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Emilia Romagna: operatori e politica a confronto, in attesa della decisione di Bonaccini

16 dicembre 2019 - 10:49

Entro un giorno o due, il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, dovrebbe pronunciarsi sulla proroga degli effetti della legge sul gioco. Intanto, operatori, politici e avvocati si confrontano sullo spinoso tema.

Scritto da Fm
Emilia Romagna: operatori e politica a confronto, in attesa della decisione di Bonaccini

In attesa di sapere se il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, dirà sì o no alla proroga degli effetti della legge sul gioco (ha promesso di pronunciarsi in merito due settimane fa, Ndr) Gioconews ha interpellato tutti i soggetti coinvolti, dalle rappresentanze degli operatori del settore alla politica, senza tralasciare la giurisprudenza.

Ecco le possibilità in campo, mentre incombe la scadenza del 31 dicembre, data in cui il distanziometro regionale diventerà valido per i corner di scommesse, e tenendo presente che manca poco di più di un mese alle elezioni regionali del gennaio 2020.

 

UNA LEGGE DA DIFENDERE O RIFONDARE?  Lo scontro per la guida della Regione vedrà contrapporsi principalmente la senatrice leghista Lucia Borgonzoni e il presidente uscente Stefano Bonaccini, in quota Pd. Nessuna candidatura per l'attuale assessore al Commercio Andrea Corsini, che però dice la sua sulla materia: "Sarà la prossima giunta a prendere in considerazione eventuali modifiche normative. Per quanto mi riguarda rimane fermo un principio: lotta serrata alle ludopatie. Occorre naturalmente tutelare le imprese e i lavoratori, a mio parere si può fare".
Passando al Movimento 5 Stelle, parla Andrea Bertani, che durante la legislatura ha più volte criticato la presunta "manica larga" della Regione nell'applicazione della legge. "Credo che vadano prese in considerazione le motivazioni dei gestori e dei lavoratori, senza però indietreggiare sulla tutela della salute dei cittadini.
Credo che occorra sensibilizzare i Comuni ad aiutare gli imprenditori per individuare zone dove è possibile la ricollocazione delle attività e a supportare i lavoratori a rischio licenziamento con forme di sostegno, riqualificazione professionale per i settori economici dove c’è la necessità di nuove assunzioni. Anche in questo caso, credo che la Regione debba valutare l’opportunità d’incentivi all'assunzione. I
Finora, però, i dati sulle difficoltà dei lavoratori del settore sono stati segnalati dalle aziende, in maniera a volte un po' generica, senza un effettivo riscontro statistico".
Per quanto riguarda i dati sulla diffusione del gioco patologico il consigliere pentastellato rimarca che "tutte le aziende sanitarie segnalano un importante aumento negli scorsi anni di persone prese in carico (e che purtroppo sono solo la punta dell’iceberg delle persone colpite). Credo che gli effetti positivi delle norme introdotte in questa legislatura non tarderanno ad arrivare, ma necessitano dei giusti tempi di rilevazione.
I dati che arrivano dal Piemonte, ad esempio, sono incoraggianti".
Restando nell'attuale minoranza, la parola passa a Michele Facci del Movimento sovranista Emilia Romagna, che ha dapprima presentato e poi ritirato (come Bertani, del resto) un emendamento alla legge di Bilancio dell'Emilia Romagna discussa ai primi di dicembre sul sostegno economico ai lavoratori del gioco, la proroga degli effetti della legge e le modifiche al distanziometro.
