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Relazione Dia: 'Totem e Ctd fra gli interessi della criminalità organizzata'

17 luglio 2020 - 08:09

Un focus (anche) sul gioco nella Relazione del ministro dell’Interno al Parlamento sull'attività e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia a fine 2019. Vietato abbassare la guardia.

Scritto da Redazione

Gestione di centri trasmissione dati (Ctd), installazione di totem, imposizione di apparecchi negli esercizi commerciali, estorsioni ai danni dei concessionari.

Sono alcune delle “attività” preferite dalla criminalità organizzata secondo la Relazione del ministro dell’Interno al Parlamento sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia nel periodo compreso fra luglio e dicembre 2019, appena pubblicata.

Le investigazioni degli ultimi anni, si legge nella Relazione, “restituiscono, in maniera evidente, il segnale di un allargamento delle prospettive, sempre capace di intercettare i settori potenzialmente più redditizi. Tra questi, si è imposto il settore dei giochi e delle scommesse, attorno al quale sono andati a polarizzarsi gli interessi di tutte le organizzazioni mafiose, dalla camorra alla ‘ndrangheta, dalla criminalità pugliese a cosa nostra, in alcuni casi addirittura consorziandosi tra di loro”.

Segnali, questi, che dovrebbero sensibilizzare politica e istituzioni a non mollare la presa e tenere alta la guardia contro l'illegalità, partendo proprio dal presidio e tutela della rete del gioco pubblico, indispensabile per contrastare il mercato illecito.

 

LE ESTORSIONI E L'USURA - Per quanto attiene all’ambito propriamente illegale connesso al gioco, “occorre fare riferimento, in primo luogo, alla tradizionale attività estorsiva ai danni delle società concessionarie, delle sale da gioco e degli esercizi commerciali, soprattutto bar e tabaccherie, in cui si esercita il gioco elettronico. Altrettanto frequente è poi l’imposizione degli apparecchi negli esercizi pubblici da parte di referenti dei clan o l’alternativa, offerta alle vittime, di consentire l’installazione ad altri, a fronte, però, del pagamento di una somma mensile per ogni apparecchio. C’è poi un ulteriore aspetto dai drammatici risvolti sociali: le mafie approfittano dei giocatori affetti da ludopatia, concedendo loro prestiti a tassi usurari. Si genera così, un circolo vizioso, in cui alla dipendenza dal gioco si somma la “dipendenza” economica dai clan”.
 
LE SCOMMESSE ILLEGALI - La direttrice illegale in esame si sviluppa, a sua volta, su più piani. Oltre a quello legato al territorio e alle connesse condotte estorsive, ce n’è “un altro più sofisticato, che richiede competenze elevate. Si tratta della gestione delle scommesse sportive e giochi online realizzata, attraverso i cosiddetti centri di trasmissione dati (Ctd), su piattaforme collocate all’estero. Il tutto architettato da soggetti sprovvisti delle previste concessioni o autorizzazioni che operano su siti web collegati a bookmaker esteri.
Bookmaker 'pirata' o, in alcuni casi, autorizzati a effettuare la raccolta a distanza, in forza di licenze rilasciate da Autorità straniere che non tengono conto dei gravi precedenti penali di cui tali soggetti risultano gravati in Italia. Spesso, per rendere più difficoltosa l’individuazione dei flussi di giocate, i server vengono collocati in Paesi off-shore o a fiscalità privilegiata e non collaborativi ai fini di polizia. Si tratta di un circuito totalmente 'invisibile', in cui i brand raccolgono puntate su giochi e scommesse, restando ignoti al Fisco”, ricorda la Direzione investigativa antimafia.
Tra le forme di gioco illegale, “oltre agli ambiti di maggiore complessità, tra cui il match fixing, rientrano anche strutture da gioco tecnicamente più semplici, come i cosiddetti totem, la cui installazione negli esercizi pubblici è vietata: si tratta di terminali informatici che, attraverso il collegamento internet, consentono la fruizione del gioco mediante piattaforme collocate all’estero, accedendo quindi a server stranieri i cui gestori non sono soggetti agli stessi obblighi di identificazione e tracciabilità previsti dalla normativa o nazionale.
Possono essere qualificati come totem anche normali computer messi a disposizione dei clienti, collegati a siti non autorizzati di giochi e scommesse online sfuggendo, così, ai previsti controlli sulle vincite e sugli utilizzatori. Ovviamente, i siti online illegali hanno maggior successo presso il pubblico rispetto a quelli legali perché, non soggiacendo ad imposizione fiscale, possono offrire quotazioni maggiori e vincite più alte”, viene rimarcato nella relazione.
 
