skin

Fase due: gli ultimi saranno i giochi, ripartenza dall'11 maggio ma riaperture dal 18

23 aprile 2020 - 07:38

Dopo il vertice con task force, industria e Regioni, si delinea il quadro delle riaperture e l'avvio della fase due, che per il gioco inizierà nella seconda metà di maggio.

Scritto da Redazione
Fase due: gli ultimi saranno i giochi, ripartenza dall'11 maggio ma riaperture dal 18

Lunedì 4 maggio avrà inizio la tanto attesa “fase due” che caratterizzerà la vera e propria ripartenza dell'Italia dopo quasi due mesi di lockdown. A ripartire, però, saranno industrie manifatturiere e altre attività, e soltanto dopo potranno riprendere i lavori anche le attività del “fuori casa”.
In particolare, dovrebbero essere autorizzate dalla metà di maggio prima l’apertura dei negozi al dettaglio, poi quella di bar e ristoranti. Questa, almeno, è l’idea sul tavolo del Governo, che scaturisce dal vertice di ieri, 22 aprile, con industria ed enti locali. Anche se non sono ancora state definite le date, l’ipotesi più accreditata è quella di far riaprire i negozi dall’11 maggio, e la ristorazione dal 18.

IN ATTESA DEI LOCALI, RIPARTONO I GIOCHI - Nel frattempo, però, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha stabilito i tempi per la ripartenza di alcuni giochi: a partire dal 27 aprile sarà possibile riprendere la raccolta di “10 & Lotto”, “Millionday” “Winforlife” e “Winforlife Vincicasa” (pur mantenendo in ogni caso l’obbligo di spegnimento dei monitor e dei televisori), "presso gli esercizi per i quali non vige obbligo di chiusura": ovvero - ad oggi - esclusivamente nelle tabaccherie. Dal 4 maggio, invece, ripartiranno il Lotto e il SuperEnalotto, insieme a SuperStar, SiVinceTutto SuperEnalotto ed Eurojackpot, ma anche delle scommesse. Mentre l'ultimo step sarà rappresentanto dalla riaccensione delle slot, a partire dall’11 maggio. Fermo restando, tuttavia, che la disponibilità dei giochi non presuppone auatomaticamente la riapertura dei locali, per la quale la parola spetta comunque al governo.

Su questo fronte, il piano per la fase 2, si apprende da fonti di Palazzo Chigi, “prevede una ripartenza sempre all’insegna della massima cautela, nella consapevolezza che si dovrà sempre tenere sotto controllo la curva epidemiologica e non farsi trovare impreparati in caso di una possibile risalita”. Come spiegato a chiare lettere anche dal premier Giuseppe Conte, non si tratterà di un “liberi tutti”: “Il piano prevede un allentamento delle misure restrittive, ma non uno stravolgimento”.

Sarà quindi fondamentale, in questa fase, rafforzare il protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro già approvato nel marzo scorso e completare queste prescrizioni anche per le altre attività.
Tra le ipotesi sul tavolo del Governo ci sarebbe anche quella di permettere gli spostamenti anche fuori dal proprio comune, ma solo all’interno delle singole regioni, sempre dal 4 maggio, lasciando però in vigore i limiti alla mobilità intra-regionale. Niente di deciso, ribadiamo, ma questo sarebbe al momento l’orientamento prevalente. Conte ha comunque annunciato che entro la settimana indicherà il programma nazionale delle aperture dal 4 maggio e dovrebbe farlo tra venerdì e sabato.
 

I CRITERI PER LA RIPARTENZA – Tra i nodi centrali sotto osservazione del Governo e dei tecnici, e che rappresenta la condizione essenziale per la riapertura, c'è la sicurezza sanitaria a livello locale. Le decisioni sul riavvio di attività nella fase due verranno ovviamente pesate sulla base di tre criteri, ovvero: la situazione epidemiologica, l’adeguatezza del sistema sanitario locale, la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale. Questa, almeno, una delle indicazioni contenute nel documento elaborato dalla task force di Vittorio Colao, con il comitato tecnico scientifico che starebbe predisponendo una serie di indicatori.
Il contributo “determinante” all’elaborazione del programma di riaperture dovrebbe fornirlo proprio la relazione di Vittorio Colao. Fermo restando - come ha detto il premier – che il piano sarà al tempo stesso “omogeneo” sul territorio, ovvero seguendo delle linee guida valide per tutti, o meglio per tutte le regioni.
Tra gli strumenti che verranno utilizzati per concedere il via libera ci sarà certamente il documento messo a punto dall’Inail e approvato dal Comitato tecnico scientifico che elenca gli indici di rischio per tutti i codici Ateco, tra cui quelli per le attività di giochi e scommesse. Una sorta di guida che assegna un punteggio tenendo conto di tre criteri: esposizione al virus, prossimità dei lavoratori, aggregazione. A superare l'esame, ad avere cioè un indice di rischio medio-basso sono alcuni comparti importanti come l’automotive, la moda e quindi tessile e abbigliamento, ma anche metallurgia e siderurgia, le costruzioni. L’indice di rischio però è solo una delle condizioni.
 

