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Gioco lecito in piazza, le associazioni: 'Confronto con il Governo su riaperture'

16 febbraio 2021 - 10:08

Il D-day del gioco legale, con la doppia manifestazione del 18 febbraio a Roma e Milano, si avvicina. Le associazioni del settore chiedono riapertura immediata e confronto con il Governo.

Scritto da Redazione
Gioco lecito in piazza, le associazioni: 'Confronto con il Governo su riaperture'

È quasi tutto pronto, a Roma e a Milano, per la grande manifestazione unitaria del gioco pubblico, in programma giovedì 18 in contemporanea nelle due città.
A promuoverla l'Associazione temporanea di imprese Gioco lecito, con il supporto di 250 aziende del comparto - in continuo aumento - e di decine di associazioni.
L'obiettivo è noto: sensibilizzare le Istituzioni e l’opinione pubblica sul grave stato di difficoltà in cui versano oltre 150.000 lavoratori (per un totale di 400mila persone circa) colpiti dalla prolungata sospensione delle attività del settore dei giochi di Stato per effetto dei Dpcm anti-Covid e dalla assoluta incertezza sulla data di ripresa.

Tante le voci che si sono levate in difesa del settore negli ultimi giorni e nelle scorse ore.

ACADI: "RIAPRIRE SUBITO" - “Sostenere il settore del gioco pubblico, per fermare immediatamente la drammatica emorragia di posti di lavoro, arginando la proliferazione di attività illegali e bische clandestine. In particolare, bisogna riaprire subito almeno le realtà che si trovano nella cosiddetta ‘zona gialla’. È possibile sulla base di protocolli sanitari efficaci, come già avviene per tutti gli altri esercizi commerciali”, afferma Geronimo Cardia, presidente dell’Associazione concessionari di giochi pubblici (Acadi). “Il settore è in ginocchio, fiaccato da otto mesi complessivi di chiusure. Una situazione in cui sono coinvolti oltre 150mila lavoratori, che ormai faticano ad arrivare a fine mese. Saremo in piazza con loro per chiedere che le attività riaprano subito, anche perché esistono protocolli sanitari che consentono piena e assoluta tutela di operatori e utenti. Senza dimenticare che il comparto assicura allo Stato un gettito fiscale di 11,5 miliardi l’anno circa. Risorse che nel 2020 sono diminuite del 50 percento, migrando in buona parte nelle tasche della criminalità. Tutti elementi che ci portano ad affermare con forza che la riapertura del settore non è più rinviabile”, conclude Cardia.
 
AS.TRO: "SETTORE DISCRIMINATO E A RISCHIO COLLASSO" - A lanciare un appello ai propri iscritti è anche l'associazione As.tro. "A partire dal mese di marzo 2020 ad oggi, quindi per un periodo di 11 mesi, le attività di gioco sono rimaste chiuse per più di 200 giorni nonostante gli investimenti sostenuti per implementare i protocolli di sicurezza dettati dal Governo e dalla Regioni per contenere il rischio di contagio e il pieno rispetto degli stessi da parte degli operatori di gioco e della loro clientela.
Nessun focolaio infettivo è stato infatti riscontrato negli esercizi in cui viene svolta l’offerta di gioco tanto che il Cts non ha mai menzionato le nostre attività tra quelle a maggior rischio di diffusione del contagio", spiegano da As.tro. Ai danni che stanno subendo tutte le altre attività chiuse durante questo periodo, "si sono aggiunte per le imprese del gioco le discriminazioni perpetrate ai loro danni dagli Istituti bancari che hanno volontariamente posto ostacoli, motivandoli con asserite ragioni etiche, all’erogazione dei cosiddetti 'ristori' stanziati dal Governo e alcune regioni, nel deliberare propri finanziamenti, stanno deliberatamente escludendo le imprese del nostro settore.
I sussidi di cui le nostre imprese sono riuscite a beneficiare riescono comunque a coprire meno del 10 percento delle perdite subite - prosegue As.tro - il perdurare di questa situazione porterà inevitabilmente al collasso l’intero settore. Auspichiamo che il prossimo Governo assuma una strategia più pragmatica nella modulazione delle misure di contenimento del contagio e, per ciò che riguarda il nostro settore, che vengano abbandonati i pregiudizi ideologici che hanno fin qui contrassegnato il rapporto della politica (nazionale e locale) nei confronti del gioco legale".
Da qui l'invito per gli iscritti ad As.tro "a partecipare all’evento del 18 febbraio che rappresenta un’importante occasione per manifestare pubblicamente le nostre istanze e per offrire all’opinione pubblica e alla politica l’immagine e la dignità che ci appartengono, ossia quella di un comparto che è a pieno titolo una parte integrante del tessuto economico del Paese, e, in quanto tale, meritevole del rispetto e della considerazione riservati alle altre imprese", concludono.
 
