Tra le donne che lavorano in posizioni di vertice nel comparto del gioco pubblico italiano c’è Adelaide Ortenzi, direttore generale del consorzio di Gestori Criga è responsabile dell’altra società consortile Get Network. Una donna che ben conosce l’industria del gioco, dove lavora da anni, è che conosce altrettanto bene le difficoltà che intra il “gentil sesso” nel comparto. Come spiega lei stessa in questa intervista.
Da donna esperta del settore, che impressione hai della parità di genere all’interno dell’industria del gaming?
"È un tema sicuramente ancora molto lontano nel settore, purtroppo. E' evidente e si manifesta in vari fattori. Naturalmente questo accade perché è un tema culturale e molto più generale, che non riguarda solo il nostro mondo. E anche per questo, come conseguenza di un approccio e di un’impostazione culturale generale, questo settore ha una lunga tradizione di predominio maschile. Parliamoci chiaro: oggi sono pochissime le donne in posizione di vertice anche e soprattutto nelle piccole e media imprese che operano nel comparto. Per esempio tra i gestori o i produttori. E, peggio ancora, una donna difficilmente potrebbe vedersi alla guida di un’azienda di questo tipo, oltre a non poter essere probabilmente considerata idonea dagli altri (uomini)”.
Con quante donne ti confronti nel tuo lavoro quotidiano?
“Nelle riunioni operative dei nostri consorzi, Criga e Get Network, possiamo contare tre donne in totale, compresa me, tra centinaia di aziende. Questo perché nella compagine societaria dei due gruppi ci sono quasi solo uomini nelle posizioni di vertice, anche se nei ruoli al di sotto di quello di comando si trovano spesso moltissime donne. Da notare però che anche quando si tratta di delegare qualcuno, in caso di impossibilità a partecipare a una riunione, quasi mai viene indicata una donna”.
Cosa bisogna fare, secondo te, per cambiare questa situazione?
"sicuramente il tema non è di facile e rapida soluzione. Avendo a che fare con un settore prettamente maschile è difficile cambiare gli equilibri attuali, tanto più dovendo andare a sradicare una tradizione antica e un’impostazione culturale, appunto. Forse, come dicevo prima, anche perché il settore risulta di poco di appeal per le donne, che sicuramente possono più semplicemente svolgere ruoli di direzione, piuttosto che di “comando” generale”.
Qual è stata la tua esperienza generale in questo settore? Hai avuto difficoltà a ricavarti un tuo spazio e pensi di aver dovuto faticare più di un uomo?
“Personalmente ho avuto la fortuna di avere dei maestri che hanno sempre riconosciuto e valorizzato il ruolo della donna. sicuramente mi sono impegnata tanto e senza dubbio più degli uomini, perché il fatto di essere donna in questo sistema paese più che in questo settore non consente a noi donne di emergere facilmente. Sicuramente non nello stesso modo rispetto agli uomini”.
Credi che sia possibile un cambiamento da questo punto di vista per il settore?
“Credo che sia possibile anche se non sarà senz’altro immediato proprio per le considerazioni fatte poco fa. Sono però convincerà che il ruolo della donna nel settore è molto legato all'accezione culturale legata al mondo del gioco. Se tutti lavorassimo di più e meglio sull'immagine del settore in generale, i benefici si avrebbero anche per le donne. E a quel punto, se il settore fosse visto come un normale comparto economico e produttivo, allora per una donna non risulterebbe più assurdo lavorare alla guida di un’azienda di questo tipo”.