravare gli esercenti dalla responsabilità del controllo dei clienti”.