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Schiavella: 'Gap, abbassare i fattori di rischio'

14 giugno 2018 - 10:15

I costi sociali del gioco d'azzardo problematico protagonisti di un convegno all'Università Milano Bicocca.

Scritto da Redazione
Schiavella: 'Gap, abbassare i fattori di rischio'

Focus sui costi sociali del gioco d'azzardo problematico, con particolare riferimento al Trentino Alto Adige e alla Lombardia, all'Università Milano Bicocca - Dipartimento di sociologia e ricerca sociale. A presentare una ricerca in merito Fabio Lucchini, sociologo e ricercatore: l'obiettivo della stessa (che si basa su dati del 2014) è di poter avere per la prima volta una stima dei costi sociali del gioco d’azzardo problematico in Italia sapendo quanto possano essere rilevanti le ripercussioni economiche, psicologiche e relazionali dei comportamenti di gioco sull’individuo e il suo ambiente sociale.

E le conclusioni sono anche un invito a operare, come evidenziato dallo psicologo psicoterapeuta e research manager B-Asc Bicocca Applied Statistic Center, Mauro Schiavella: "Oltre al trattamento ci interessa la prevenzione. Dobbiamo ridurre il numero di persone che sviluppano comportamenti disadattivi legati al gioco. In sostanza, bisogna aumentare i fattori protettivi e abbassare quelli di rischio".

Schiavella esorta inoltre i legislatori a "non sottovalutare il gioco problematico, che non esclude la dipendenza da gioco. Non va considerato come una categoria inferiore. Non bisogna cadere nel tranello di non considerare il Gap come un grosso problema".

IL DETTAGLIO DELLA RICERCA - In questa ricerca, svolta da Ce.R.Co. – Centro Studi Ricerche Consumi e Dipendenze - e FeDerSerD – Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze -,si fa riferimento al gioco d’azzardo problematico poiché l’individuazione di un problema di gioco in una popolazione non clinica si basa fondamentalmente sull’utilizzo di una scala o di un questionario di autovalutazione (self-report) e non su di una diagnosi effettuata da un professionista (psichiatra, psicologo clinico, psicoterapeuta).

Sotto questo profilo, la concettualizzazione di gioco d’azzardo problematico proposta da Neal et al. (2005), integrando gli elementi essenziali del fenomeno comuni a quasi tutte le definizioni, identifica il gioco problematico con la difficoltà nel limitare denaro e tempo spesi nell’azzardo; difficoltà che conducono a conseguenze negative per il giocatore, per gli altri significativi e per la comunità nel suo complesso.
"Tra gli studiosi del fenomeno -  spiega Lucchini - esiste un accordo pressoché unanime sul fatto che le diverse forme di addiction (nello specifico quella legata al gioco d’azzardo) comportano danni non solo per i soggetti interessati ma anche per la collettività, che si esprimono in costi sociali. Il concetto di costo sociale, ampiamente utilizzato nella letteratura economica applicata alle dipendenze da sostanze e comportamentali, si riferisce a una perdita complessiva di benessere sociale attribuibile a determinate scelte, azioni e comportamenti.
Scopo del presente lavoro è la stima dei costi sociali del gioco d’azzardo problematico in Italia. Come anno di riferimento, in base ai dati disponibili, si è scelto il 2014".
In quell’anno solare la raccolta relativa al gioco pubblico è stata di 84,5 miliardi di euro, di cui 7,9 miliardi di euro sono andati all’Erario. Il tutto a fronte di vincite per 67,6 miliardi e di una spesa complessiva dei giocatori di 16,9 miliardi(Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, 2015).
Lo studio si articola in sette sezioni. Nella prima, viene proposto un inquadramento generale del fenomeno; nella seconda, si delinea il disegno della ricerca alla luce della letteratura internazionale e dei dati effettivamente disponibili; dalla terza alla sesta sezione, vengono stimati i costi ritenuti rilevanti e calcolabili (costi sanitari, di disoccupazione e mancata produttività, associati a suicidi e a rotture familiari e dovuti a problemi legali); nella settima, si propongono delle conclusioni e si prefigurano alcuni scenari alternativi rispetto alla stima dei costi sociali ottenuta, che ammonta a 2,7 miliardi di euro.
I COSTI SOCIALI COMPLESSIVI - Nel dettaglio analitico i costi sociali complessivi del gioco d’azzardo problematico in Italia possono essere riassunti come segue (Stima riferita a 1.230.179 giocatori problematici): il totale dei costi sanitari è di 60.167.264 euro (10.167.264 per il trattamento e 50mila di altri costi associati), i costi di disoccupazione/mancata produttività 1.535.790.017 euro (479.129.456 di perdita lavoro e 1.056.660.561 di mancata produttiva), i costi suicidi/rotture familiari 310.775.688 euro (292.567.898 suicidi e 18.207.790 divorzi/seperazioni(. i costi di problemi legali 813.485.852 euro (328.364.057 sistema giudiziario e 485.121.795 sistema penitenziario). Costo stimato per giocatore pari a 2.211 euro

