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Economista Spallone: 'In Italia per Enti locali solo il costo del gioco'

31 marzo 2022 - 11:07

L'economista Marco Spallone sottolinea l'esigenza di una ridistribuzione degli introiti fiscali tra Stato ed Enti locali per non esasperare l'incertezza attuale.

Scritto da Daniele Duso
Economista Spallone: 'In Italia per Enti locali solo il costo del gioco'

"In Spagna e Germania lo Stato spartisce con le autonomie locali parte dei proventi del gioco, mentre in Italia il sistema prevede che a carico degli Enti locali ci siano solo i costi, spesso sociali, che comporta il settore del gioco". Lo afferma il professor Marco Spallone, docente di economia degli intermediari finanziari presso l'Università "G: D'Annunzio" di Pescara, nel corso del seguito dell’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico del Senato, tenutasi oggi, 31 marzo, in prosecuzione della precedente audizione di giovedì 24 marzo

"Una cosa che salta subito agli occhi facendo un confronto con il mercato del gioco di altri Paesi europei è la relazione molto stretta tra la base imponibile scelta e la cosiddetta apertura dei mercati, sia considerando il grado di concorrenza che la ricchezza effettiva dell’offerta.

RAPPORTO STATO-CONCESSIONARI - "Il Paese più aperto è il Regno Unito, dove si trova quasi esclusivamente una tassazione che ha come base imponibile il margine. In Germania la tassazione è sulla raccolta. In Francia e Spagna troviamo un sistema simile a quello italiano, basato sia sul margine che sulla raccolta, con la Francia un po’ più restrittiva e la Spagna molto più simile all’Italia", evidenzia Spallone.
"Teoricamente l’idea corretta è quella di allineare gli interessi dello Stato con gli interessi dei concessionari, nell’ambito di un contratto che contiene asimmetrie informative, dato che ovviamente l’impresa privata tenderà a massimizzare il profitto mentre obiettivo economico dello Stato è massimizzare l’entrata erariale. Quando la base imponibile è il margine l’impresa tende a massimizzare il profitto, massimizzando allo stesso tempo anche la base imponibile sulla quale lo Stato attua il prelievo, quindi avviene un allineamento degli interessi. Se la base imponibile è la raccolta abbiamo una discrepanza di interessi, perché l’impresa comunque sia tende a massimizzare il profitto". 
Il professore quindi afferma: "Siamo più vicini alla concorrenza perfetta se tassiamo il margine, siamo più vicini ai monopoli se tendiamo a tassare la raccolta. Questo di ritrova esattamente nell’evidenza internazionale. Dove c’è tanta concorrenza sul mercato legale c’è preponderanza della scelta del margine come base imponibile. I Paesi che sono più controllati, dove gli operatori sono meno, e dove c’è un controllo maggiore da parte dello Stato, la tassazione è sulla raccolta. In Italia abbiamo un sistema ibrido, le scommesse sono tassare sul margine, gli apparecchi di intrattenimento sulla raccolta. Le scelte che si fanno in questo senso dovrebbero essere incentrate sull'equilibrio di questi aspetti".
 
SULLA QUESTIONE TERRITORIALE - Rimanendo sul confronto internazionale è  interessante osservare l’omogeneità del sistema impositivo intesa come ruolo delle autorità locali all’interno dei diversi Paesi: "Ci sono casi come la Germania e la Spagna dove le autonomie locali hanno una voce in capitolo molto forte rispetto al prelievo fiscale (e nella concessione delle licenze ai diversi operatori).
Differente il caso italiano, dove il ruolo che le autonomie locali hanno svolto in Italia nell’applicazione di alcuni principi ha portato a situazioni di incertezza e a disomogeneità dell’offerta di gioco nei diversi territori.
In Paesi come la Spagna e la Germania questo aspetto viene gestito con una parte dei proventi derivanti dal gioco che viene distribuita anche a livello locale. In modo differente, in Italia, Comuni e Regioni sono costretti a gestire solo i costi, spesso sociali, del gioco, ma non hanno accesso diretto ai benefici che il gioco comporta.
Al di là del rapporto tra Stato e operatori, quindi, occorre considerare che c’è un altro rapporto tra Stato e autonomie locali, con le quali si crea un disallineamento degli interessi che esaspera l’incertezza sul mercato del gioco in Italia".
 
