Ho letto l’articolo su gioconews casinò.it “Riforma gioco, dalla vecchia commissione Antimafia un ventaglio di proposte operative”, non si parla di gioco nei casinò terrestri, forse perché la commissione Antimafia ha cessato prima di affrontare il problema accennato, come del resto anche la commissione parlamentare d'inchiesta sul gioco aveva concluso anticipatamente i suoi lavori, prima di dare corso al ciclo di audizioni che aveva programmato in materia.
Da non conoscitore dell’online mi permetto alcune osservazioni che, a mio avviso, nei casinò sarebbero facilmente risolvibili o necessitano di poche modifiche integrative dell’esistente.
Relativamente alla possibilità di infiltrazioni non gradite mi pare di essere già intervenuto con la raccomandazione di istituire l’albo dei gestori e, se del caso, una forma societaria obbligatoria per le gestioni con particolari norme, se possibile, relativamente al trasferimento di quote e/o azioni ivi compreso quello ereditario.
Procedo con lo stesso ordine riscontato nell’articolo citato.
Il coordinamento del sistema di controllo. Si potrebbe risolvere come nella vicina Francia con l’istituzione della Polizia dei giochi che non rappresenta un ostacolo ed è formata da personale che già esiste. Necessiterebbe, ed è possibile pensarlo, di un corso specifico.
La complessità dei controlli. Senza ritornare su temi trattati più volte è appena sufficiente rammentare quello sui materiali usati per il gioco e l’altro sulla regolarità del gioco e degli incassi. Stabilite le modalità relative a detti controlli non rimane che renderli obbligatori, corredati da precise norme, per tutte le case da gioco sia per il concedente sia per il concessionario. Non c’è dubbio che si dovrà adeguatamente formare il personale addetto al compito.
Il conflitto di interessi. Nel caso in esame troviamo un concedente (ente pubblico) ed un concessionario (società per azioni a capitale pubblico, privato o misto che rammento aver già illustrato, ancorché brevemente, in altra occasione). Il conflitto è superato, mi pare, dalle posizioni di controllore il primo e controllato il secondo che, in ogni caso, sono soggetti ai controlli stabiliti.
Il rischio riciclaggio può essere ridotto in primis dalla limitazione all’uso dei contanti, in entrata ed in uscita e non mi pare il caso di imporre una organizzazione del lavoro unica per tutti. Imponendo invece, una modalità
unica per quanto al cambio di titoli di credito si procede nella direzione voluta. A complemento si potrebbe integrare la formalità di acquisto contanti al circuito bancario che può avvenire in particolari occasioni.
Il tracciamento delle giocate è una problematica che nelle case da gioco terrestri non esiste o quasi. Come si diceva c’è la limitazione dei contanti che si possono cambiare sia alla cassa sia al tavolo di contropartita (roulette) e di circolo (chemin de fer) e la presenza delle telecamere dovrebbe, a ragione, rappresentare un deterrente adatto allo scopo. Certamente unito ad altri controlli a cura del concedente che non può ritenere esaustivo quanto messo in opera al riguardo della regolarità del gioco ma dispone di controllo visivo in sala da gioco espletato dal proprio corpo controllori.
Per quanto al ripensare il sistema sarebbe opportuno pensarci seriamente allo scopo di dare esecuzione alle raccomandazioni della Corte Costituzionale; il tentativo fatto dal Parlamento nel 1992 in tema case di gioco, non è andato in porto.