Tra le iniziative di cui ai progetti e disegni di legge presentati in Parlamento nel 1992 in tema di case da gioco, se non ricordo male, persino stagionali e sulle navi da crociera battenti bandiera italiana, una colpì non poco i componenti del direttivo nazionale del sindacato Snalc Cisal riunito, mi pare, a Venezia.
Probabilmente si trattava di un inizio per dare seguito ed eventuale attuazione alla sentenza n. 152 del 1985 della Corte costituzionale che evidenziava la mancanza di una legislazione organica sulle case da gioco.
Sicuramente non mi soffermo su tutti gli argomenti trattati nell’articolato anche perché superati e, ancor prima, sull’introduzione; invece fu causa di molte discussioni tra di noi l’insieme delle norme che mettevano nella giusta luce alcuni aspetti riguardanti la serietà della società di gestione, la esperienza provata del management accennando alla necessità di un Albo dei gestori e dei dirigenti sino a spingersi all’Albo dei dipendenti.
Mi sento in dovere di anticipare che si parlava di società di gestione a capitale privato, nell’articolo si faceva cenno alla società per azioni con sottoscrizioni esclusivamente nominative per le quali non era ammessa la cessione neppure mortis causa. In questo caso le azioni potevano essere sottoscritte da chi possedeva i requisiti richiesti per essere ammesso all’Albo dei gestori e, nel caso ciò non fosse possibile, i restanti soci avrebbero dovuto ripartirsi l’eredità specifica.
Le qualità morali, economiche richieste ai soci dovevano essere provate come pure quelle dei dirigenti che l’esperienza e la professionalità riconosciute avevano fatto scegliere alla società di gestione.
Oggi ho letto un articolo nel quale si parla, tra l’altro, di riciclaggio. Quello di piccolo cabotaggio lo ritengo impossibile data la limitazione nell’uso dei contanti e l‘obbligo, in caso di vincite di essere pagati in assegni non trasferibili. L’epoca in cui alcune persone facevano la spola tra il tavolo e la cassa è terminato, forse sussiste per piccoli importi ma pur sempre controllabile dai cassieri di sala ed altri.
Non desidero entrare nella complessità del discorso che introduceva il citato articolo ma soltanto evidenziare ciò che reputo necessario. Così come in Francia – e mi pare che se ne narrasse nei progetti di legge citati - anche in Italia potrà essere creata la Polizia dei giochi per sovraintendere a tantissimi controlli che possono fare emergere delle anomalie grandi o piccole che siano in tema di regolarità del gioco e degli incassi.
È risaputo da ogni addetto ai lavori che la combinazione tra il vantaggio del banco ed il risultato lordo del gioco esiste una relazione, oserei affermare, aritmetica. Ed allora eccomi a rinverdire come si forma il risultato netto (somma algebrica tra dotazione iniziale e esistenza finale tenuto conto dei contanti cambiati al tavolo e di eventuali aggiunte) e le mance anche queste soggette ad identico ragionamento.
Di queste ultime una parte è “girata” (l’espressione che la sentenza della Cassazione del 1954, n. 672, mi consente di usare, così mi pare) alla gestione dai dipendenti tecnici di gioco.
Sul provento netto viene conteggiata la quota spettante all’ente pubblico periferico e, per quanto al rimanente non ritengo esista dubbio sul fatto che, confortando i costi di gestione, permette un più tranquillo e certamente maggior trasferimento di quanto rappresenta e costituisce una entrata tributaria.
Mi sento di concludere che con un adeguato impianto di controllo demandato al concedente, perché non lo si potrebbe imporre al concessionario che opera ricercando altre situazioni gestionali, si può giungere ad un risultato di rilievo.
Sicuramente a questo punto mancano ancora altri interventi mitrati che, pur se in parte, posso, per quanto l’esperienza mi sostiene, considerare avviati. L’insieme delle norme contrattuali sarà mirato a stabilire tutte le condizioni operative.
È più che certo, non intendo imbarcarmi in un discorso e in un argomento che non conosco se non per aver letto qualcosa. È intenzione del Governo di avere maggiori informazioni per poter assumere iniziative mirate, così mi pare ed è bene che sia così. Penso che iniziare a mettere sotto controllo una buona parte degli indicatori di regolarità del gioco possa rappresentare un buon inizio.
Lo ripeto, dovrebbe trattarsi di una metodologia obbligatoria per l’ente pubblico titolare dell'autorizzazione alla casa da gioco perché siamo nel campo delle deroghe al codice penale. Ma anche, e aggiungo soprattutto, per fornire all’eventuale Corpo di polizia un modello unico per tutti i casinò; non tanto per facilitarne il compito quanto per creare una raccolta statistica di dati omogenei e, per questo, comparabili.