PUNTI VENDITA E RICARICA -  Altro tema è il modo in cui sono stati gestiti i Ctd, i Centri trasmissioni dati, un problema importante degli anni passati. "Buona parte dei volumi di gioco passavano a operatori esteri senza benefici per lo Stato e creando una concorrenza sleale nei confronti degli operatori che operavano in linea con le leggi dello Stato. Ma col tempo il problema è stato risolto, i Ctd sono emersi dall’area grigia, hanno contribuito all’innalzamento dei proventi erariali. Un problema analogo si sta verificando in questi giorni con i punti di vendita o di ricarica. Esiste una sorta di rete parallela. Ci sono dei punti vendita dove si può esclusivamente ricaricare, e altri punti nei quali si può sia ricaricare il conto gioco che giocare sul sito dell’operatore che ha venduto la ricarica", dice ancora Spallone.
"Non sono un giurista, ma dal punto di vista economico mi sembra ovvio che siccome per avere questo punto vendita non c’è bisogno di concessione, una comoda strategia aziendale per un operatore sarebbe l’acquisto di una concessione con la seguente apertura di 10mila punti vendita e ricarica
Si tratta di una chiara distorsione della concorrenza, i punti di ricarica stanno crescendo, e sta accadendo esattamente quello che era capitato con i Ctd, impedendo allo Stato di massimizzare i proventi che devono venire dalle concessioni. Un problema, questo, che dovrebbe essere all’ordine del giorno del regolatore".
 
ALIQUOTE FISCALI -  "Altro tema che vale la pena mettere in evidenza è un tema tecnico. Un confronto rispetto a chi tassa di più il gioco a livello europeo. Quello che emerge è che "il peso delle aliquote fiscali sul gioco in Italia è, in media, più alto che nel resto d’Europa. Se gli operatori internazionali sono tassati di più, a livello internazionale è difficile essere competitivi. Nel momento in cui la tassazione è molto elevata è chiaro che il gioco illegale ha un differenziale maggiore su cui fare leva".
 
INCERTEZZA DEL FUTURO - Ci sono tendenze in atto significative, la cosa importante è stata la migrazione del giocatore dalla rete fisica all’online, con tutto ciò che comporta per la filiera ma anche per l’abitudine al gioco. "Esiste ancora una problema di incertezza forte, che limita la possibilità dello Stato di passare a una nuova stagione delle concessioni che permetta anche di ristrutturare dell’offerta del gioco. Un’offerta che deve essere qualitativamente più elevata, e credo ciò trovi d’accordo anche gli operatori, purché questo avvenga nell’alveo di una regolamentazione certa che dia la possibilità di predire il valore degli investimenti", conclude Spallone.
 
I TERRITORI VANNO RICOMPENSATI - In chiusura, rispondendo alle domande e alle sollecitazioni dei senatori Giovanni Endrizzi, Andrea Cangini, Marco Croatti e del presidente Mauro Maria Marino, che hanno chiesto, con interventi differenti, come mettere in atto una risistemazione più equa degli equilibri in gioco, Spallone spiega che "ci troviamo di fronte al tentativo, poi fallito in conferenza Stato-Regioni, di arrivare a un assetto nuovo dell’offerta di gioco. Il contenuto politico andava nel senso di una riduzione dell’offerta, soprattutto quella di macchine vecchie (era prevista una riduzione del 50 percento) da sostituire con macchine che permettano un maggior controllo per salvaguardare i cittadini, lasciando alla filiera la possibilità di evolversi".
 
"La Conferenza doveva anche sistematizzare e organizzare una lista di punti sensibili, uguali per tutti, e lavorare su distanziometri omogenei. La libertà lasciata alle autonomie locali era per evitare che regole buone per grandi città potessero pesare troppo su piccoli centri, dove il gioco rischiava di venire ghettizzato. Ora, i territori, le autonomie locali, devono essere ricompensati altrimenti, come ovvio, faranno il possibile per ridurre il proprio onere. Si possono trovare delle vie di mezzo che sono di beneficio per tutti. In Spagna e in Germania molti proventi che arrivano alle autonomie locali si configurano quasi come tasse di scopo, legati ad alcune voci di bilancio specifiche".
 
"Se i mercati a cui ci riferiamo fossero perfettamente concorrenziali non ci sarebbe alcuna differenza tra tassazione sulla raccolta piuttosto che sul margine lordo. Se i mercati si discostano dalla perfetta concorrenza possono sorgere delle differenze: se io vado a tassare la raccolta vado a indurre strategie che vanno a ridurre i margini, viceversa se vengo tassato sul margine. Dovremmo studiare la natura del mercato, capire che mercato è, e allora trovare una tassazione adeguata per ognuna delle tipologie di gioco. Ma gli obiettivi sono politici, sono scelti dal legislatore".

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