"I risultati della ricerca, con i limiti derivanti dalla incompletezza delle fonti informative e i margini piuttosto ampi di relatività degli studi di prevalenza, sembrano indicare che in passato vi sia stata una sopravalutazione dei costi sociali prodotti dal gioco d’azzardo. Sulla base unicamente del bilancio economico, si potrebbe ipotizzare che vi sia un vantaggio da parte dello Stato nel perseguire politiche espansive di questo mercato: infatti, i margini di guadagno per l’Erario sono molto superiori alle spese generate a carico del sistema sanitario e del welfare per compensare le esternalità negative del commercio e uso di questi prodotti. Tuttavia, due avvertenze si impongono.
In primo luogo, vi sono alcuni limiti nella presente ricerca. Molti dei dati utilizzati si riferiscono solo ai giocatori (escludendo peraltro i minorenni), altri sono relativi alla popolazione generale e ciò crea distorsioni nell’esercizio di stima, imponendo di considerare un numero limitato di voci di costo. I costi sono dunque stati nel complesso sottostimati, limitandosi inoltre a quelli di natura pubblica e non prendendo in esame, ad esempio, i costi esterni privati, quelle esternalità che colpiscono anche i privati, come i famigliari coinvolti per ciascun giocatore problematico. In altre parole, sono stati considerati sologli effetti sulla finanza pubblica e in maniera non esaustiva. Si pensi al mancato utilizzo alternativo di risorse che avrebbero potuto essere impiegate in attività produttive e investite in consumi, agli effetti prodotti sulle finanze pubbliche da usura e fenomeni di illegalità e a quei costi sanitari indiretti che impattano su altre dimensioni della salute e della spesa sanitaria, che vanno aldilà di quanto il trattamento dei giocatori problematici gravi sulle finanze pubbliche.
In secondo luogo, è evidente, e condiviso anche da buona parte degli esperti, che il benessere di una popolazione e di una nazione non si misura soltanto con indicatori di carattere economico, come mostrano le ricerche sempre più consistenti orientate a sostituire il Pil come indicatore di benessere e crescita di uno stato. A maggior ragione, una riflessione correlata a questa ricerca è che la diffusione del gioco d’azzardo produce anche effetti di tipo culturale, etico, sociale molto difficili da misurare e quantificare attualmente, ma soprattutto destinati propagarsi nel medio e lungo periodo e a incidere sui modelli culturali e biologici di sviluppo individuali e collettivi.
Quanto premesso rimanda alla necessità di ulteriori ricerche che si avvalgano della disponibilità di dati organici, sistematici e finalizzati. Solo con investimenti consistenti nella raccolta di dati ad hoc, al momento mancanti nel contesto italiano (e non solo), sarà possibile stimare tutte le voci di costo presenti in letteratura e avere un quadro complessivo particolarmente preciso".

Giampaolo Nuvolati, direttore del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’università di Milano Bicocca, evidenzia: "Sono numerose le controversie riguardo ricerche patologie sul gioco. La domanda che ci si pone è: che cosa costituisce il costo sociale? Esistono alcune ricerche che però si basano spesso su dati di altri Paesi che vengono poi adattati secondo parametri più o meno discutibili alla realtà italiana”.

Per Simona Comi, professore associato del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università Milano Bicocca, evidenzia sottolinea da parte sua: "Naturalmente è molto difficile quantificare quelli che sono i costi indiretti che derivano dal gioco problematico”.

Secondo Concettina Varango, vice presidente di FeDerSerD-Lombardia: "È importante realizzare una ricerca sui costi sociali del gioco, quando il giocatore genera una spesa alla Pubblica amministrazione. Un fenomeno che può impattare in modo rilevante sul bilancio sanitario statale. Ad oggi conosciamo quanto sia rilevante la ripercussione economica e di salute per l’individuo affetto da problematiche legate al gioco, e la ricerca permette di inquadrare e prevedere i bilanci di spesa dello Stato". 

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