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Il ritorno del proibizionismo: la Lega distrugge la slot in piazza e rievoca scenari anni '50

17 aprile 2014 - 11:24

Che il movimento leghista sia caratterizzato da una vena a dir poco nostalgica, al punto da richiamare scenari pre-garibaldini, non è affatto un mistero. Com'è altrettanto noto il modo piuttosto schietto e a volte politicamente informale (spesso sui generis) di agire dei suoi rappresentanti. Ma oggi una testimonianza di entrambi gli aspetti arriva dai consiglieri regionali 'verdi' della Lombardia e in riferimento al gioco pubblico, che merita, secondo loro, di essere “preso a martellate”. Letteralmente. E lo hanno fatto davvero, i consiglieri leghisti, distruggendo a martellate una slot machine in una pubblica esecuzione.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il ritorno del proibizionismo: la Lega distrugge la slot in piazza e rievoca scenari anni '50

 

Il gesto, il cui intento vuole essere chiaramente simbolico, arriva in occasione della discussione in Aula di una proposta di legge al Parlamento per scoraggiare il “gioco d’azzardo elettronico” (citazione testuale). Con un grosso martello, la macchinetta è stata rotta in segno di “lotta alle ludopatie”, di cui si occupa una recente legge regionale. Per mano dei consiglieri Fabio Rolfi e Angelo Ciocca, affiancati dal capogruppo Massimiliano Romeo, e con la slot “martellata”, che è stata messa a disposizione dai gestori di un bar «che hanno deciso di rinunciarvi.  

 

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Ma oltre all'aspetto “scenico” e senza dubbio di impatto, l'iniziativa riporta alla mente un antico scenario. Quello dell'America proibizionista che nel 1950, a Chicago, metteva al rogo (addirittura) i flipper, perché ritenuti apparecchi di azzardo, con una esecuzione pubblica di fronte alla stampa locale (nella foto del Lincoln Daily Courier, si vede lo Sceriffo Clair W. Smith che distrugger i flipper su ordine del giudice dell'Illinois Frank S. Bevan).

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O il succcessivo rogo 'storico' delle slot machine, del novembre 1960, nel comune di Lincoln, su ordine del Procuratore Darrell Klink.

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Ecco quindi che il gesto dei consiglieri leghisti si rivela un nostalgico dejà-vu, ma che impone riflessioni. In primis, perché lo storia ha già spiegato quali siano stati gli effetti del proibizionismo americano, tutt'altro che positivi. Ma anche volendo ridurre il gesto a una mera azione simbolica, la preoccupazione rimane e, anzi, diventa maggiore. Non solo perché i consiglieri non hanno scelto un prodotto di gioco illecito per le loro rimostranze, portando in piazza, al contrario un prodotto di Stato, ma anche, e soprattutto, per il rischio concreto di istituzionalizzare un atto vandalico, e in nome della tutela pubblica per giunta.

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