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Bingo, CdS: 'Nessun indennizzo all'azienda attendista'

10 maggio 2021 - 16:22

Il Consiglio di Stato respinge la richiesta di risarcimento di una società che, per un ritardo del comune di Vicenza, non ha mai aperto la sua sala bingo.

Scritto da Daniele Duso

Il comune perde tempo? Nessun risarcimento se l'imprenditore non si attiva contro l'inerzia dell'amministrazione. In estrema sintesi è questa la sentenza con la quale in Consiglio di Stato ha confermato una precedente sentenza del Tar del Veneto, non riconoscendo alcune risarcimento ad un imprenditore che, nonostante un esborso di quasi 2 milioni di euro, non è mai riuscito ad aprire la "sua" sala bingo.

La vicenda ha origine addirittura 20 anni fa, quando la Giomax S.r.l.affitta l'ex cinema Palladio di Vicenza con l'idea di farne una sala bingo. L'amministrazione dà parere favorevole al progetto, vincolando però il cambio di destinazione d’uso dell'ex cinema all'apertura di un parcheggio nelle vicinanze, il “Park Verdi”.

La Giomax procede allestendo la sala e ottenendo la concessione (l'8 febbraio 2003, pagando tutti gli oneri); infine costruisce il parcheggio (aperto nel dicembre 2003), ma manca il parere del Consiglio comunale sul cambio di destinazione d'uso, che tarda ad arrivare. A questo punto la Giomax, il 7 dicembre 2004, invia una diffida al Comune chiedendo all'amministrazione di procedere riservandosi, in caso contrario, una “richiesta d'intervento sostitutivo al competente organo regionale” ed una “azione giudiziale innanzi ad ogni autorità competente”.

Passano ancora dei mesi e si arriva al 2 aprile 2005, quando l’Amministrazione dei monopoli comunica alla Giomax l’avvio del procedimento di revoca della concessione, puntualizzando che l’attività si sarebbe dovuta iniziare entro quindici giorni dall’esito del collaudo (20 dicembre 2002). Impossibile, dato che manda l'ok del Comune.

Fatto sta che decade la concessione. L'azienda, di fatto, perde circa 2 milioni di euro tra canoni di locazione, ristrutturazione e allestimento sala, costruzione del parcheggio, pagamento degli oneri della concessione. Sono proprio 2 i milioni che la Giomax chiede all'amministrazione, ricevendo una sentenza contraria da parte del Tar del Veneto.

E si giunge all'oggi. La Operbingo Italia S.p.A., che nel frattempo ha assorbito la Giomax, si appella al Consiglio di Stato, ma ne esce con le ossa ancora più rotte. Il Cds non solo conferma la pronuncia del Tar affermando che nessun risarcimento è dovuto, ma obbliga anche l'appellante a versare 10mila euro all'amministrazione vicentina per le spese di giudizio.

Il motivo? Innanzitutto il fatto che l'azienda ha solo diffidato il Comune, nel 2004, senza procede in nessun modo, quando avrebbe dovuto (e potuto) chiedere l'intervento sostitutivo al competente organo regionale e avviare un'azione giudiziale contro il Comune di Vicenza. Non fa testo il fatto che i rappresentanti politici dell'Amministrazione si fossero mostrati disponibili nei confronti dell'azienda, dato che i politici "non hanno nella materia in esame competenze di amministrazione attiva, e quindi non potevano certo suscitare un affidamento su futuri provvedimenti che non avrebbero potuto adottare, né ordinare di adottare". Ma in particolare il CdS rileva che mancava il nulla osta acustico (importante per un'attività aperta al pubblico anche in orari serali) e soprattutto il fatto che al rilascio della concessione da parte di Adm il parcheggio non era ancora pronto.

Solo una serie di sfortunate concause, oltre a qualche leggerezza, quindi, hanno portato la Giomax a sborsare nel tempo una cifra di quasi 2 milioni di euro, senza contare il mancato guadagno, escludendo l’illecito produttivo di danno da parte del Comune.

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