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Venezia, Ooss: 'Disponibilità a metà tra provocazione e ricatto'

22 agosto 2017 - 08:41

Alcuni sindacati evidenziano le ragioni che li hanno spinti a rifiutare l'incontro sul contratto di lavoro per i dipendenti del Casinò di Venezia proposto dalla proprietà.

Scritto da Anna Maria Rengo

Non si fanno attendere le prime reazioni dei sindacati alla nota con cui il Casinò di Venezia ha dato conto dell'esito della riunione di ieri 21 agosto, convocata per discutere della promozione Junior China, ma a margine della quale la proprietà ha proposto un incontro, il 6 settembre, per parlare del rinnovo del contratto collettivo aziendale di lavoro.
In una nota, condivisa anche dalla Cisl e dallo Snalc, l'Rlc Venezia, per voce di Alessandro Croci, evidenzia come “l’occasione di ieri pareva (...) poter rappresentare un momento di confronto più generale che avrebbe potuto rimettere in piedi un pur difficoltoso percorso negoziale.
Purtroppo, tali previsioni (o speranze) che anche noi abbiamo circa la possibilità normalizzare nuovamente il clima interno alla casa da gioco, sono state frustrate dal consueto e prevedibile atteggiamento oltranzista da parte della proprietà la quale, per tramite del direttore generale (Alessandro Cattarossi Ndr), avrebbe proposto alle Ooss attualmente in conflitto un incontro nella prima settimana di settembre a patto che le iniziative di sciopero cessassero a far data dalla fine degli scioperi a oggi già programmati. Siamo a ridosso di un weekend molto importante per le entrate della casa da gioco - per il quale pare che i vertici aziendali già si prefigurino un’ulteriore proclamazione di sciopero - e la strategia da parte dell’amministrazione comunale (che, come è noto, ha affrontato mesi di trattative senza volontà reale di arrivare a un accordo, che ha disdettato il contratto di lavoro, che ha imposto come disciplina dei rapporti di lavoro un regolamento unilaterale che ha distrutto molte prerogative contrattuali dei dipendenti del casinò) di meglio non trova che proporre una data lontana 15 giorni, per un incontro al quale non sappiamo con che volontà negoziale arriverà, ponendo condizioni inaccettabili stando alla credibilità dimostrata fino a oggi da tale controparte".

"L’assessore Zuin – evidenzia il sindacato - come è logico, ha già tuonato contro l’irresponsabilità dei sindacati ma dobbiamo constatare che la presunta disponibilità del Comune al dialogo si è concretizzata in un modo che chiunque giudicherebbe fra il provocatorio e il ricattatorio: un’attesa di 15 giorni (perché qualcuno finisca comodamente le proprie ferie?) per dare manifestazione di interesse alle richieste dei sindacati, dei lavoratori? Per poi magari arrivare al 6 settembre e trovarci di fronte agli stessi atteggiamenti sprezzanti coi quali si è condotta la precedente trattativa? Avrebbe dovuto esserci la presa di coscienza, immediata, che così non si può andare avanti. A meno che… a meno che non si voglia andare avanti così!”.
Secondo Croci, “si può pensare a questo punto, più che legittimamente, che la strategia sia chiaramente un’altra e che il conflitto in atto sia funzionale a scelte future più drastiche che si ha già in animo di fare (e magari fra poco si sentirà nuovamente parlare di privati? Ciò che non si tiene in debito conto è che il denaro che il Casinò manca di guadagnare, sia a causa del conflitto in atto ma anche per le scelte gestionali della casa da gioco, è denaro pubblico che si potrebbe, anzi dovrebbe, cercare di far fruttare al meglio, con comportamenti meno 'rigidi', realmente inclini al negoziato. 
Quanto alle esternazioni dell’assessore, quelle sì lesive di ogni forma di rispetto nei confronti dei lavoratori (ma ci ha abituato ormai a questa sua attitudine) quando parla di privilegi che la “città stessa sarebbe stata chiamata a pagare”, sappia che chi scrive ha a cuore di contribuire a dare un contratto di lavoro ai dipendenti del Casinò e a garantire la loro l’occupazione, nel rispetto delle professionalità maturate dai lavoratori in quasi vent’anni (molti di più per alcuni) che non possono venir sminuite da chi pretenderebbe di allineare stipendi e organizzazione del lavoro agli standard del lavoro interinale.
Quanto ai veri privilegi, non ci pare che l’Amministrazione sia troppo preoccupata di quelli che continuano a esistere in capo a dirigenti e quadri (che operano scelte spesso incomprensibili o di dubbio ritorno economico nella gestione aziendale - come appurato anche dal confronto di ieri… altro che rilancio) ma quelli forse piacciono perchè permettono di sostituire il personale nell’esercizio del proprio diritto di sciopero”.
 

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