SAPAR: "BASTA CHE CI SIA LA VOLONTA DI RIAPRIRE" - “Giovedì saremo in piazza, abbiamo dato piena adesione. Quando c’era da far gruppo ci siamo sempre stati e ci saremo anche stavolta. E’ una situazione insostenibile, la nostra speranza è che tutto si risolva al più presto”, auspica Domenico Distante, presidente dell'associazione Sapar. “Sul nuovo Governo ancora non posso esprimermi. Vediamo chi saranno gli interlocutori, e soprattutto se rimarrà Baretta. Fino ad ora abbiamo visto che si sono create varie linee di pensiero tra Mef e Agenzia dei Monopoli, non c’era sintonia. Dopo un anno di pandemia come si fa a fare un bando di gara senza conoscere quelle che sono le regole del gioco? Ringrazio il sottosegretario Turco per quello che ha saputo fare, e spero che con Garofoli ci sia lo stesso intendimento sulla scia degli incontri organizzati da Turco. A noi basta che ci sia la volontà di riaprire”.

FEDERBINGO: "RIORDINO ENTRO IL 2021" - Per Federbingo interviene il presidente Italo Marcotti. “È una situazione drammatica per tutti, ma la nostra è una situazione particolare e un nuovo lockdown, del quale si vocifera in questi giorni, sposterebbe nuovamente la data dell’apertura delle nostre sale. Giovedì scenderemo in piazza perché il settore del gioco è uno dei più colpiti, abbiamo fatto una serie di investimenti pesantissimi, mettendo a norma le sale bingo, creando dei muri di plexiglas e istruendo e dotando il personale degli ausili necessari. Bisogna essere realisti, la realtà è che nessuno di noi sa cosa può capitare domani, ma se il food and beverage è a posto, anche noi lo siamo: le sale bingo sono pronte e anzi, noi abbiamo livelli di sicurezza superiori. All’interno delle sale c’è il rispetto del distanziamento, le mascherine non vengono tolte, i dipendenti sono attrezzati, i pennarelli vengono sostituiti e le macchine disinfettate. Ahimè, siamo vittime di una volontà politica che vuole che la gente non si muova se non per lo stretto necessario, quindi via libera alle attività lavorative, e tutto quello che è svago lo lasciamo da parte. Può essere anche un’attività condivisibile se supportata da aiuti a chi in questi settori ci lavora. L’italia spesso copia dall’estero, ma all’estero a chi è stato obbligato alla chiusura è arrivato anche un reddito, direttamente su conto corrente. Qui invece non solo non abbiamo avuto ristori, ma abbiamo anche regioni come il Veneto che danno incentivi, dimenticando le aziende del gioco legale. Bisogna capire che il tema della salute è primario, senza dubbio, ma tanto importante è anche quello del lavoro”.
Sul nuvovo Governo aggiunge: “Rappresentiamo 190 sale bingo nazionali e 10 lavoratori circa. Siamo l’1,4 percento dell’intero volume del pacchetto dei giochi, ma rappresentiamo il 10 percento della struttura occupazionale, in attività commerciali che richiedono strutture di almeno 600 metri quadri (spesso con contratti di locazione risalenti all’anno 2001, nonostante il mercato immobiliare sia molto mutato). La nostra è un’industria che è intrattenimento, certo, e sicuramente in pandemia deve essere considerata in quanto tale, ma che deve anche essere considerata non solo per il destino di 100 aziende, ma soprattutto per quello di 10mila lavoratori. In piazza ci saranno loro, e noi con loro.
Il ministro delle Finanze arriva dal Mef, per anni ha lavorato nell’ambito della finanza, conosce bene quella che è la terza voce del gettito. Ma il tema vero è chi otterrà la delega a sottosegretario. Noi speriamo che il governo non intenda azzerare tutto. L’idea ante crisi era quella di vedere nascere un riordino entro il 2021, un lavoro portato avanti assieme a Baretta, con il quale abbiamo lavorato in maniera intensa per andare a disegnare un nuovo modello di rivenditore di gioco pubblico. Speriamo di poter continuare il dialogo con lui, con chi già conosce la materia. Cambiare le persone in questo momento vorrebbe dire andare ad allungare ulteriormente i tempi di questa stagione già drammatica di suo”.

