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Iurilli (Tor Vergata): ‘Gioco, non divieti ma trasparenza informativa'

18 ottobre 2018 - 10:02

Cristiano Iurillli, docente dell’università di Roma Tor Vergata, sottolinea ruolo della pubblicità sociale e preventiva e quindi del gioco responsabile.

Scritto da Ac
Iurilli (Tor Vergata): ‘Gioco, non divieti ma trasparenza informativa'

 

Roma - “Il divieto di pubblicità dei giochi con vincita in denaro imposto dal decreto Dignità non è un divieto assoluto come è stato comunicato sui media. Dal punto di visto giuridico, analizzando anche le norme precedenti richiamate dallo stesso decreto, come per esempio il Balduzzi, ed eseguendo un’analisi organica che includa anche le norme relative ai consumatori - visto che il giocatore viene ritenuto dalla legge a tutti gli effetti un consumatore che acquista servizi - deve essere tutelata la relazione tra operatore e giocatore che acquista questi servizi”.

 

A parlare è Cristiano Iurillli, docente dell’università di Roma Tor Vergata, alla presentazione del rapporto sul gioco d’azzardo in Italia curato dall'Istituto superiore di sanità.
 
“In una visione dinamica della norma bisogna introdurre anche la parte che precede l’attivazione di un rapporto di gioco e pensare anche alla prevenzione, che viene effettuata attraverso un atteggiamento proattivo da parte degli operatori. Per farlo, però, invece dei divieti bisognerebbe iniziare a parlare della costituzione di un habitat di trasparenza informativa, in logica di quella che gli anglosassoni definiscono ‘accountability’, attraverso norme che propongano e impongano questa trasparenza da perseguire”.
 
 
“Siamo abituati a punire e reprimere nel nostro Paese ma non siamo abituati a premiare le iniziative meritevoli, che andrebbero incentivate. Anche guardando il lavoro di indagine realizzato dall’Istituto superiore di sanità avrei inserito una domanda aggiuntiva, chiedendo ai giocatori che impatto aveva su di loro non una pubblicità di gioco d’azzardo ma una pubblicità di carattere sociale e preventivo e quindi di gioco responsabile”, prosegue Iurilli. 
 
 
Secondo il docente serve inoltre “un insieme di norme che consenta di intercettare il soggetto potenzialmente problematico prima che la patologia emerga in maniera definitiva, per esempio anche facilitando le segnalazioni o le richieste di intervento da parte di soggetti terzi rispetto a quello coinvolti in modo di incentivare i familiari o le persone vicine a in giocatore problematico ad intervenire, quando oggi risulta assai difficile per un familiare denunciare la problematicità di un suo caro o richiederne un trattamento”.
 

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