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Covid-19: governo studia riaperture, industria propone nuovi protocolli

29 dicembre 2020 - 15:07

Dopo le ripetute richieste di intervento da parte degli operatori del gioco pubblico si è svolto ieri un vertice tra governo, Adm e industria, che chiede di ripartire. 

Scritto da Redazione GiocoNews.it
Covid-19: governo studia riaperture, industria propone nuovi protocolli

Riaprire, riaprire, riaprire. E' il messaggio lanciato in maniera corale dalle associazioni di categoria che rappresentano il comparto del gioco pubblico nei confronti del governo in queste ultime settimane, culminate nella serata di ieri, con un incontro (a distanza) tra una delegazione del governo - con la partecipazione del sottosegretario all'Economia con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta – l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e i rappresentanti delle diverse associazioni e federazioni che rappresentano i lavoratori del comparto. I quali hanno definito “drammatica” la situazione che stanno vivendo in questo momento le imprese del gioco, che si trovano a dover fare i conti con la prolungata chiusura che ha azzerato ogni fatturato e annullato qualunque piano per il futuro. Lasciando però – inevitabilmente – molti dei costi fissi e di gestione che nessun provvedimento di ristoro è in grado di coprire. Da qui la richiesta delle associazioni di far ripartire il settore, già dal 16 gennaio, cioè all'indomani della scadenza delle attuali disposizioni stabilite dall'ultimo Dpcm, proponendo misure ancora più restrittive rispetto a quelle già adottate nella precedente fase di riaperture, dopo il primo lockdown.

IL NUOVO PROTOCOLLO SANITARIO - In particolare, alcuni tra i principali concessionari italiani hanno commissionato lo sviluppo di un nuovo protocollo sanitario denominato “Regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro”, relativo ai vari punti di vendita di gioco, soprattutto di quelli cosiddetti “specializzati” (sale giochi, sale scommesse, sale slot, sale bingo) che sono tuttora impossibilitati a raccogliere gioco, nonostante le misure di prevenzione e riduzione del contagio messe in atto.

Il documento, che ha lo scopo di garantire la totale sicurezza dei lavoratori, dei fornitori e dei clienti dei punti vendita, prevede una serie di misure strutturali, impiantistiche e organizzative molto rigide e ancora più stringenti rispetto a quelle emanate a livello nazionale, da adottare per prevenire il rischio di contagio all’interno degli esercizi. Nonostante – come precisato dalle categorie - tutte le misure finora adottate hanno consentito di gestire in sicurezza la riapertura delle sale dopo il primo periodo di lockdown, i concessionari hanno ritenuto opportuno implementare la prima versione del protocollo di regolamentazione attualmente in uso, con disposizioni ancora più restrittive, sia rispetto alla precedente versione del protocollo, sia rispetto alle linee guida sulle sale che esercitano attività di gioco legale emanate dalla Conferenza Unificata delle Regioni e adottate nei Dpcm che si sono finora susseguiti. 

Tali misure sono state individuate al fine di ridurre ulteriormente il rischio di possibile contagio, consentendo la fruizione dei prodotti di gioco all’interno delle sale nel rispetto e garanzia di tutela della salute dei lavoratori e dei consumatori e si può affermare che si tratta, senza ombra di dubbio, delle misure tra le più restrittive rispetto a quelle oggi previste a livello nazionale tra le restanti categorie merceologiche oggetto di restrizioni. Si va dall'obbligo di misurazione della temperatura all'ingresso, all'impegno alla sanificazione degli apparecchi da gioco al termine di ogni utilizzo (compresi i prenotatori di giocate “self service”), al divieto di somministrazione di cibi e bevande di qualunque tipo e in alcuna forma. Oltre all'obbligo di tenere spenti gli impianti di condizionamento non dotati di estrazione dell'aria e così via. Ma, soprattutto, prevedendo se necessario anche l'adozione di limitazioni orarie (per esempio, con la chiusura un'ora prima del coprifuoco nazionale) e restrizioni per determinate fasce di popolazione (per esempio, per gli over 65). Oltre al contingentamento e registrazione degli ingressi in tutti gli ambienti. Una serie di misure che i concessionari committenti del protocollo propongono di adottare fino al 31 marzo 2021, valutandone l'eventuale proroga in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nazionale.

LE RAGIONI DEL COMPARTO - La scelta di adottare “spontaneamente” un regime particolarmente severo da parte delle società di gioco deriva dalla necessità per il settore di far ripartire le attività, anche di fronte alle evidenti e inevitabili penalizzazioni che ne deriverebbero dall'applicazione - per via degli ulteriori investimenti da affrontare per adeguare i locali di fronte a una minore affluenza - nella consapevolezza generale che un prolungarsi del periodo di inattività (che, come detto, ha già raggiunto i 180 giorni) avrebbe un serio contraccolpo sulla continuità aziendale. Del resto, va detto, la richiesta avanzata dagli operatori di gioco potrebbe appellarsi – come fatto nei vari ricorsi presentati al Tar da alcuni titolari di locali – anche alla necessità di una equità delle norme adottate nel contenimento del virus e di una coerenza normativa, che potrebbe essere raggiunta applicando anche nel gioco criteri analoghi a quelli in vigore per altre attività. Come potrebbero essere, appunto, le restrizioni orarie, che valgono oggi per più o meno tutti i locali tutti ma non per i giochi.

 

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