 
GIOCARE ITALIA: "TAVOLO TECNICO CON IL GOVERNO"-   Sul tema interviene anche la confederazione Giocare Italia, composta da Agas, Agill, Agire, Agsi, Agisco, Ascob, Cgss, Cni, Emi rebus, Res cogitans, Utis, con il presidente Pasquale Chiacchio. "L’intero settore dei giochi legali sta pagando a carissimo prezzo gli oltre 7 mesi di chiusura decisi con i vari Dpcm dallo Stato italiano. Stato che con le sue decisioni di fatto ha ridotto a zero la produttività delle aziende, non ha fermato i costi delle attività che continuano a correre e a far sprofondare tutti i conti economici. La Politica è la nostra naturale controparte , è la parte che detta le regole, è la parte che incassa gran parte delle risorse prodotte, e non può girarsi dall’altra parte quando si parla del settore dei giochi legali. Con tutti i 150 mila operatori del comparto e con tutte le nostre famiglie stiamo fallendo, mentre chi opera nell’illegalità si sta arrricchendo!", rimarca Chiacchio, invitando tutti a partecipare alle due manifestazioni in calendario il 18 febbraio.
 
 
AGIRE: "DARE VOCE AL SETTORE" - "Faccio appello non solo ai nostri associati ma a tutto il mondo del gioco legale a mobilitarsi per il doppio appuntamento del 18 febbraio.
Condivido ogni giorno con gestori e dipendenti le grandissime difficoltà che ognuno di noi sta vivendo. Otto mesi di chiusura su dodici scoraggerebbero chiunque ma ritengo che proprio ora bisogna serrare le fila ed essere coesi e determinati", esordisce Angelo Basta, in rappresentanza di Agire. "Abbiamo un esempio: le nostre donne. Con caparbietà e determinazione hanno dimostrato che si può dare voce al nostro settore. Per questo motivo invito tutti a dare un segnale forte!!! Scendiamo in piazza e gridiamo forte: io gioco legale e non ho nulla di cui vergognarmi".
 
UTIS: "SOSPENDERE LE NORME LOCALI" - "Partecipiamo come membro di Giocare Italia, oltre che in proprio, avremo rappresanti a Milano e a Roma. Abbiamo invitato gli associati ad intervenire nelle modalità di massima sicurezza individuate dagli organizzatori, anche se il momento è abbastanza problematico, visto che si annunciano proroghe dei lockdown e restrizioni ulteriori", sottolinea Stefano Sbordoni, segretario generale dell'Utis - Unione totoricevitori italiani sportivi. "Dal canto nostro, nei confronti del nuovo Governo auspichiamo l'ok ad un progetto che abbiamo da tempo: la formalizzazione della 'patente dell'operatore di gioco', con un riconoscimento ufficiale concretato da un vero e proprio attestato come quello rilasciato ai tabaccai tramite un percorso di verifica di certe condizioni. Solo chi lo consegue può svolgere tale attività. Il gioco poi deve essere riconosciuto come 'servizio pubblico necessario', perchè, come sappiamo, e lo dicono tutti in tutto l'arco parlamentare, è un baluardo di legalità. Sappiamo bene che il volume di gioco è 'quello', non può essere ridotto e compresso; se non viene gestito da qualcuno viene gestito da 'qualcun altro'. Ci può essere qualche oscillazione legata al numero degli abitanti o al reddito medio in una zona ma il volume è sostanziamente quello. Dato che si tratta di un presidio di legalita, il gioco deve essere ritenuto un servizio pubblico necessario. Chiedo questo riconoscimento insieme alla riforma del settore, che dia questo tipo di garanzie, con la sospensiva delle normative comunali e regionali a macchia di leopardo che hanno solo un effetto distruttivo. Un atto ancora più necessario, non appena le condizioni sanitarie permetteranno di riprendere a lavorare dignitosamente".
 
