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Come sarebbe un governo Cottarelli: tra giochi politici e gioco pubblico

28 maggio 2018 - 07:59

Quale impatto potrebbe avere la premiership di Cottarelli sul paese e sul mercato dei giochi?

Scritto da Ac
Come sarebbe un governo Cottarelli: tra giochi politici e gioco pubblico

È Carlo Cottarelli l’uomo convocato al Quirinale da Sergio Mattarella, dopo il fallimento del tentativo di far nascere un governo M5S-Lega. Per provare a scongiurare il ritorno di una crisi di fiducia in un Paese in cui il rapporto tra Pil e indebitamento rischia seriamente di riprendere l’impennata già vista qualche tempo fa. Ma chi è Cottarelli e quale impatto potrebbe avere la sua premiership sul paese e sul mercato dei giochi? Due domande non banali per rispondere alle quali occorre valutare i prevenirti dell’ex commissario alla Spending Review del Governo di Matteo Renzi.

Già direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, Cottarelli non si è mai risparmiato, in questi giorni di crisi politica e istituzionale, nel ribadire le sue idee di fondo, maturate non solo in ambito accademico, ma come alto dirigente dell'Fmi o nelle sfide (perdute) come commissario straordinario alla spending review; idee di recente approfondite nel ruolo di direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica. Già indicato da alcuni come possibile leader di un governo del presidente, si era detto disponibile e “orgoglioso di poter servire il paese”. Sottolineando, però, che il problema da porsi sarebbe un altro, ovvero: premier ma per fare che cosa?

“Non per creare più debito”, si era risposto da sè, a margine di un incontro - organizzato a Milano da The Adam Smith Society e moderato da Alessandro De Nicola - per discutere del suo ultimo libro, “I 7 peccati capitali dell'economia italiana” con il direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili e con quello de La Stampa Maurizio Molinari.
Il primo e forse più grave peccato, secondo Cottarelli, è l'inaccettabile livello di evasione fiscale (a partire da quella dell'Iva, stimata intorno al 26-27 percento contro una media dell'11 percento nell'Unione”.
Un tema che potrebbe avere implicazioni interessanti sul mercato de gioco, tenendo conto che un approccio molto programmatico sulla materia, da sempre, tende a mantenere il presidio del gioco pubblico proprio per scongiurare l’aumento dell’evasione, già assai diffusa, anche nei giochi.
La seconda voce cara al possibile futuro premier è la corruzione: si è fatto qualche progresso in materia, secondo Cottarelli, ma le classifiche internazionali ci pongono, in termini di percezione, al 50esimo posto, alle spalle di tutti i Paesi avanzati: per il professore, al di là del problema morale, si tratta di un problema sia per i conti pubblici sia per una sana concorrenza.
Altro cancro del paese individuato dall’ex commissario è la lentezza e farraginosità della burocrazia, che si accoppia con la lentezza della giustizia.
Cottarelli sottolinea anche il crollo di tutti problemi che non sembravano affrontati direttamente nel contratto di governo giallo-verde.
Del resto Cottarelli ha idee ben distinte da quelle di Lega e 5Stelle. A partire proprio dall’Euro e dall’Europa: per lui uno dei peccati capitali del nostro paese è proprio la nostra difficoltà a convivere con l'euro, dopo che nel primo decennio dalla sua introduzione è continuata la crescita del costo del lavoro (e della produzione) in esatta contrapposizone a quanto accadeva in Germania. “Abbiamo perso molto tempo e sarebbe ingiusto ignorare che le regole europee sono state ammorbidite per darci più spazio di manovra. Uscire dall'euro sarebbe costosissimo”, ha detto il possibile premier. Ma esistono alternative? Sì, secondo lui e in parte staremmo già percorrendo la strada giusta. Si tratta di consolidarla, senza affidarsi a vaghe speranze per la copertura di misure molto onerose come la flat tax (64 miliardi, al 23 percento) o il reddito di cittadinanza (15 miliardi in versione morbida). E chissà che le stesse distinzioni non possano essere fatte anche per il gioco pubblico. Nel suo famoso rapporto sulla spending review consegnato (e mai applicato appieno) al governo Renzi, non si faceva riferimento diretto ai giochi: gli unici riferimenti, indiretti, emergevano tra i costi pubblici, attraverso i finanziamenti all’ippica o alle case da gioco. Con quest’ultime che ne avrebbero risentito, se venisse attuato quel piano, tenendo conto della riduzione delle partecipazioni dello Stato e degli enti locali che veniva caldeggiato. Ma non è detto che sarebbe stato peggio, per il paese e per le stesse società.
Difficile, tuttavia, che questo "governo di emergenza" si possa realizzare, in quanto per farlo dovrebbe ottenere comunque la fiducisa delle due camere, dove il voto di Lega e 5Stelle sarà determinante.

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