“GIOCATE ILLEGALI, PROFITTI RILEVANTI” - Era quindi scontato - considerati i volumi, sempre crescenti, della domanda - che, “accanto all’offerta del gioco regolare controllato dallo Stato, le consorterie puntassero a sviluppare una 'filiera parallela', utile sia ad ottenere un nuovo canale da cui ottenere alti profitti, sia per riciclare i capitali illegali.
Stimare il giro d’affari del gioco illegale è difficile, anche perché ci troviamo di fronte a delle vere e proprie holding criminali, che operano su scala internazionale. Tracciare e quantificare, quindi, tutte queste movimentazioni diventa estremamente complicato. Il volume di giocate illegali, e quindi di profitti, è però rilevante.
Basti pensare all’entità dei patrimoni sequestrati ai referenti delle cosche che gestivano le scommesse, nell’ordine di decine, più spesso di centinaia di milioni di euro. Patrimoni che sono stati investiti e riciclati in tutta Italia e all’estero. Un ulteriore dato della dimensione del fenomeno può essere colto dall’attività dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. A luglio 2015, l’Agenzia aveva oscurato 5.436 siti di scommesse non autorizzati, mentre al dicembre 2018 i siti di gioco confluiti nella black list dell’Agenzia risultavano saliti a 8.009.
La congiunzione tra l’ambito propriamente illegale, sinora descritto, e quello del settore del gioco legale, comunque d’interesse delle organizzazioni mafiose, passa attraverso tutta una serie di attività che si collocano nel mezzo tra le due e che vanno a coprire diversi ambiti connessi ai giochi.
Le numerose indagini svolte sul territorio hanno evidenziato, infatti, la capacità delle organizzazioni criminali di lucrare sulle attività indirette e collaterali al settore, si è detto dei prestiti ad usura elargiti ai giocatori, cui si aggiungono l’imposizione di lavoratori e fornitori di beni e servizi e gli investimenti nelle strutture alberghiere e in locali di intrattenimento.
Investimenti, quest’ultimi, realizzati delocalizzando all’estero la sede legale delle imprese. Si arriva addirittura a casi in cui le organizzazioni criminali, con la complicità di gestori delle ricevitorie o delle agenzie di scommesse, hanno acquistato, anche a prezzi maggiorati, biglietti vincenti di concorsi e lotterie nazionali, per riciclare i proventi di altre attività illecite”.
 
L'INFILTRAZIONE NEL GIOCO LEGALE - Queste condotte fanno da ponte, come accennato, verso la seconda direttrice altrettanto importante per le mafie, quella dell’infiltrazione del gioco legale.
Secondo quanto si legge nella Relazione della Dia, “le condotte criminali puntano proprio a inserirsi in questa filiera e sono per lo più finalizzate all’alterazione dei flussi di comunicazione dei dati di gioco, dagli apparecchi al sistema di elaborazione del concessionario.
Grazie a questo meccanismo la criminalità si appropria non solo degli importi di spettanza dei Monopoli a titolo di imposta, ma anche dell’aggio del concessionario che è direttamente proporzionale al volume delle giocate.
Le modalità di manipolazione sono numerose, da quelle più raffinate - attraverso svariate tecniche di introduzione abusiva nel sistema telematico - a quelle più semplici di scollegare le apparecchiature dalla rete pubblica.
Fondamentale risulta l’apporto di figure dotate di specifiche competenze tecniche, in grado di sfruttare al meglio le nuove tecnologie informatiche. Queste figure sono funzionali alla manomissione degli apparecchi da gioco (agendo sulle schede elettroniche), allo scopo di eliminare il collegamento alla rete dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e quindi far registrare un minor numero di giocate per sottrarsi all’imposizione fiscale, alterando anche le percentuali minime di vincita previste dai regolamenti. In sostanza, pur risultando regolarmente collegate alla rete telematica dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, le slot machines e le video lottery (Vlt) trasmettono solo parzialmente i dati relativi alle giocate, consentendo, in tal modo, una gestione “separata” illecita delle giocate realmente effettuate, sottratte così all’imposizione tributaria”.
 
