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Gioco, Lazio: corsa contro il tempo per prorogare la legge, gli appelli di Filcams Cgil e Fipe

01 luglio 2022 - 10:05

Nel Lazio si moltiplicano gli appelli per fermare l'entrata in vigore del distanziometro per le attività di gioco prevista il 28 agosto: la parola a Filcams Cgil e Fipe.

Scritto da Fm

Due sono i territori sotto l'attenzione degli operatori del gioco pubblico nelle prossime settimane, in virtù dell'imminente entrata in vigore dei distanziometri locali: la provincia di Trento, di cui abbiamo scritto giusto un paio di giorni fa, annunciando la ripresa del confronto fra il Consiglio e l'associazione Sapar, e il Lazio, entrambi nel mese di agosto.

Nel primo caso ad essere rischio, dal 12 del mese, sono le sale dedicate poste nelle vicinanze dei "luoghi sensibili", come già accaduto due anni fa per i locali generalisti; nel secondo caso la data da tenere d'occhio è il 28, quando è prevista l'attuazione delle norme introdotte dal Collegato di bilancio nel 2020, che hanno reso retroattivo, quindi applicabile anche alle autorità già autorizzate, quanto previsto dalla legge regionale varata nel 2012: il divieto di gioco, in un raggio di 500 metri da luoghi sensibili come scuole, strutture sanitarie, luoghi di aggregazione ed edifici di culto.

 

Il confronto fra industria e politica per fermare queste due spade di Damocle è avviato in ambedue i casi, e la prossima settimana potrebbe essere importante e, forse decisiva, ma è nel Lazio, in particolare, che si moltiplicano gli appelli per tutelare gli occupati del settore, dopo le volontà di “mediazione” e di trovare “soluzioni che scongiurino la chiusura di tante attività e la perdita di migliaia di posti di lavoro” espresse da Marietta Tidei, presidente della commissione Sviluppo economico e attività produttive della Regione. 
 
"Le aziende si troverebbero ad avviare procedimenti di licenziamento per la chiusura delle filiali sul territorio - spiega Ahana Serafimof, Filcams Cgil Roma e Lazio - che nella nostra regione sono molte, vista la presenza delle sedi centrali di diverse aziende del settore. Abbiamo stimato tra i 12 e i 16 mila lavoratori nel Lazio, tra diretti e indotto".
 
Quello che chiedono i sindacati è di posticipare l'attuazione di questa norma, aspettando la definizione di una regolamentazione a livello nazionale del gioco legale, prevista per il prossimo anno. Ma la richiesta di incontro avanzata alla Regione Lazio per affrontare l'argomento è stata ignorata e, dopo un mese di attesa, sta per partire un sollecito all'indirizzo del governatore.
 
"È certamente necessario mettere ordine in un settore che ha luci ed ombre, ma il distanziometro è un provvedimento che lo ridimensiona drasticamente senza approfondirne in nessun modo le criticità e senza valutare le ripercussioni che avrebbe sull'occupazione", aggiunge la funzionaria.
Una misura poi che, nel tentativo di tenere sotto controllo le patologie legate al gioco, potrebbe aprire nuovi spazi all'illegalità, nella quale i giocatori compulsivi si rifugerebbero e dove i profili patologici sarebbero liberi di proliferare fuori da qualsiasi forma di controllo. Non solo quindi non rappresenterebbe una soluzione al problema ma finirebbe per esacerbarlo, offrendo allo stesso tempo nuove opportunità alla gestione illecita del gioco. 
L'allontanamento delle attività di gioco dalla densità di luoghi sensibili dei centri urbani traccia poi un moto di ghettizzazione periferica dell'esercizio ludico, che andrebbe a concentrarsi ai margini, secondo un disegno socialmente discutibile.
Ma il punto più importante e dolente resta comunque l'impatto che la norma avrebbe dal punto di vista occupazionale.
"È difficile fare una stima di quante lavoratrici e lavoratori potrebbero essere coinvolti in procedimenti di licenziamento collettivo, sicuramente migliaia", dice Ahana Serafimof. 
Più semplice invece constatare il generale scarso riguardo riservato agli addetti del settore, colpiti in qualche modo, indirettamente, dallo stigma della ludopatia, che getta impropriamente un'ombra su una professione esercitata dignitosamente da anni, mettendo in dubbio il diritto alla continuità occupazionale e a rischio il reddito di migliaia di famiglie.
 
Sul caso Lazio interviene anche la Fipe, Federazione Italiana pubblici esercizi di Confcommercio.
“La legge regionale del Lazio sul gioco legale sono porterà alla chiusura di oltre 5mila punti gioco tra sale specializzate, bar e tabacchi con ricadute occupazionali per quasi 13 mila lavoratori”, si legge in una nota.
“Per come è scritta la legge regionale, senza interventi si desertificherà l’offerta regolamentata di gioco”, afferma Emmanuele Cangianelli, consigliere nazionale Fipe e presidente di Egp, organizzazione di categoria degli esercenti di giochi pubblici . “La legge – spiega Cangianelli – è pericolosa perché potrà avere effetti tanto sulle sale specializzate, che ovviamente dovrebbero interrompere le loro attività, quanto sugli esercizi che hanno altre attività principali, che contribuiscono con l’offerta di gioco a far quadrare i conti. Ad esempio, i bar che offrono apparecchi a piccola vincita sono in genere quelli di prossimità, a conduzione familiare: tra il 2019 ed il 2021 si sono chiuse oltre 1.400 di queste attività ed i dati Unioncamere – Adm ci indicano come quelle che hanno dismesso apparecchi chiudono ad un ritmo doppio di quelli che non ne avevano. L’effetto della legge per queste attività riguarderebbe altri 3.000 bar e caffetterie in Regione”.
 
La legge, secondo Fipe, “non piace nemmeno alla Società italiana di psichiatria. Da uno studio pilota realizzato nel territorio laziale è emerso che ‘vietare il gioco nelle aree urbane finisce, paradossalmente, per favorire la compulsività delle persone affette da disturbo da gioco d’azzardo patologico, poiché li isola dallo sguardo degli altri e dal conseguente stigma’”.
 

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