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Gioco e formazione, ecco le regioni in cui risultano attivi i corsi

16 giugno 2025 - 10:54

Seconda parte dello speciale di GiocoNews dedicato alla formazione per gli addetti alle attività di gioco, focus sui corsi avviati fino ad oggi e le iniziative dei concessionari.

Scritto da Fm
© Glenn Carstens-Peters / Unsplash

© Glenn Carstens-Peters / Unsplash

Quasi tutte le regioni prevedono corsi di formazione per i preposti di gioco, ma non tutte li hanno avviati.

È il quadro che risulta dallo speciale di GiocoNews pubblicato sulla rivista di giugno (consultabile integralmente online a questo link).

Dopo la prima parte, focalizzata sui “casi” riguardanti la Campania e il Veneto, ecco la seconda, atta a fornire una panoramica delle regioni dove sono attivi i corsi e delle iniziative promosse dalle associazioni di rappresentanza del comparto e dai concessionari.

I DATI DI SAPAR - Cominciamo dai dati resi disponibili dall'associazione Sapar.
In Abruzzo la prima scadenza del corso di formazione per titolari di locali specializzati e generalisti era fissata per il 10 dicembre 2024 (entro quattro anni dalla legge n. 37 del 2020) ed è contemplato anche l'obbligo di esposizione del certificato attestante la partecipazione al corso. In questo caso le sanzioni vanno da 300 a 1.000 euro per gli esercizi generalisti e da 1.000 a 5.000 euro per i titolari delle sale dedicate.
In Emilia Romagna, regione molto attiva in tal senso, secondo quanto testimonia la frequente pubblicazione di notizie sulla formazione, è necessaria la frequenza di un corso di 16 ore per i titolari e per i preposti delle sale provviste di licenza ai sensi degli articoli 86 e 88 del Tulps entro due anni dal rilascio della stessa. L'obbligo originario era previsto entro l'11 marzo 2015. In questa regione le sanzioni previste vanno da 6.000 a 10.000 euro, in caso di recidiva scatta la sospensione della licenza da 10 a 60 giorni.

In Lombardia è previsto un corso di 4 ore per i titolari e i dipendenti di locali generalisti e specializzati, i nuovi titolari e dipendenti devono assolvere all'obbligo formativo entro sei mesi dal rilascio della licenza; se non si rispetta tale obbligo si rischia una sanzione da 1.000 a 5.000 euro.

Per la Puglia ci viene indicato un corso di 12 ore per titolari e personale operante nei locali specializzati e generalisti, con cadenza biennale. In caso di violazione delle specifiche norme sono previste sanzioni da 6.000 a 10.000 euro, che in caso di recidiva culminano con la sospensione della licenza da 10 a 60 giorni.

Per quanto concerne la Toscana era prevista l'obbligatorietà dei corsi per titolari e dipendenti delle attività di gioco entro il 31 dicembre 2023. In caso di subentro o assunzione di nuovi addetti è previsto l'obbligo di formazione con un corso di otto ore per titolari e dipendenti entro un anno dal cambio di titolarità, pena ammende da 1.000 a 5.000 euro. I Comuni procedono a diffida e se non si adempie alla prima offerta formativa disponibile c’è la chiusura temporanea del locale e vengono posti i sigilli agli apparecchi fino a che non si adempie all’obbligo.
Torniamo infine al Veneto, per cui Sapar ci riferisce di corsi da fare entro il mese appena terminato per titolari di esercizi specializzati e generalisti della durata di 4 ore, che hanno validità triennale dalla data di conseguimento dell’attestato. Dopo il primo anno l'obbligo è esteso anche ai dipendenti. In caso di subentro si ha un anno di tempo dal cambio di titolarità per frequentare il corso. Come rimarcato anche dall'associazione As.tro il costo è pari a 102 euro (100 euro + 2 euro per l'assolvimento dell'imposta di bollo) per ogni singolo frequentante. Il costo è esente da Iva. Per chi non frequenta i corsi sono contemplate sanzioni da comprese fra i 500 e i 1.500 euro e la diffida da parte del rispettivo Comune di appartenenza. Se quindi non si provvede entro 60 giorni s'incorre nello spegnimento degli apparecchi fino a che non si adempie all’obbligo.