AGISCO: " MANIFESTAZIONE DI ROMA E MILANO SERVA DA MONITO AL NUOVO GOVERNO" - "Vogliamo produrre per il Paese. I nostri locali sono sicuri e non sono mai stati fonte di contagio, è incomprensibile come si possa mettere in ginocchio senza scrupolo una rete di raccolta che garantisce legalità e sostiene l’economia". A sottolinearlo è Francesco Ginestra, presidente di Agisco - Associazione giochi e scommesse, rappresentativa delle piccole e medie imprese che raccolgono giochi pubblici per conto dello Stato prevalentemente nei negozi di gioco.
"Il 18 febbraio l’intero comparto dei giochi pubblici deve essere presente a Milano in Piazza del Duomo e a Roma in Piazza del Popolo per testimoniare la compattezza del comparto nel richiedere la riapertura delle nostre aziende chiuse da oltre 220 giorni, con oltre 150.000 posti di lavoro sospesi e che rischiano di essere definitivamente persi. Mancano i ristori e l’accesso al credito del sistema bancario per le nostre imprese. Le nostre famiglie e quelle dei nostri dipendenti hanno sempre contato sulla propria capacità di produrre reddito e di contribuire allo sviluppo del Paese. Lo scorso giugno abbiamo effettuato ingenti investimenti per soddisfare tutte le prescrizioni dei protocolli di sicurezza, nonostante i nostri locali, per via della conformazione medio grande degli immobili, già garantisse un adeguato distanziamento sociale. Mai nessun caso di focolaio è stato registrato in un locale da gioco, ma, nonostante ciò, siamo stati trattati come degli appestati. Ancora una volta, giovedì 18, dobbiamo essere in tanti a gridare la nostra disponibilità di ricominciare a lavorare per produrre ricchezza per il nostro Paese a presidio della legalità e recuperare lo spazio che in questi 220 giorni è stato nuovamente occupato della criminalità organizzata. Invitiamo i nostri Associati, le loro imprese e i dipendenti ad aderire alla manifestazione del 18 febbraio promossa da Ati Gioco lecito, reperendo tutte le informazioni utili per partecipare sul suo sito web". 
 
COME PARTECIPARE - I partecipanti dovranno portare con sé l'autorizzazione, stampata oppure, digitale, sul proprio cellulare. Ci sarà inoltre necessità di produrre un documento che attesti che la persona sia un imprenditore o lavoratore del settore (cedolino paga, comunicazione del datore di lavoro, ecc) che servirà come motivazione dello spostamento indicata come “motivo di lavoro”.
 
IL TG 5 PARLA DEL LOCKDOWN DEL GIOCO E DELLA MANIFESTAZIONE DEL 18 - Seppur timidamente, la serrata obbligata del gioco pubblico e l'avanzare dell'illegalità cominciano a far parlare di sé anche nei media generalisti. Come il Tg5 delle reti Mediaset, che nell'edizione delle 13 di oggi, 16 febbraio, ha fatto cenno ad alcuni casi di cronaca e alla doppia manifestazione a Roma e Milano del 18 febbraio. “Le sale giochi, sale scommesse e sale bingo sono ormai chiuse da mesi, mentre il gioco d’azzardo illegale si è organizzato ritrovandosi in sale giochi clandestine un po’ su tutto il territorio nazionale. A Catania i carabinieri ne hanno scoperta una, allestita in una cartolibreria, mentre a Genova il retro di un negozio era stato trasformato in una vera e propria sala giochi illegale. Il giro d’affari su cui hanno messo le mani le mafie rischia questo anno di essere da capogiro, si parla di almeno 22 miliardi di euro. Il settore del gioco legale è invece in seria difficoltà. Senza tempi certi per la riapertura delle sale scommesse e sale giochi rischia di finire nel baratro in favore di quello illegale con la perdita in totale di 150mila posti di lavoro. Giovedì i lavoratori del gioco legale dopo 200 giorni di stop scenderanno in piazza a Roma e Milano per chiedere risposte rapide certe. La gravità della situazione – è tale da aver portato per la prima volta ad una protesta pubblica da parte dei lavoratori di tutto il comparto che manifesteranno uniti sotto la bandiera di lavoratori del gioco legale per chiedere a gran voce la riapertura immediata delle attività nelle Regioni in regime di zona gialla nel rispetto dei rigidi protocolli anti-Covid”.
 
 
 

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