Disdetta Ccal a Venezia: 'Imposizione dura da digerire'
Secondo Matteo Matteuzzi, dell'Slc Cgil, la disdetta del contratto di lavoro al Casinò di Venezia è dura da digerire, più nella forma impositiva che nei contenuti.
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, una lettera di Matteo Matteuzzi, dirigente Slc Cgil con delega al Casinò di Venezia, in merito alla disdetta del contratto di lavoro da parte dell'azienda.
"Cambia il mondo del lavoro, ovunque, diminuiscono le tutele, aumenta la precarietà. Interinale, a termine, somministrato, salari in discesa, questo è diventato il lavoro, se ci si guarda attorno. Più poteri a chi il lavoro lo offre, meno tutele per chi il lavoro lo esegue. La vicenda della disdetta contrattuale confezionata il 20 giugno u.s. al Casinò di Venezia rischia di essere il simbolo (l'ennesimo) del cambiamento, e le sue ripercussioni finiranno per coinvolgere altre realtà lavorative. Un sasso buttato nello stagno (o forse sarebbe meglio definirla palude) di ciò che norma il rapporto tra datore e dipendente, tanto per vedere l'effetto che fa.
Nel nome della modernità, una modernità dal sapore medievale; si decide che per annullare un contratto aziendale basta una semplice raccomandata. 534 dipendenti, finisce così, tabula rasa di ciò che per definizione viene 'contratto' (due soggetti che si accordano), discusso e accettato nel rapporto tra le parti. Si badi bene, non un semplice integrativo contrattuale, ma ciò che stabilisce le regole del gioco, quelle basiche: il contratto. Il datore decide che non è più comodo, utile, conveniente, decide che si può gettare al vento e riscrive di suo pugno senza negoziare, concordare, accordare, diritti e doveri, ovviamente diminuendo i primi e aumentando i secondi.