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Riordino casinò, la difficile strada della società unica

23 marzo 2023 - 11:38

Tanti spunti di riflessione dalla Pdl Vaccari che propone il riordino dei casinò: bene il focus sui controlli ma la strada per una società unica di gestione sembra lunga e difficile.

Foto di Jesse Bowser su Unsplash

Finalmente qualcosa si muove, era anche ora che potessi leggere, che “si provvede al riordino della normativa vigente in materia di case da gioco in coerenza con i principi enunciati dalla giurisprudenza costituzionale, prevedendo in particolare una società unica nazionale a partecipazione pubblica che ne detiene la proprietà e ne assicura la gestione”.

Infatti nel commento dell’onorevole Stefano Vaccari a Gioco News è dato leggere che persiste la cronica mancanza di una legge organica che disciplina la materia, la questione è stata lamentata più volte dallo scrivente.
Con la parte in corsivo non posso che essere d’accordo stante che ne scrivo da parecchio tempo ricordando, tra l’altro, la sentenza del 1985 della Corte costituzionale.

Forse per formazione professionale, forse per l’esperienza maturata in tanti anni di lavoro nell’ambiente delle case da gioco o forse per la professionalità che l’aver svolto incarchi di varia natura, desidero fare alcune considerazioni collegate alla parte finale del capitolo controlli nell’articolo pubblicato su gioconew.it ieri 21 marzo, primo giorno di primavera. Viene quasi da dire che se sono rose fioriranno!

Esattamente: “... la facoltà di promuovere piani straordinari di contrasto del gioco illegale e dell’evasione ed elusione fiscale nel settore giochi”.
Mi riferisco precisamente al controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi in quanto da un gioco irregolare può nascere un ricavo altrettanto irregolare e nella fattispecie minore di quanto avrebbe dovuto e potuto essere.
Esistono molti modi per intervenire in modo fraudolento e tutti indistintamente possono portare come già accennato, a un introito non vero. Certamente il gioco di contropartita vi si presta maggiormente, tanto più che il danneggiato è il banco cioè il nemico da battere.

Orbene, come tutti sanno, nei giochi di contropartita e non solamente in questi esiste il cosiddetto vantaggio del banco ovvero le maggiori probabilità di vincita della casa nei confronti del giocatore.
Detto vantaggio, che nella roulette americana possiamo considerare doppio della francese (5,44 contro 2,77 percento) negli Stati Uniti è sufficiente per controllare il risultato del tavolo ogni un certo periodo perché nei casinò si comperano i gettoni solo al tavolo. In Italia i gettoni si acquistano alla cassa e al tavolo. Poi consideriamo il differente iter delle mance elargite dai giocatori. 

Ed ecco che nel Bel Paese non è possibile utilizzare il sistema americano; si deve ricorrere ad un’altra metodologia che fonda le sue radici e la sua indiscussa a mio avviso credibilità, tenendo debitamente conto dei fatti economici e non che avvengono al tavolo. Si provvede, in seguito, a una comparazione tra alcuni dati che, forzatamente, sono a disposizione magari integrati da una relazione, se del caso, riguardante l’intensità della partita, del minimo adottato e delle ore effettivamente  lavorate.

Come indicato tutti gli elementi che servono sono normalmente raccolti per giungere al risultato del tavolo: proventi netti e mance.
I fatti economici e non si possono così indicare: cambi al tavolo (gettoni contro gettoni) oppure contanti contro gettoni effettuati dai clienti, aggiunta al tavolo allo scopo di incrementare la dotazione iniziale in caso di perdite. La dotazione iniziale confrontata con l’esistenza finale e sommata algebricamente con i contati cambiati dai giocatori ed eventuali aggiunte fornisce il risultato netto e, dopo, rimane da contare le mance di quel tavolo. Tutti gli elementi li abbiamo a disposizione in via normale per procedere agevolmente ai confronti necessari.
Si potrebbe integrare il discorso ma non è il caso se non di poter affermare con estrema convinzione che la metodologia è perfettamente in grado di evidenziare fatti per così dire, non troppo chiari.  

Poi non possiamo dimenticare gli altri controlli che oso pensare rientranti per la maggior parte in materia di polizia, quali la maggiore età ecc., il divieto di accesso ai ludopatici tenuto presente che una consuetudine simile esiste.

Mi permetto, sulla tassazione delle vincite al gioco realizzate nei casinò, affermare che mi pare che sia intervenuta la legge Europea del 2015.
Art.7 (Disposizioni in materia di tassazione delle vincite da gioco. Esecuzione della sentenza della Corte di giustizia dell’unione europea 22 ottobre 2014 …).

L’articolo citato prevedeva e stabilisce che le vincite al gioco corrisposte da case da gioco autorizzate in Italia o negli Stati membri dell’Unione europea o nello Spazio economico europeo non concorrono a formare il reddito per l’intero ammontare percepito nel periodo di imposta.
Mentre la precedente normativa italiana prevedeva, al comma 1 dell’art.69 del Tuir (Dpr 22 dicembre 1986, n.917) che le vincite in discorso costituivano reddito ed erano considerati quali redditi diversi (art. 67, comma 1, lettera d). 
Già in occasione della conversione in legge della L. 31 dicembre 1996 (legge finanziaria per il 1997) n. 669, fu inserito l’art.10 ter della L. 28 febbraio 1997, n. 30. Detta aggiunta consiste in una disposizione volta a non applicare l’art.30 del Dpr. n. 600 del 1973 sulle vincite corrisposte dalle case da gioco autorizzate poiché è compresa nell’imposta sugli spettacoli. L’imposta in parola era aumentata del 10 percento ed è applicata al 50 percento nel caso di gestione diretta dell’ente pubblico.

Non desidero andare oltre perché, come già detto, non vi sono sufficienti elementi che, forse, la relazione al progetto di legge potrebbe chiarire. Le mie competenze non mi lasciano comprendere come possa divenire possibile una società unica nazionale a parteciazione pubblica che ne detiene la proprietà e ne assicura la gestione. 
In chiusura mi dichiaro soddisfatto per quanto ho potuto leggere e  che spero poter appofondire a breve termine. Nel 1992 lavoravo ancora e mi sono interessato moltissimo all’argomento e, ora che sono in pensione dal 2001, continuo a farlo cercando di utilizzare l’esperienza passata nel miglior modo possibile.

Ritorno ai controlli raccomandando al concedente la sistematica opera mirata a salvaguadare le entrate che dalle case da gioco l’ente pubblico si attende; in via principale per la natura giuridica delle entrate in discorso e, secondariamente, per non vanificare l’intento del proponente volto a contrastare il gioco illegale e garantire la massima sicurezza dei giocatori. 

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