IL FOCUS SU BINGO E IPPICA - Oltre al settore delle slot machines e delle video lottery, “anche le sale bingo rappresentano un comparto legale di grande interesse per la criminalità organizzata, al punto che le concessioni sono state acquistate, in molti casi, a prezzi maggiorati.
Un altro settore infiltrato è quello delle competizioni ippiche, in cui sono state registrate irregolarità nella gestione delle scommesse presso le ricevitorie, nell’alterazione dei risultati, attraverso accordi occulti tra scuderie o driver e col doping.
Non si escludono, poi, illiceità nel meccanismo autorizzatorio, laddove '…possono poi entrare in gioco relazioni corruttive/collusive con i pubblici ufficiali che devono rilasciare autorizzazioni o effettuare controlli…'.
Dalla disamina di tutta la filiera del gioco legale emerge chiaramente come le mafie puntino non solo ad avere ingenti profitti, ma anche a creare una rete funzionale al riciclaggio dei capitali illeciti. Un problema, quello del riciclaggio attraverso il gioco, rispetto al quale è progressivamente maturata la consapevolezza, da parte delle istituzioni, nazionali e comunitarie, di intervenire normativamente per meglio regolamentare il sistema”.
 
DA NORD A SUD - La Relazione quindi passa in rassegna le più recenti evidenze di analisi e giudiziarie emerse nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa, “iniziando la disamina dalle interferenze della camorra in Campania (a cui spetta, se non altro sotto il profilo storico, la primazia nel settore in esame), per poi passare alla Sicilia, alla Calabria, alla Puglia e alla Basilicata, regioni in cui, da tempo, le consorterie manifestano un profondo interesse nel business del gioco illegale e delle scommesse". È stato poi tracciato "un quadro di situazione delle aree del centro e del nord del Paese, necessario per comprendere l’estensione del fenomeno. La descrizione delle indagini concluse negli ultimi anni darà conto, ancora una volta, dell’esigenza manifestata dai clan di proiettare il proprio interesse, in tale ambito, anche fuori dalle aree a tradizionale insediamento, 'colonizzando' intere parti della filiera al centro e al nord del Paese.
Si è quindi ritenuto utile dedicare un paragrafo all’operatività dei sodalizi “in proiezione”, fortemente contrastati, negli ultimi anni, dall’azione giudiziaria delle Dda del centro-nord, in particolare quelle di Roma, Torino, Genova, Milano e Bologna”.
 
