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Dia sequestra 20 milioni di beni a imprenditore: sale gioco nel mirino

19 febbraio 2019 - 08:26

La Dia di Reggio Calabria sequestra 20 milioni di euro beni a un imprenditore contiguo alla ‘ndrangheta, fra cui società del settore delle sale gioco.

Scritto da Redazione

Venti milioni di euro di beni, fra cui immobili, aziende attive nei settori della grande distribuzione alimentare, del commercio di automezzi, delle costruzioni e sale da gioco. Li ha sequestrati la Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria eseguendo un provvedimento emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del direttore della Dia e sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Dda, nei confronti di un imprenditore molto noto nel settore della grande distribuzione alimentare e del commercio di autovetture.

 

Nel provvedimento odierno, si legge in una nota della Dia, “la sezione Misure di prevenzione ha riconosciuto la sua pericolosità sociale per la stretta vicinanza con la ‘ndrangheta, tratta principalmente dalle risultanze del procedimento denominato 'Fata Morgana' (poi confluito nel procedimento 'Ghota'), nell’ambito del quale è stato arrestato nel 2016. In quel contesto investigativo gli è stato contestato: di avere fatto parte della cosca Libri, ponendosi, all’esito della guerra di mafia, quale espressione della ‘ndrangheta nel settore della grande distribuzione alimentare e, più in generale, dell’imprenditoria; di aver turbato il regolare svolgimento delle pubbliche gare nell’affare che consentiva ad un altro imprenditore di inserirsi nel consorzio dei commercianti del centro commerciale 'La Perla dello Stretto' di Villa San Giovanni (Rc)”.
 
Per tale vicenda, l'imprenditore è stato condannato, con sentenza di primo grado emessa nel marzo scorso dal Gup di Reggio Calabria, a 13 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa e turbata libertà degli incanti, aggravata dal metodo mafioso.
L’odierna attività, “grazie ad accurate investigazioni patrimoniali svolte dalla Dia sull’intero patrimonio dell’imprenditore, ha, altresì, consentito di acclarare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati, idonei a dimostrare, secondo i giudici della Sezione Misure di Prevenzione, che gli stessi siano da ritenersi 'geneticamente' viziati e non considerabili'”, conclude la nota.
 

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