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Il gioco e la ‘Moneta sonante’: intrattenimento e prevenzione perché il gioco sia sempre sano

12 luglio 2014 - 10:06

Roma – La discussione è partita dall’antichità per poi arrivare ai giorni nostri, attraverso vari usi, costumi e diverse culture. Ma con un unico filo conduttore: l’esigenza dell’essere umano di divertirsi e la sua ricerca di intrattenimento. Un tema mai banale e che diventa oggi più che mai motivo di interesse con il dibattito politico e istituzionale che si è scatenato proprio attorno al mondo del gioco. Per questo la materia è stata trattata anche all’interno del festival Lungo il Tevere Roma, in corso di svolgimento fino alla fine di agosto, sul Lungotevere capitolino, che contiene un’intera zona dedicata al Cinebox, apparecchio musicale a moneta, parente del juke-box, che ha saputo regalare tante emozioni agli italiani (e non solo).

Scritto da Alessio Crisantemi
Il gioco e la ‘Moneta sonante’: intrattenimento e prevenzione perché il gioco sia sempre sano

 

IL PARERE DEGLI ESPERTI - “Il gioco ha sempre caratterizzato l’esistenza dell’essere umano – ha spiegato il professor Guido Crapanzano, numismatico e consulente di Banca d’Italia, intervenuto al dibattito dal titolo Moneta sonante andato in scena nella serata di ieri – e quello con vincita è nato con l’introduzione del denaro nella civiltà. Dalle testimonianze che abbiamo delle popolazioni dell’antichità possiamo trovare varie forme di gioco con le quali ci si poteva intrattenere e puntare una posta in palio per il vincitore. Tutte forme di gioco che hanno portato poi, in seguito, all’invenzione dei dadi, poi delle carte e di tutte le successive altra modalità di intrattenimento, dal periodo dei Greci fino a quello dei Romani. Questo perché è nella natura umana la necessità di soddisfare la propria sfera emozionale e in questo interviene la soddisfazione che scaturisce da un gioco e dell’intrattenimento, come pure dallo svolgimento di un hobby”.

PREVENZIONE E CONSAPEVOLEZZA - Una tesi sostenuta dal professor Vincenzo Mastronardi, Psichiatra e criminologo dell’Università La Sapienza di Roma, che ben conosce la realtà del gioco e il tema della dipendenza: “Il bisogno dell’uomo di soddisfare la propria esistenza attraverso l’intrattenimento è innegabile e sacrosanto, ma è chiaro che l’approccio al gioco, come del resto a tutte le altre attività, deve essere sempre misurato e consapevole, perché il rischio, è ormai noto a tutti, è quello di finire nella dipendenza patologica, la cosiddetta ludopatia, che rappresenta un disagio in corso di studi. Va però detto che la percentuale di giocatori che si possono considerare patologici non è oggi così elevata come sembrerebbe, come pure la pericolosità di alcuni giochi viene spesso considerata in maniera impropria. Nella esperienza che ho avuto rispetto a questa materia e dagli studi che avevamo realizzato in ambito ministeriale nell’attuazione di un progetto con la Questura di Taranto, è emerso per esempio che la categoria potenzialmente più a rischio nella società attuale era quella delle casalinghe, di cui si sente poco parlare. Ma non delle casalinghe in generale, evidentemente, ma di quelle in uno status sociale particolarmente degradato o con una insoddisfazione emotiva o esistenziale che potrebbe essere compensata con la ricerca di emozioni diverse. In questi casi, tuttavia, si ravvisava una pericolosità nell’approccio a giochi come i grattini o le lotterie.

In generale, tuttavia, quello di cui c’è davvero bisogno è di una adeguata prevenzione che permetta ai giocatori un approccio consapevole e un intervento concreto quando ci sono comportamenti a rischio. Con la Questura di Taranto, qualche anno fa, avevamo attivato il primo telefono amico a disposizione dei giocatori a rischio e dei loro familiari e il riscontro che abbiamo avuto da questa iniziativa è stato molto positivo perché ha permesso in diversi casi di intervenire al momento giusto e in maniera concreta rispetto a situazioni che stavano degenerando grazie a familiari di giocatori che si erano attivati. Questo è un esempio di intervento contro la dipendenza ma al tempo stesso occorrerebbe aumentare la consapevolezza mettendo il giocatore stesso nelle condizioni di conoscere i propri limiti e la propria predisposizione. Quando mi sono trovato ad affrontare con il Ministero delle Comunicazioni il problema della pedofilia con l’adescamento attraverso la rete internet, quello che abbiamo fatto è stato approfondire le modalità di intervento per capire quando si poteva individuare un comportamento a rischio da parte dei bambini che utilizzavano la rete e al tempo stesso abbiamo esaminato negli adulti la predisposizione verso questa deviazioni attraverso la formulazione di test specifici. Questo è un esempio di intervento che potrebbe essere attuato anche nell’ambito delle dipendenze del gioco”.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA - A rappresentare l’industria del gioco pubblico nel dibattito è stato Roberto Marai, titolare di Farogames e Playpark, e titolare di sale da gioco sul territorio nazionale: “Gli interventi degli esperti sottolineano come il gioco rappresenti anche una cosa sana e soprattutto necessaria per l’essere umano – ha spiegato Marai. Per questo non occorre demonizzarlo o chiederne l’abolizione ma pensare a un intervento concreto. Oggi sentiamo spesso parlare dei rischi legati al gioco e quasi mai viene ricordato, invece, che lo Stato è intervenuto nella regolamentazione del gioco a vincita in risposta a una domanda che c’era da parte dei cittadini e che continuava ad essere crescente, introducendo una forma di gioco legale, controllata e in grado di arricchire le casse del Paese, sottraendo risorse alle economie illecite. E mettendo così in sicurezza anche l’offerta per i giocatori, che ora è controllata e segue rigidi parametri anche per quanto riguarda le possibilità di vincita, cosa che prima non avveniva ed era anzi completamente fuori controllo. Invece l’operazione è stata straordinaria ed ha portato alla creazione anche di una filiera economica e produttiva che va tutelata perché rappresenta un presidio di legalità sul territorio. E soprattutto, attraverso essa, si può anche intervenire concretamente rispetto al tema delle dipendenze e della prevenzione, perché solo attraverso una industria legale e i suoi operatori, si può pensare di finanziare iniziative di questo tipo e non certo vietando il gioco legale e facendo tornare sul territorio un’offerta illecita e magari controllata dalla malavita”.

IL GIOCO DELLE ROCKSTAR - rallegrare il pubblico che ha partecipato all'incontro è stato Johnny Charlton, ex musicista degli storici Rokes, che ha raccontato quando, durante la sua carriera di rocker, coltivava il sogno, con qualche amico e collega, si bancare il casinò. "Dopo qualche avventura e dopo aver vinto prima, e perso poi, un po' di denaro, ho avuto una importante lezione: che il gioco deve sempre rimanere un gioco. E che non si deve mai giocare pensando di svoltare l'esistenza o chissà cosa: ma bisogna soltanto cercare di divertirsi e questo sì, va fatto sempre nella vita".

 

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