IL PARALLELISMO CON IL MERCATO DELLA DROGA - Nelle conclusioni, la Dia evidenzia quanto le mafie riescano a coniugare perfettamente tradizione e modernità. “Il gioco ne è la massima espressione, perché ai sistemi tradizionali di scommessa i clan affiancano quelli più sofisticati sulle piattaforme online. Le inchieste riportate dimostrano che l’infiltrazione del settore appartiene indistintamente a tutte le organizzazioni, che operano spesso in sinergia. Nel 'paniere' degli investimenti criminali, il gioco rappresenta uno strumento formidabile, prestandosi agevolmente al riciclaggio e garantendo alta redditività: dopo i traffici di stupefacenti è probabilmente il settore che assicura il più elevato 'ritorno' dell’investimento iniziale, a fronte di una minore esposizione al rischio.
Nel tempo, si è infatti assistito alla progressiva limitazione dell’uso della violenza nell’ambito di questo settore, sostituita da proficue relazioni di scambio e di collusione finalizzate a infiltrare economicamente e in maniera silente il territorio. Con una metafora, si può dire che le mafie prediligono, oggi, il click-click del mouse al bangbang delle pistole.
Una infiltrazione 'carsica' certamente agevolata dallo sviluppo di meccanismi sofisticati, quali la gestione di piattaforme illegali di scommesse online, raggiungibili attraverso siti web dislocati in Paesi esteri, privi di concessione per operare in Italia.
Un sistema, questo, che richiede il contributo di figure professionali specializzate, in grado di applicare le nuove tecnologie informatiche e di adattarsi – per aggirarlo - all’evoluzione del quadro normativo di riferimento. Si tratta di soggetti spesso formalmente “esterni” alle organizzazioni, ma necessari.
Sono figure professionali che rappresentano il punto di cesura tra la mafia della tradizione – la stessa che nel passato ricercava bravi chimici per raffinare la droga – e quella che sempre più diffusamente si manifesta come mafia imprenditrice, che adotta modelli manageriali per la gestione delle risorse e per intercettare settori economici emergenti. Altro elemento saliente - sempre più ricorrente nelle inchieste delle Procure italiane - è dato dai rapporti di alleanza funzionale tra consorterie appartenenti a matrici mafiose diverse. Sono, infatti, sempre più frequenti i casi in cui le organizzazioni, anche al di fuori dalle regioni di origine, per massimizzare i profitti gestiscono gli affari connessi al gioco stringendo veri e propri patti criminali.
Se da un lato la Camorra è quella con un interesse storicamente più risalente, la ‘ndrangheta ha certamente 'recuperato terreno' negli ultimi anni, operando anche nel settore dei giochi alla stregua di una vera e propria holding criminale, riconosciuta per la sua affidabilità.
Sembra, infatti, aver traslato su questo settore i metodi e l’organizzazione gerarchico-piramidale già adottata nel traffico internazionale di stupefacenti. Perché l’evoluzione del settore dei giochi e delle scommesse illegali si gioca proprio sul piano internazionale, esattamente come i traffici di stupefacenti.
Con una differenza, che rende il gioco più conveniente: all’estero, la logistica della droga richiede basi stabili, meccanismi corruttivi, infiltrazioni negli spazi doganali, carichi di copertura, ecc…; per realizzare affari milionari nel settore dei giochi basta stabilire la sede legale di una società in un paradiso fiscale e un server che raccoglie e gestisce le giocate in un Paese non collaborativo. Allo stesso tempo, il gioco crea un reticolo di controllo del territorio, senza destare allarme sociale. E anche in questo caso il parallelismo con gli stupefacenti è d’obbligo.
La disseminazione dei punti di raccolta scommesse è paragonabile alla rete di pusher di una piazza di spaccio, con l’evidente differenza che i primi raccolgono denaro 'virtuale'- senza destare clamore - immediatamente canalizzato all’estero e quindi più facile da riciclare; i secondi raccolgono somme minime, con forte esposizione all’azione di Polizia. Somme che per essere riciclate nei circuiti legali, comportano costi notevoli.
Solo per rendere l’idea di quanto sia permeato, in alcuni territori, il controllo del gioco, vale la pena di richiamare l’operazione 'Golden Goal', conclusa qualche anno fa contro il clan camorrista D’Alessandro della provincia di Napoli. Dalle indagini è emerso che le scommesse su siti internet illegali venivano accettate 'sulla parola', con una semplice telefonata. I giocatori potevano usufruire di un 'conto aperto', senza che fosse prima depositato del denaro. Un sistema con il quale la camorra dava apparentemente fiducia al giocatore. In caso di perdita, però, la giocata doveva essere saldata con cadenza settimanale, pena la ritorsione violenta dell’organizzazione criminale.
Un controllo che punta ad alterare anche l’esito delle competizioni sportive, specie di quelle delle serie minori di calcio, allo scopo di trarre maggiori profitti o di non subire perdite.
Se l’infiltrazione nel gaming online appartiene trasversalmente a tutte le organizzazioni – che non a caso si sono 'consorziate' in più occasioni per fare affari - quella nel settore delle corse ippiche sembra appannaggio prevalentemente di Cosa nostra.
I riscontri in proposito sono numerosi, ma su tutti assume un valore emblematico l’operazione 'Corsa nostra', la cui denominazione è altamente evocativa degli interessi delle famiglie in questo settore. Si viene così a generare un fiume di denaro che necessita di essere riciclato. L’entità dei patrimoni sequestrati ai referenti delle cosche che gestivano le scommesse, nell’ordine di decine, più spesso di centinaia di milioni di euro, compresi quadri di artisti del calibro di Giorgio De Chirico, Antonio Ligabue e Renato Guttuso, danno la misura del fenomeno”.
 