I CONCESSIONARI, GLI ESERCENTI E L'IMPEGNO PER LA FORMAZIONE - Oltre a quello delle Regioni, sul fronte della formazione degli addetti alle attività di gioco appare centrale il ruolo di chi opera nel settore. A cominciare dalle rappresentanze dei concessionari, che hanno preso più volte posizione in materia.

L'Acadi - Associazione concessionari di giochi pubblici, ad esempio, insieme con la Confcommercio Bari Bat, nel 2023 ha proposto e siglato con il Comune di Bari un accordo per la realizzazione di un programma formativo sui rischi del gioco patologico avente come finalità non solo quella di prevenire le sanzioni derivanti dalla mancata osservanza del dettato normativo regionale da parte dei gestori e del personale impiegato ma, soprattutto, di rispondere a logiche di prevenzione del fenomeno della ludopatia tra gli avventori delle sale da gioco. Un corso strutturato in tre moduli che verte sia sull’impianto normativo vigente in materia, sia sull’aspetto psicologico della dipendenza da giochi d’azzardo sia, ancora, sulle modalità di prevenzione e riduzione del rischio di ludopatia.

L'Agic - Associazione gioco da intrattenimento in concessione, aderente a Confindustria, attraverso il vicepresidente Giovanni Emilio Maggi ha proposto “l’introduzione di un approccio unico per tutto il territorio nazionale, fondato non più solo sul concetto di 'distanza fisica', ma integrato con il nuovo concetto di 'distanza giuridica' che si fonda su criteri di certificazione dei punti di vendita. Tali criteri risiedono nella capacità di assicurare un’elevata qualità dell’offerta di gioco espressa in termini di caratteristiche degli ambienti, dotazioni tecnologiche, formazione e qualificazione del personale addetto, assistenza ai giocatori problematici, nonché nella vigilanza e nel controllo per scongiurare l’accesso dei minori. Per ottenere questi risultati si renderà necessario uno specifico protocollo operativo, soprattutto per garantire comportamenti e azioni omogenee, nonché azioni di verifica e controllo in corso d’opera. Siamo convinti che l’adozione di questo principio, per gli operatori che intenderanno recepirlo, porterà benefici a tutti e consentirà di migliorare la percezione del settore. Non si tratta di tenere a distanza il gioco, ma di creare ambienti sicuri e qualificati che consentano di escludere comportamenti rischiosi, garantendo un gioco responsabile e controllato”.

La Confcommercio ad esempio ha avviato una collaborazione specifica con la Regione Toscana per lo svolgimento dei corsi di formazione obbligatori per gli operatori, con una parte dedicata alle questioni sanitarie, curata da esperti dei Serd, e una alla parte amministrativa, con la collaborazione dell'Anci: una collaborazione all'epoca salutata con entusiasmo da Egp - Associazione italiana esercenti giochi pubblici  (che è parte di Confcommercio) a cui abbiamo chiesto aggiornamenti in materia. Cosa è emerso? È stato diffuso fra gli iscritti alle sezioni territoriali della Federazione italiana pubblici esercizi un questionario dal quale emerge una situazione alquanto frammentaria.

Secondo il 52,9 percento di chi ha risposto la normativa regionale di riferimento prevede l'obbligo della formazione di chi offre gioco regolamentato, il 23,5 percento riferisce che non lo prevede e la stessa percentuale che l'obbligo è previsto ma che non sono state avviate iniziative in merito.

Alla domanda “La vostra organizzazione territoriale ha attivato/partecipato ad iniziative/corsi in materia di formazione degli esercenti/operatori dell'offerta di gioco regolamentato?” il 55,6 percento ha risposto no, mentre chi ha detto di sì ha riferito che l'attività formativa è stata realizzata al 66,7 percento in aula, al 25 percento da remoto e all'8,3 percento in forma ibrida. Percentuali che cambiano quando la formazione è erogata da altri enti: il 40 percento in aula, un altro 40 percento in forma ibrida, e il 20 percento da remoto.

 

 

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