Facci ricorda di essere stato "l’unico consigliere regionale a non avere votato a favore della legge 8/2018 (che ha esteso il distanziometro ai corner di scommesse, definito le sanzioni in caso di violazioni e lasciato carta bianca ai Comuni nell’individuazione di ulteriori luoghi sensibili sul loro territorio, Ndr): trovo tali norme estremamente penalizzanti (specie in relazione alle distanze previste) e disomogenee. Tra l’altro, siamo di fronte ad un autentico controsenso: il Gap riguarda pure le persone che giocano sistematicamente al lotto o al 'gratta e vinci', ma in questo caso nessuno dice nulla. Per non parlare delle scommesse online".
Per il consigliere quindi una nuova legge dovrebbe"riconsiderare il concetto di 'luogo sensibile': l’attuale norma non considera che i minori non possono affatto accedere alle sale giochi, e quindi la classificazione della scuola come luogo sensibile – ad esempio – è del tutto illogica.
Si dovrebbero inoltre rivalutare il ruolo delle sale giochi e la professionalità dei gestori, che – voglio ricordare – sono imprenditori muniti di specifiche autorizzazioni della Questura, e quindi sottoposti ad appositi controlli e verifiche: per certi aspetti, quindi, le sale giochi rappresentano un 'presidio' contro il gioco illegale, questo sì estremamente pericoloso.
Inoltre, la legge dovrebbe fare salvi i diritti acquisiti, specie in ordine alla posizione e distanza dei locali rispetto ai 'luoghi sensibili'.
Serve un’approfondita valutazione anche sui dati relativi alle dipendenze: non sono affatto convinto che con l’introduzione della nuova normativa la Regione abbia abbassato la spesa sociale per contrastare il Gap, indicata fin dall’origine in modo alquanto generico".
Dall'aula del Consiglio arriviamo all'Anci con il punto di vista espresso dal referente del Coordinamento regionale per il contrasto al gioco d’azzardo, Massimo Masetti. In caso di modifica della legge, "sarebbe utile partire da un contesto nazionale comune, che vedesse un riordino del settore con la riduzione significativa dell'offerta di gioco sul territorio nazionale. Inoltre, future normative dovranno introdurre novità tecnologiche sia per scongiurare l'utilizzo illecito e le frodi, sia per poter avere maggiori informazioni su tutto il comparto".
Quanto alla proposta, formulata da alcuni operatori, di costituire un fondo comunale per welfare e dipendenze, Masetti sottolinea che, "in un certo senso oggi siamo già in una situazione simile a quella auspicata. Il ministero delle Finanze trasferisce infatti una cifra al ministero della Sanità vincolata all'utilizzo per il contrasto del gioco patologico.
Questo fondo viene poi ripartito sulle Regioni che a loro volta lo distribuiscono ai distretti socio sanitari in base ad un piano locale.
I problemi al momento sono: il fondo è triennale e dopo il primo anno (50 milioni di euro) è stato ridotto (a 45 milioni). Occorre quindi dare stabilità e certezza al fondo in modo da poter programmare azioni di medio lungo periodo.
Poi, anche se dal 2017 il Gap è entrato a far parte dei livelli essenziali di assistenza, a ciò non è seguito un aumento del fondo sanitario a disposizione. Questo genera un problema strutturale non consentendo investimenti in formazione specifica per il personale o in assunzioni di professionalità ad hoc, laddove necessario".
Dal canto loro, i Comuni, "oltre alla possibilità di applicare le normative vigenti hanno poche possibilità di agire per ridurre l'offerta di gioco. Rimane però nelle loro mani uno strumento, quello culturale, che è assolutamente fondamentale e che va utilizzato al meglio, per far comprendere a tutti, in particolare ai giovani, che l'azzardo non è un gioco e non è la soluzione ai problemi, anzi in alcuni casi può procurarne.
Altro campo d'azione è il sostegno alle attività commerciali che decidono di dismettere le slot. Ad oggi si è agito con progetti specifici supportati dai fondi del bando Slot FreEr che però risultano insufficienti e non strutturali. Auspico l'avvio di un confronto regionale anche con le associazioni di categoria per costruire progetti assieme".
 