ANTI-RICICLAGGIO, “ALLINEARE NORMATIVE PENALI” - Patrimoni che sono stati investiti e riciclati in tutta Italia e all’estero. È proprio puntando al contrasto al riciclaggio internazionale che sarà possibile arginare anche la diffusione del gioco illegale. “Un passo in avanti importante c’è stato, sul piano nazionale, con l’obbligo per i prestatori di gioco di effettuare le segnalazioni di operazioni sospette. Un obbligo confermato anche dalla V direttiva antiriciclaggio.
C’è poi l’aspetto legato alle concessioni, in molti casi rilasciate in Paesi che richiedono requisiti meno stringenti sul piano delle condotte ostative. Tra queste, paradossalmente, potrebbe non essere presa in considerazione l’associazione di tipo mafioso, proprio perché reato non riconosciuto negli altri ordinamenti. Sarebbe, pertanto, auspicabile, anche con riferimento al settore in argomento, un allineamento delle normative penali. La mancanza di una visione strategica comune, anche solo a livello europeo, non ha sinora permesso di realizzare nel settore dei giochi e delle scommesse un corpus normativo condiviso. A ciò si aggiunga, in alcuni Paesi, anche europei, la ridotta percezione della gravità del 'problema mafia'.
All’estero, infatti, l’attenzione investigativa viene generalmente focalizzata non tanto sull’organizzazione criminale (cluster) ma sui 'reati-scopo', in primis il traffico di stupefacenti. Di certo non sul controllo illecito del gioco d’azzardo, che non comporta (almeno in apparenza) allarme sociale”, puntualizza la Dia.
Una regolamentazione condivisa a livello europeo, “finalizzata a bandire il gioco illegale in tutte le sue forme, avrebbe molteplici effetti positivi sotto il profilo della tutela dell’ordine pubblico, della sicurezza urbana, della salute e della collettività, della libertà di attività economica, della protezione delle fasce deboli di consumatori (tra cui i minori) e, non ultimo, sul piano della prevenzione delle ludopatie, fondamentale per contenerne i costi sociali, economici e psicologici derivanti dal gioco d’azzardo, specie se illegale. Un aspetto, quest’ultimo, che incide fortemente sulla vita del giocatore e dei suoi familiari.
Chi gioca illegalmente è consapevole di far parte di una filiera illecita. Tuttavia gioca. E gioca senza rendersi pienamente conto, tra l’altro, che molto spesso il software del gioco è manomesso, cosicché le possibilità di vincita si riducono fino ad annullarsi. In tal senso, sarebbe utile avviare una campagna mediatica di sensibilizzazione verso i consumatori, che metta in evidenza tale criticità. Un impegno certamente per le istituzioni pubbliche, volte a garantire al cittadino l’esercizio di un gioco più responsabile, associato ad un contrasto deciso e determinato delle filiere criminali “.
 
LE CONSEGUENZE DEL LOCKDOWN – La Relazione quindi fa un passaggio sui risvolti dell'emergenza Covid-19, e delle “conseguenze” sulle attività commerciali, rese più vulnerabili dal prolungato lockdown.
“In tale quadro, l’attuale grave crisi sanitaria si presenta per le organizzazioni criminali come una 'opportunità' per ampliare i propri affari, a partire dai settori economici già da tempo infiltrati, per estendersi anche a nuove tipologie di attività.
In questo momento appare opportuno mantenere alta l’attenzione sui settori che più di altri hanno sofferto l’immobilità commerciale e che nel recente passato sono risultati nelle mire della ‘ndrangheta. A cominciare dai commercianti al minuto, agli alberghi, ai ristoranti, alle pizzerie, alle attività estrattive, alla fabbricazione di profilati metallici, al commercio di autoveicoli, alle industrie manifatturiere, all’edilizia ed alle attività immobiliari, alle attività connesse al ciclo del cemento, alle attività di noleggio, alle agenzie di viaggio, alle attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco, settori in cui la ‘ndrangheta ha già dimostrato di avere un forte know-how e sui quali potrebbe ulteriormente consolidare la propria posizione.
Per quanto riguarda il comparto dei giochi e delle scommesse, con la sospensione delle attività di raccolta 'fisica di gioco è stata registrata un’espansione della domanda nel comparto dei giochi online.
Pertanto, è possibile ipotizzare che la criminalità, organizzata ed economica, possa ampliare la propria offerta nel settore in parola, attraverso piattaforme telematiche e siti di gioco non autorizzati. I risultati di diverse indagini svolte sul settore attestano come la criminalità organizzata si sia dotata di 'strutture parallele' con le quali esercita l’offerta illegale di giochi e scommesse, sia attraverso centri scommesse occultati da meri centri di trasmissione dati, sia mediante siti per il gioco e le scommesse online, i cui server sono spesso posti in Paesi off-shore o a fiscalità privilegiata, che il più delle volte non offrono forme di collaborazione giudiziaria o di polizia”.
 

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