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Zuin: 'Casinò Venezia rilanciato e salvato con gestione pubblica'

25 marzo 2024 - 10:11

L'assessore al Bilancio e Partecipate del Comune di Venezia Michele Zuin fa il punto sul lungo e fallimentare processo di privatizzazione della gestione della Casa da gioco, dieci anni fa.

Scritto da Anna Maria Rengo
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La Regione Valle d'Aosta studia la migliore gestione futura possibile del Casinò di Saint Vincent, ed è già stata consegnata alla proprietà la relazione che Ernst&Young ha realizzato sull'argomento, su delega di Finaosta, finanziaria regionale cui era stato affidato originariamente l'incarico di redigerla.
Un iter che richiama facilmente alla memoria quanto avvenuto a Venezia nel 2012: allora l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Giorgio Orsoni aveva affidato anch'essa a E&Y la realizzazione di uno studio su questo tema e, dando seguito alla indicazioni emerse, aveva cercato di privatizzare il Casinò, innanzitutto scorporando in due la vecchia società unica, così da rendere più appetibile, scaricandola dai debiti pregressi, quella da dare in gestione. Erano seguiti due bandi di gara, andati deserti e che avevano fatto desistere l'amministrazione comunale dal procedere lungo questa strada.
Dieci anni dopo, la possibile privatizazione di un casinò torna d'attualità, ovviamente in un contesto anche geograficamente differente, ed è dunque d'interesse ripercorrere, a freddo e con il cosidetto senno del poi, quanto era avvenuto a Venezia. Ne parliamo con Michele Zuin, attuale assessore al Bilancio e Partecipate del Comune di Venezia ma che nel 2013 sedeva, a Ca' Farsetti, sui banchi dell'opposizione.

Per quali motivi l'opposizione in consiglio comunale era stata fortemente critica nei confronti della decisione della giunta Orsoni di privatizzare il Casinò?

"Perché si perdeva il controllo su qualcosa che era un 'patrimonio' della città. Di casinò in Italia ce ne sono quattro, non mille. Troppo facile dopo aver rotto il giocattolo venderlo. Ci sono state grosse responsabilità delle giunte di centrosinistra nella deficitaria gestione del Casinò di quegli anni. E non lo dico io: ci sono fatti incontrovertibili che il Casinò era stato 'spolpato' di tutta la liquidità e messo in una situazione economico e finanziaria vergognosa. Non si è stati in grado di passare da una fase di grande espansione con l’apertura della seconda sede a Cà Noghera, a quella della concorrenza con il 'gioco' esercitato direttamente dallo Stato attraverso i bar e le Vlt." 

Nonostante l'opposizione, la giunta Orsoni proseguì per il suo cammino, che si interruppe solo dopo che due gare per affidamento in gestione del Casinò erano andate deserte. Secondo lei, perchè non c'era stato interesse da parte di privati?

"Perché le condizioni offerte dal Comune rendevano impraticabile per un privato trovare convenienza. E meno male che è andata così."

Si sarebbe potuta rendere più appetibile la gestione in qualche modo?

"Probabilmente sì, ma erano talmente tanti e tali i debiti che restavano in carico al Comune con quella che era la bad company creata ad hoc (Cmv Spa), che il Comune era diventato troppo esoso nei termini dell’operazione. Ma, ripeto, meglio così."

Quali erano i progetti dell'amministrazione Brugnaro in merito al Casinò e sono stati realizzati?

"Direi proprio che sono stati realizzati. Noi nel 2015 siamo stati eletti dicendo che non avremmo mai venduto o privatizzato la casa da gioco e che l’avremmo salvata. I dati parlano da soli: siamo il top delle 4 case da gioco. Sono 7 anni che produciamo utili. Con l’operazione di vendita dei terreni del quadrante chiudiamo tutti i vecchi debiti straordinari. Nel 2023 al bilancio del Comune sono arrivati 19 milioni di euro netti. Nel 2015, appena arrivati, e fino al 2017 dovevamo mettere noi soldi nella casa da gioco perché non si reggeva in piedi da sola. Le pare ci sia una qualche differenza? O che qualcuno possa mettere in dubbio ciò che abbiamo fatto? Sono già andato una volta all’università Ca' Foscari a spiegare il caso 'Casinò di Venezia' come esempio di buona amministrazione di una società pubblica. Sono cose di cui andare fieri e che spiegano che a volte anche quello che sembra impossibile con la tenacia e uno sforzo enorme, se ci credi, si può realizzare. Questo mi ha insegnato Brugnaro. E così: un sindaco imprenditore di successo, un modesto assessore commercialista e una squadra di tecnici insieme con un Cda che ci credeva, hanno realizzato il miracolo."

Quali difficoltà ha portato all'amministrazione Brugnaro l'eredità di due società distinte, entrambi relative al Casinò?

"Beh, enormi. Era il classico schema, come dicevo, si lasciava la gestione ad una società “pulita” (Cdv gioco Spa) e si creava, come è stato fatto: una bad company (Cmv Spa), riempita di debiti, con qualche assett all’attivo, che però secondo me non c’era la capacità imprenditoriale di valorizzare o da realizzare. Un esempio? I rappresentanti della giunta Orsoni non andavano nemmeno ai Cda di Palazzo Grassi Spa (avevamo il 20 percento delle quote). Sarà un caso: ma qualche anno fa abbiamo venduto la partecipazione a 13 milioni di euro. È bastato solo che quelle due persone di prima: un sindaco e un assessore si mettessero a parlare con Pinault che è un amico della Città e non un nemico come pensavano i precedenti amministratori."

Secondo lei quanto avvenuto a Venezia potrebbe dare qualche indicazione alla Valle d'Aosta o il contesto geografico e storico sono completamente differenti?

"Non conosco i contesti della Valle d’Aosta e non parlo se non conosco. Dico solo che è sempre brutto vendere qualcosa che è un patrimonio di una Città o di una Regione, che tanti anni fa lo Stato ti ha regalato per portare soldi al bilancio pubblico e ora lo dai in mano ai privati."

A suo giudizio, nella situazione attuale il Comune di Venezia potrebbe avere qualche vantaggio o comunque motivazione nel privatizzare la gestione del Casinò o nello studiare una gestione mista?

"Non ci passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Abbiamo dimostrato come si gestisce una società pubblica con due obiettivi fissi: non perdere nessun posto di lavoro e risollevare una società sull’orlo del fallimento dandole continuità economico e finanziaria. Una sfida vinta in entrambi i casi."

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