 
SINDACATI ED OPERATORI: "IL CONFRONTO INNANZITUTTO" - Un ruolo fondamentale nell'eventuale definizione di una nuova legge la avranno sicuramente i sindacati.
Paolo Montalti, segretario regionale Filcams – Cgil ne ricorda la mobilitazione nei mesi scorsi "per porre l'attenzione sul lavoro nel settore e sull'impatto che gli interventi legislativi, regionali e nazionali, possono avere. Riteniamo necessaria una regolamentazione che combatta veramente ed efficacemente il Gap ed il gioco illegale, garantendo allo stesso tempo la buona occupazione. Noi chiediamo di confrontarci su questi temi con tutti i soggetti coinvolti, per garantire la legalità e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici".
Montalti quindi avanza delle richieste per i candidati alla presidenza della Regione. "In primis la convocazione di un tavolo istituzionale che monitori il settore, in particolar modo con attenzione alle ricadute occupazionali, con il coinvolgimento delle associazioni datoriali, con le quali però in questa Regione non abbiamo mai avuto confronti, per poter innanzitutto avere un quadro chiaro e certo della situazione e di conseguenza capire quali iniziative intraprendere e quali misure adottare".
Alla fine di settembre, alcune di loro (da Agisco ad As.Tro Assotrattenimento 2007, da Res Cogitans a Sapar, passando per Sistema Gioco Italia e Utis) hanno avanzato proposte precise alla Regione in tal senso, ribadite da Domenico Distante, presidente di Sapar.
"Riteniamo che questa amministrazione debba accogliere le seguenti istanze: prorogare l’entrata in vigore dei divieti alla data di emanazione di un testo unico nazionale in materia di gioco, rinviando ed uniformando al 31 dicembre 2020 il termine per eventuali chiusure delle attività di gioco previste dalle delibere di giunta regionale n° 831/2017 e 68/2019; sancire l’irretroattività della normativa in oggetto, prevedendo che i divieti e le prescrizioni limitative si applichino solo alla nuova offerta di gioco (sia per i locali dedicati che per quelli generalisti); procedere ad una verifica urgente circa l’efficacia della legge regionale rispetto agli obiettivi che si prefiggeva, anticipando la redazione di una nuova ed aggiornata relazione valutativa della normativa, ai sensi dell’art.9 della legge regionale n°5 del 2013".
Ai candidati alla presidenza della Regione per il 2020 il presidente Sapar invece chiede, innanzitutto, "un dialogo serio e privo di inutili pregiudizi. Quando si parla di lavoro e occupazione non ci sono dipendenti di serie A e di serie B. Siamo una Repubblica fondata sul lavoro e pertanto è compito dei nostri amministratori garantirlo a tutti i cittadini.
Vorremmo far capire loro che il rischio è che si giunga alla cancellazione totale della rete terrestre del gioco lecito, lasciando altresì ampi spazi di manovra a quello illegale. Non è possibile che si adottino ancora politiche proibizioniste quando è stato decretato più volte da studi autorevoli che il distanziometro non risolve il problema della tutela della salute pubblica, mentre grava pesantemente sull’occupazione e sul bilancio delle piccole e medie aziende del settore. Per fortuna alcune regioni, in primis la Puglia, hanno iniziato a recepire queste evidenze, optando per una normativa che salvaguardi sia la salute del giocatore che l’occupazione sul territorio".