I CRITERI DI SICUREZZA - Determinante sarà naturalmente il rispetto dei protocolli di sicurezza messi a punto dalle parti sociali (dal termoscanner alla sanificazione degli ambienti, alla dotazione dei dispositivi di sicurezza a partire da guanti e mascherine).
Rispetto al gioco pubblico, alcune importanti indicazioni sono state già fornite dalla Federazione italiana esercenti del gioco legale (Fiegl) di Confesercenti, che ha individuato le misure ritenute idonee per la ripartenza dei locali che offrono prodotti di gioco, dai bar agli ambienti specializzati. Ma non è ancora chiara la linea che intenderà adottare su questo specifico settore il Governo, con l'unica certezza che saranno in ogni caso le ultime attività a ripartire.
In ogni caso, bisognerà attendere le parole del premier che indicherà personalmente le nuove linee guida, probabilmente già durante il weekend. Anticipando che si terrà conto delle “peculiarità territoriali”. Quindi la fase 2 avrà certamente delle prescrizioni generali – ad esempio l'obbligo di mascherine, il distanziamento, le regole per usufruire del trasporto pubblico - ma alcuni divieti come quello di non poter passeggiare o di non lasciare il comune di residenza, potrebbero essere cancellati in quelle zone dove la linea del contagio si è drasticamente ridotta. Lo stesso varrà per le riaperture delle altre attività produttive, commerciali e dei servizi (per i ristoranti si prevede il via libera da subito solo per l’asporto), che saranno a loro volta regolate seguendo sempre il criterio del rischio contagio (le attività e la somministrazione di cibi e bevande all’aperto potrebbero partire prima) e in relazione alla situazione del territorio, che non è ancora stabile.
 

IL TEMA DEGLI ORARI – Quello che è certo, tuttavia, è che la “fase due” dell'emergenza Covid-19 prevista a maggio, sarà caratterizzata da una diversa organizzazione del lavoro e delle città, mirata ad azzerare gli orari di punta e i piani di mobilità. A tracciarne un primo ritratto sono gli annunci di sindaci ed esperti, alle prese con piani di mobilità sostenibile nella graduale riapertura delle attività. Sulle scrivanie delle amministrazioni locali di tutta Italia ci sono già varie proposte: cittadini in mascherina che si spostano in bici o salgono sui bus occupando solo gli spazi consentiti, per andare al lavoro in qualsiasi ora della giornata o fare la spesa anche di notte. Per questo, la nuova tabella di marcia per lavoro, ma anche per lo svago, sarà scaglionata nell'arco dell'intera giornata: un’idea condivisa da Governo e Comuni per evitare traffico e assembramenti nei mezzi pubblici. È stato lo stesso premier Giuseppe Conte, nell’informativa al Senato prima del Consiglio Ue, a dire che serve “una revisione del modello organizzativo del lavoro, delle modalità del trasporto pubblico e privato e di tutte le attività connesse”. Con il sindaco di Milano Giuseppe Sala che ha spiegato che “Bisogna ragionare su diversi orari” con i negozi che “devono aprire in modo alternato, probabilmente alcuni dovranno tenere aperto di sera”.
Non a caso, anche nella relazione tecnica predisposta dall’Inail si parla tra le altre cose di una “rimodulazione degli orari di lavoro”, con “articolazioni in turni” e “orari scaglionati”, riducendo il numero di presenze in contemporanea negli ambienti. Misure, queste, che nel caso in cui possano essere adottate su larga scala, anche per altre attività, potrebbero ridefinire le regole attualmente in vigore sui diversi territori anche per i pubblici esercizi. Introducendo uno dei temi che diventeranno determinanti nel prossimo futuro del gioco pubblico, ovvero quello dell'eventuale superamento delle prescrizioni comunali e regionali imposte dagli enti locali alla distribuzione e offerta dei prodotti di gioco che, forse, potrebbero diventare anacronistici nella fase di ripartenza del Paese. Offrendo un'ulteriore occasione per risolvere – o comunque superare – anche l'annosa "questione territoriale". Visto che le distanze di cui preoccuparci d'ora in avanti, sono ben altre rispetto a quelle dei locali dai luoghi ritenuti “sensibili”.
 

Articoli correlati