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Faelli (Eurobet): ‘Da pandemia forte spinta a integrazione, retail ripartirà’

15 febbraio 2022 - 14:25

L’amministratore delegato di Eurobet Italia, Andrea Faelli, spiega a GiocoNews.it perché c’è da essere ottimisti sulla ripresa del gaming nel nostro Paese.

Scritto da Ac
Faelli (Eurobet): ‘Da pandemia forte spinta a integrazione, retail ripartirà’

Il futuro del gaming è ancora roseo. Anche in Italia. E anche se il cambiamento in corso è destinato a rivoluzionare non poco l’offerta di gioco nel nostro Paese, il ritorno al pre-pandemia sembra garantito. Ne è convinto Andrea Faelli, amministratore delegato del concessionario Eurobet, che in un’intervista a GiocoNews.it spiega il suo punto di vista, completo, sul settore.

Come sta uscendo il settore dalla pandemia e cosa è cambiato, soprattutto nel retail? Crede che si potrà tornare ai livelli di un tempo anche in termini di raccolta?

“Due anni di pandemia hanno cambiato le abitudini delle persone, in molti sensi, incluso quello ludico. Lo vediamo anche dalla frequentazione di teatri e cinema e dalla partecipazione agli eventi in generale. Non so quale sarà il punto di atterraggio di tutto questo, ma sono convinto che ci sarà una progressiva ripresa e che torneremo ai livelli del pre-pandemia. Questo perché, nonostante il gioco online sia più facile e vicino alle generazioni più giovani, è comunque vero che è privo della dimensione sociale, e sappiamo che l’essere umano ha bisogno della socialità. Per questo nei nostri punti vendita che stiamo ristrutturando abbiamo sviluppato nuovi progetti architettonici per renderli più belli, accoglienti e 'sociali'. Puntando sull’intrattenimento anche a prescindere dalla scommessa. L’Italia è un Paese da 8mila comuni e se togliamo le grandi città, nei piccoli centri c’è necessità di luoghi di socializzazione, di punti di incontro. Al di là del gioco. Per questo credo che nei nostri punti vendita si possa e si debba puntare su questi aspetti, creando dei punti di ritrovo. Questa è la direzione, offrire possibilità di incontro alle persone e occasioni di divertimento”.

 

Qual è il nuovo confine tra online e fisico, nel gaming?
Credo che la pandemia abbia soltanto accelerato un processo che era già in corso, che è quello dell’osmosi tra fisico e digitale. Anche se, prima, questo processo veniva visto quasi come un pericolo dal mondo del retail. Oggi invece ci si è resi conto che quel famigerato ‘omnichannel’ è non solo una necessità. Ma è un valore, una vera opportunità. E l’interazione con l’online porta valore all’intera filiera. Oggi tutto questo viene recepito dagli operatori, anche del retail, portando a un nuovo approccio culturale e speriamo che possa essere recepito anche nel futuro e soprattutto dal regolatore”.
 
Da cosa deve partire il processo del riordino?
“Il tema è complesso, perché la situazione attuale è altamente compromessa e si trascina da troppo tempo. Per questo il riordino è urgente, oltre che assolutamente necessario. Chi, come noi, opera in un gruppo multinazionale, si può rendere conto ancora meglio dell’assurdità che viviamo noi nel nostro Paese, in quanto la situazione normativa appare illogica se vista dall’esterno, qualcosa di incredibile. Le aziende hanno bisogno di certezze e di orizzonti temporali estesi per poter programmare i propri investimenti. Servono quindi regole certe ed omogenee, disciplinando il settore in maniera univoca a livello nazionale, da far rispettare anche in maniera rigida e severa, perché chi esce da quelle regole deve pagare”.
 
Come vede l’anno che è appena iniziato per il suo gruppo e per il settore?
“Come Eurobet sono molto fiducioso e ottimista perché so di avere un team di collaboratori che è il meglio che c’è sul mercato. Abbiamo tante idee già in cantiere da diverso tempo, anche nuove, per rilanciare l’online ma anche per svilupparlo, e integrare ancor più i due canali tra loro. Il mercato italiano è uno dei più importanti a livello europeo ed è quindi molto interessante. È un mercato maturo ma che continua ad avere crescite e sviluppi interessanti, producendo opportunità ma soprattutto valore, per tutti. Nell’intero tessuto economico nazionale e non solo all’interno della filiera. Il momento è senz’altro particolare: alcuni operatori omnichannel sono destinati a farla da padroni e il contesto sarà ancora più competitivo e sfidante. Ma questo è il bello del nostro settore, essendo continuamente stimolati a cercare nuove soluzioni per andare incontro alle esigenze del cliente”.
 
Prevede che questo consolidamento del mercato sia destinato a proseguire? Ci sarà un mercato concentrato e ristretto a pochi operatori secondo lei in futuro?
“Credo di sì, perché la dinamica non è esclusiva della nostra industry e un mercato maturo come quello italiano si orienta inevitabilmente verso un consolidamento di questo tipo”.
 
Per quanto riguarda il gioco responsabile, cosa si aspetta dall’applicazione della nuova tecnologia Arc di Entain in Italia?
“Si tratta di un applicativo molto interessante che ci consentirà di intercettare e prevedere in anticipo eventuali comportamenti a rischio di deriva e di comportamenti problematici. Attraverso una serie di parametri possiamo ricevere degli alert sui comportamenti dell’utente e possiamo quindi intervenire in vari modi, per dissuaderlo da quell’atteggiamento a rischio. Si tratta quindi di uno strumento molto potente e molto utile, che ci consentirà di mantenere un’esperienza utente sicura e realmente orientata alla responsabilità. È un qualcosa in cui crediamo moltissimo, anche perché – come purtroppo sfugge spesso all’opinione pubblica e ai detrattori del gioco – per chi lavora in questo settore la necessità è quella di avere e mantenere dei giocatori sani e responsabili, non dei soggetti problematici, la cui esperienza è destinata a finire presto”.
 
Lavorando in un gruppo multinazionale, come considera il settore del gaming italiano rispetto a quello degli altri Paesi e dove lo collocherebbe, in termini di prodotti e servizi ma anche di gioco responsabile?
“Per quanto riguarda il prodotto o i servizi, credo che siamo tra i primi a livello assoluto. Mi accorgo ogni giorno che molte delle cose proposte o realizzate in Italia vengono spesso replicate o mutuate in altri mercati. Per quanto riguarda il gioco responsabile credo che noi e il Regno Unito siamo quelli in fase più avanzata, anche se loro sono forse più avanti in termini di implementazione, mentre in termini di idee e di proposte lo siamo di più noi. Questo perché è innegabile la loro capacità implementativa, unita al fatto che in Regno Unito ci sono molti meno vincoli rispetto a qui. Dobbiamo però dire che il sistema concessorio italiano, attraverso la base di norme e requisiti imposti agli operatori, fa si che il settore sia posizionato un passo in avanti rispetto a tutti gli altri già in fase di partenza. Anche se poi l’onda ‘anti-gioco’ degli ultimi anni, ha un po’ compromesso l’intero sistema di regole italiane”.
 

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