Sulla stessa linea Giorgio Pastorino, presidente del Sindacato totoricevitori sportivi. "In questo momento la maggior parte dei territori ha scelto di prorogare l’entrata in vigore delle leggi regionali, ovvero di applicarle solo alle nuove aperture, tutelando chi sta già operando regolarmente.
In considerazione del fatto che in Emilia Romagna ci saranno a breve le elezioni, la nostra richiesta è di prorogare l’entrata in vigore della legge rimandando qualsiasi considerazione dopo che il prossimo consiglio regionale sarà operativo.
Visto che anche in Piemonte la situazione potrebbe presto normalizzarsi, l’Emilia rischia di essere un caso isolato e controcorrente rispetto al resto della nazione.
Per quanto riguarda i candidati alle elezioni invece vorremmo capire se sono disponibili a lavorare su una nuova legge che tuteli tutti gli interessi che il settore del gioco coinvolge: non solo la salute, ma anche le imprese e la lotta all’illegalità. Il fatto che le Regioni avessero a disposizione, probabilmente, solo i distanziometri quale strumento normativo per limitare il gioco, non significa che la legge sia buona.
Prima di tutto, vietare la raccolta delle scommesse nei corner sportivi o nelle agenzie nell’era della digitalizzazione pare incomprensibile. Si tratta infatti di un prodotto che sul canale online sta crescendo costantemente, quindi la legge finirebbe solo per danneggiare le aziende presenti sul territorio.
Per quanto riguarda le slot, la Regione può aiutarci a promuovere un contingentamento più razionale e l’introduzione del lettore di tessere sanitare per impedire ai minori di giocare.
A livello locale sarebbe interessante puntare sulla formazione degli operatori e sull’informazione ai giocatori per evitare comportamenti problematici.
Ciò che conta è quindi sapere se i candidati avranno atteggiamenti di apertura e collaborazione con il nostro settore o se, invece, preferiranno confermare i divieti, indipendentemente dagli effetti deleteri che essi avranno sul territorio e sulle imprese.
Più in generale siamo comunque curiosi di verificare quale visione i candidati abbiano sul gioco legale e se sono disposti a dichiarare le proprie intenzioni, qualora dovessero vincere le elezioni".
Pastorino quindi offre qualche dato per capire meglio la portata delle ricadute occupazionali della legge dell'Emilia Romagna. "Secondo le rilevazioni dei Monopoli di Stato, per il 2018 nella regione sono attivi 405 corner (179 corner ippici e 226 corner sportivi), installati presso altrettante attività̀ commerciali. Se, a partire dal 1° gennaio 2020 saranno private di tale importante fonte di reddito, dovranno optare per il licenziamento di almeno una persona ciascuna. Purtroppo, trattandosi di licenziamenti individuali e non collettivi, non faranno alcuna notizia, ma priveranno comunque un soggetto, e relativa famiglia, del reddito essenziale per la propria sopravvivenza.
Inoltre le nostre tabaccherie che, nel tempo, si sono sempre più specializzate nella vendita di giochi con vincite in denaro, potrebbero entrare definitivamente in crisi. Si tratta della principale rete dello Stato al servizio dei cittadini, per cui non è chiaro quali vantaggi porterebbe al territorio la loro chiusura".
 
