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Gioco, sui social si leva la voce dei lavoratori: 'Dimenticati da tutti'

13 gennaio 2021 - 08:15

Oltre alle manifestazioni di piazza, si moltiplicano gli appelli dei lavoratori del gioco legale per chiedere al Governo la riapertura del settore.

Scritto da Redazione
Gioco, sui social si leva la voce dei lavoratori: 'Dimenticati da tutti'


"Perché nessuno, sui media, dà voce al comparto del gioco legale? Perchè la politica non prende posizione sul nostro settore?
Non è possibile che nel 2021 una categoria di lavoratori così importante per il Pil italiano, a cui contribuiamo quasi per il 3 percento, e che porta un notevole contributo all'Erario in tasse, venga completamente oscurata, ignorata e dimenticata.
Noi non siamo invisibili. Abbiamo un volto e vogliamo parlare".

Se lo chiede, e lo domanda anche alla politica e al giornalismo nazionale Tony Giuseppe Spirito, lavoratore del comparto gioco legale e autore di un video diventato virale in queste ore sui social.

Un appello con cui Sperandeo dà voce a tanti lavoratori, elencando le pesanti difficoltà subite da migliaia di attività come la sua, fra mancati incassi, ristori marginali (1200 euro in 105 giorno ricevuti finora, nel suo caso), l'esclusione dalla concessione di prestiti a tasso zero e dai contributi regionali previsti per le altre categorie, la chiusura dei conti correnti da parte degli istituti di credito per "motivi etici", l'introduzione della tassa dello 0,5 percento sulle scommesse per alimentare il fondo Salvasport (in piena pandemia e lockdown).
 
Il tutto senza che si sia registrato alcun caso accertato di contagio da Covid nei locali di gioco italiani, mentre i virologi li indicavano comunque come "attività ad alto rischio", nonostante la messa in opera di protocolli di sicurezza più stringenti di molte altre, a prezzo di cospicui investimenti.
Senza dimenticare le esternazioni di alcune parti politiche che hanno auspicato di "approfittare dell'occasione" per chiudere il settore una volta per tutte.
 
E ricordando che il settore del gioco legale - il primo a chiudere e l'ultimo a riaprire in ossequio ai provvedimenti governativi per il contenimento del Covid - l'anno scorso ha versato all'Erario 11 miliardi, mentre per il 2020 si annuncia un calo prossimo ai 4 miliardi, proprio in seguito alle prolungate chiusure.
 

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