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Il futuro del gioco, fra rischi occupazionali e investimenti tecnologici

15 maggio 2021 - 07:57

Il lockdown rischia di compromettere l'operatività di quasi la metà delle imprese, con forti ripercussioni su occupazione e legalità, ma il gioco resiste e rilancia. L'analisi della Luiss.

Scritto da Redazione
Il futuro del gioco, fra rischi occupazionali e investimenti tecnologici


Riaperture (o almeno una data certa a cui guardare), sostegni economici - concreti e diretti – e riforme. Sono le richieste che le associazioni rappresentative del gioco, ormai da tanti, troppi mesi, continuano a porre al Governo, per scongiurare il collasso del settore, che ha da poco tagliato il “traguardo” dei 300 giorni di chiusura fra il 2020 e il 2021 e continua a contare i danni causati dal lockdown per il contenimento del Covid. E a resistere. Capace, nonostante tutto, di reggere l'impatto combinato di virus e chiusure, grazie alla solidità delle sue aziende e non solo per via dell'inevitabile crescita del segmento online (dove peraltro l'occupazione è destinata ad aumentare), dando prova di grande consistenza, più che di sola resilienza.
Fronteggiando una sorta di “effetto farfalla”, potremmo dire, richiamando un concetto fisico-matematico, derivato dalla teoria del caso, secondo il quale delle piccole azioni possono contribuire a generare grandi cambiamenti. Nel caso del gioco (dove il “caos”, di certo non manca), dunque, la variazione delle condizioni del sistema provocata dalla pandemia potrebbe portare a grandi conseguenze, come la perdita di posti di lavoro e la diffusione dell'illegalità.

Una situazione grave e seria, come certificato anche dall'Istat, che, nel “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi” pubblicato di recente, vede il 53 percento delle attività connesse a lotterie e scommesse "a rischio operativo" e quasi la metà con una tenuta strutturale in bilico.
Indubbiamente, non c'è più tempo da perdere, come dimostra il contributo della Luiss - Libera università internazionale degli studi sociali,  - protagonista, insieme con Cgia Mestre e Istituto Tolomeo Studi e ricerche - dello speciale pubblicato sulla rivista cartacea di Gioco News di maggio, consultabile integralmente a questo link, di cui vi proponiamo la prima parte.
 
LUISS E IPSOS FOTOGRANO LA FILIERA DEL GIOCO - Il tema è al centro di una ricerca avviata dalla Luiss Business School e da Ipsos, società multinazionale di consulenza e ricerche di mercato, che analizzeranno congiuntamente le evoluzioni del mondo del gioco legale (nell’ambito dell’osservatorio sui mercati regolati), con l’obiettivo di fornire supporto scientifico ai decisori pubblici, all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, alle società concessionarie, agli operatori della filiera, agli stakeholder della società civile. 
A raccontarne modalità e finalità è Raffaele Oriani, docente di finanza aziendale alla Libera università internazionale degli studi sociali “Guido Carli” e componente del comitato scientifico dell’Osservatorio sul mercato regolato.
“Questo progetto ha due principali obiettivi: il primo è quello di fornire una fotografia completa ed allargata della filiera del gioco regolamentato, spiegando come questo non sia limitato al solo mondo dei concessionari ma si basi su una filiera molto più lunga, fra fornitori di tecnologia e di servizi ai distributori, con un indotto molto più significativo in termini dimensionali rispetto al solo mondo del concessionari, sia in termini di fatturati che di occupazione”, sottolinea.
“Ad oggi non esistono studi che affrontano il tema del gioco regolamentato con un approccio di filiera.
Il secondo obiettivo è andare ad analizzare la relazione fra il gioco legale e illegale, con lo scopo di capire come effettivamente una riduzione del primo, che c'è stata con il lockdown, possa essere stata associata ad un aumento del ricorso ai canali illeciti.
Noi stiamo lavorando attraverso un'indagine campionaria realizzata da Ipsos e attraverso indicatori oggettivi per la costruzione di un modello econometrico (atto a verificare la validità di ipotesi in fatto di politica economica, Ndr) che ci consenta di stimare la relazione fra i due poli del gioco.
I risultati verranno resi noti in due fasi: ci sarà un momento intermedio entro maggio, in cui presenteremo il primo report sulla filiera e quindi realizzeremo il nostro primo obiettivo; poi un secondo momento a luglio, con la pubblicazione dei risultati dello studio sulla relazione fra legale e illegale.
I dati sono di diverso tipo: la collaborazione con Ipsos ha permesso di generare dati nuovi con l'indagine sul comportamento dei consumatori durante il lockdown; per definire la dimensione del gioco legale invece abbiamo usato fonti pubbliche come i bilanci delle imprese e ci siamo avvalsi del supporto significativo dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, con la quale abbiamo in atto una forte collaborazione istituzionale, e che ci ha fornito indicatori sull'andamento del gioco illegale, attraverso dati su controlli e denunce”.
 
FRA RISCHIO OCCUPAZIONALE E INVESTIMENTI NELLA TECNOLOGIA - Quanto alle prime stime disponibili, secondo quanto evidenziato da Oriani l'analisi preliminare dell'indagine mette in luce che” l’aumento del mercato illegale potrebbe aver coinvolto fino a 4 milioni di giocatori”, non tutti pienamente consapevoli di questa scelta, mentre sul versante dell'occupazione la filiera risulta impiegare “circa 100mila persone, molte di più dei dipendenti dei concessionari. Cifre che, però, allo stato attuale potrebbero essere 'mascherate' dal ricorso alla Cassa integrazione e dal blocco dei licenziamenti (secondo il decreto Sostegni, in atto fino al 30 giugno, e fino al 31 ottobre per i destinatari dell’assegno ordinario e della cassa integrazione in deroga, Ndr).
Il rischio occupazionale non c'è solo per i dipendenti dei concessionari, ma anche per tutta la rete distributiva, le ricevitorie, i punti vendita non esclusivi, per citare alcuni esempi.
L'impatto della contrazione degli occupati perciò potrebbe essere ben più ampio di quanto si era prefigurato finora, e questo pone ancora maggiore attenzione sul tema delle riaperture”, anticipa il professore della Luiss.
Una parte della ricerca di prossima pubblicazione poi sarà dedicata agli investimenti in ricerca e innovazione delle aziende del gioco, tema che abbiamo affrontato più volte anche su queste pagine.
Il 63 percento delle imprese con oltre 10 addetti - come da stime dell'Istat – infatti ha investito nelle tecnologie digitali, rispetto al 61 percento della media nazionale.
“Tali dati – precisa Oriani – disegnano la percentuale delle imprese afferenti al codice Ateco 92 che investono in tecnologie digitali, e sono importanti soprattutto per una ragione: spesso le aziende del settore, dal di fuori, sembrano gestire un business molto semplice e con un basso livello di tecnologia, ma invece dai numeri emerge che molti prodotti di gioco hanno un contenuto tecnologico elevato e in continua evoluzione, con un costante sviluppo di tecnologie digitali in collaborazione con i fornitori, essendo un settore industriale a tutti gli effetti.
Quindi, stiamo tentando di approfondire con le aziende di quali tecnologie si parla e quanto si investe”.

 

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