BOCCIOLETTI: "COMUNI RISCHIANO RISARCIMENTI MILIONARI" - Sulla "sostanza" della legge abbiamo interpellato anche l’avvocato Filippo Boccioletti, consulente legale dell'associazione As.tro nonché di diversi concessionari del gioco pubblico, nell’affrontare le problematiche connesse alla sua applicazione, oggetto di molti ricorsi al Tar.
"Partiamo da un dato: le sale da gioco sono lecite, basate su provvedimenti autorizzatori rilasciati dai Comuni e dalle Questure.
D'emblée la Regione Emilia Romagna interviene con una legge e due delibere di giunta e la prima cosa abnorme che si rileva è che si applicano alle sale in essere, da un giorno all'altro, se sono vicine a 'luoghi sensibili' determinati dalle norme regionali e, in aggiunta, dai Comuni.
Questa è la prima macro violazione, in quanto la legge deve disporre per l'avvenire, non può avere effetti retroattivi. Qui si va ad espropriare le attività autorizzate senza indennizzo. Basta pensare ai mutui, ai contratti di lavoro in essere che ci vanno di mezzo.
Altro punto: l'intesa per il riordino dei giochi raggiunta in Conferenza unificata nel 2017, con il concorso dell'Emilia Romagna, dice espressamente che bisogna 'tener conto degli investimenti esistenti ed equilibrare la distribuzione del gioco sul territorio evitando il formarsi di aree in cui il gioco pubblico sia assente o troppo concentrato'.
Poi, quando al Tar Emilia Romagna faccio presente che si sta violando, oltre alla Costituzione, anche la citata Conferenza unificata mi rispondono che non è efficace. Per fortuna c'è la giurisprudenza recente, ancora cautelare (le cosiddette ordinanze sospensive) del Tar Lazio che ci dice, per quanto riguarda i limiti orari al funzionamento degli apparecchi, che l'intesa del 2017 è vincolante (come recentemente ricordato anche da una circolare del ministero dell'Interno, Ndr).
In parallelo, al Tar Emilia porto come linea difensiva il fatto che anche se le delibere di Giunta dicono di non voler chiudere le attività di gioco ma che si possono trasferire, in realtà le tante perizie tecniche depositate dimostrano che nei comuni non ci sono spazi per trasferirsi, non ci sono spazi senza chiese, ad esempio. Poi, oltre al problema di trovare il luogo giusto, bisogna vedere cosa dice il Piano regolatore: non si può aprire una sala da gioco ovunque, ci vuole una destinazione d'uso consona e bisogna vedere se i locali sono liberi. Se, oltre ad essere liberi, hanno le metrature richieste, se sono a norma, se il proprietario vuole concederli. La conseguenza è l'espulsione del gioco pubblico dai territori, e laddove c'è ancora spesso si creano dei 'ghetti'.
I Tar del Veneto e della Toscana ci dicono che non si può vietare tout court un'attività che l'ordinamento considera lecita.
Poi al Consiglio di Stato c'è stato il caso di Bolzano che ha fatto scuola: i giudici hanno disposto accertamenti istruttori e nominato un consulente tecnico per valutare se la legge provinciale determina un effetto espulsivo del gioco legale, ma il problema è che questi accertamenti vengono fatti in fase di merito e non in fase cautelare (dove prevale secondo la giurisprudenza formatisi l'interesse alla salute) che è sommaria, veloce. Problema: il merito arriva dopo 4-5 anni e per allora le sale sono già tutte chiuse.
Quindi, dopo aver letto quanto abbiamo scritto nelle difese al Tar, la Regione si rende conto che consentire l’individuazione di luoghi sensibili praticamente senza limiti temporali è un abominio giuridico, così il 21 gennaio 2019 con una nuova delibera di giunta prevede una novità: chi si trasferisce, per un periodo di 10 anni è 'salvo' dalla individuazione di nuovi luoghi sensibili L'importante è che i Comuni diano la possibilità agli operatori di avvalersi di questa nuova facoltà, e invece spesso lo negano, dicendo che la norma riguarda quanti si sono già trasferiti, sostenendo cioè l'insostenibile.
Ho presentato decine di ricorsi al Tar in due anni: in alcuni casi hanno rigettato le sospensive per motivi di tutela della salute, dando condanne alle spese molto pesanti, quindi ho smesso di insistere con le sospensive, al Consiglio di Stato ne è arrivato solo uno in fase cautelare, ma ora è un momento di attesa perché i molti dei Comuni che dovrebbero adottare i provvedimenti di chiusura prendono tempo, non sapendo quale piega prenderà la giurisprudenza quando il ricorso andrà al merito e ci saranno le sentenze. Se queste fossero favorevoli ai ricorrenti, e quindi il provvedimento dovesse risultare illegittimo, un comune si troverebbe a pagare danni ingenti (nell’ordine dei milioni di euro). Per questo, sarebbe auspicabile un atteggiamento prudenziale da parte dei Comuni nell’adozione dei provvedimenti di chiusura e nell’apposizione dei sigilli alle sale.
Per una eventuale nuova legge sul gioco chiederei che venissero almeno fatte salve le sale esistenti, ed è auspicabile che ci sia una definizione precisa dei luoghi sensibili. Nel dubbio ci hanno messo di tutto e tante attività hanno chiuso".
 

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