skin

La Carta dei valori del gioco (e di chi ne parla)

05 maggio 2025 - 12:32

Il dibattito che si è scatenato attorno al tema della revisione del decreto Dignità che si incrocia con lo scandalo dei calciatori-scommettitori offre spunti di riflessione. E qualche chiarimento.

libro_antico.jpg

Se c'è una cosa per cui l'attuale ministro dello sport, Andrea Abodi, si è sempre contraddistinto è la chiarezza. Al di là del ruolo politico che ricopre oggi: in tutti i precedenti incarichi che ha ricoperto, sempre sotto il profilo pubblico e vicino al mondo dello sport - dalla Lega Serie B al Credito sportivo italiano – Abodi ha sempre parlato chiaro di fronte a ogni tipo di interlocutore, puntando sulla comunicazione diretta ed evitando troppi giri di parole o varie omissioni, che troppo spesso caratterizzano la dialettica politica. E anche questa volta ha usato lo stesso criterio, pur trovandosi ad affrontare temi scomodi, come quello della revisione del divieto di pubblicità del gioco con vincita in denaro (puntando sulla destinazione dei fondi verso lo sport) e più di recente quello della triste vicenda dei calciatori professionisti ricattati dalla criminalità perché abituali frequentatori di siti di gioco online di natura illecita. Come quando ha voluto mettere i puntini sulle “i”, in occasione dell'interrogazione parlamentare che riguarda proprio il superamento del decreto Dignità, spiegando in maniera chiara, semplice e diretta che tale legge "non ha avuto alcun effetto sulla prevenzione e il contrasto del cosiddetto gioco patologico, atteso che la costante crescita e diffusione del numero di siti di giochi online illegali, che bombardano quotidianamente di offerte i consumatori, consentono anche l'accesso e la registrazione ai minori di 18 anni ai quali, invece, è inibito l'accesso ai siti di gioco legale autorizzato”. Pertanto, ha aggiunto il ministro, “proprio la carenza di una corretta informazione pubblica finisce per ingenerare confusione tra i cittadini, tra forme di gioco legali e controllate, e quelle illegali, esponendo a rischi maggiori proprio le fasce della popolazione più vulnerabili." Aggiungendo peraltro che "gli operatori autorizzati dovrebbero poter disporre di un'alternativa affidabile ed efficace rispetto a un'attività vietata, anche attraverso una pubblicità mirata, associata a campagne di sensibilizzazione, iniziative culturali concrete, volte alla lotta alla ludopatia”. Ricordando anche l'impegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso il Dipartimento per le politiche contro la droga e le altre dipendenze, che, in coordinamento con il Ministero dell'Economia e delle Finanze e il Ministero della Salute, sta razionalizzando tutte le attività relative ad informazione, formazione e contrasto alle dipendenze patologiche, che saranno finanziate, a partire dal corrente anno, anche con lo stanziamento relativo al Fondo nazionale per la prevenzione, il monitoraggio e il contrasto del diffondersi delle dipendenze comportamentali tra le giovani generazioni e il Fondo per le dipendenze patologiche, che per una parte (cospicua) è dedicato in modo specifico alla realizzazione di piani regionali sul gioco d'azzardo patologico. Un'occasione tutt'altro che banale, dunque, per vedere riaffermati i principi e valori che governano l'industria italiana del gioco pubblico e per riequilibrare il dibattito politico che da qualche mese a questa parte ha assunto derive pericolose, facendo tornare a soffiare venti di proibizionismo e folate di ideologie, dopo che il governo ha deciso di occuparsi del riordino.
Ma la proposta forse più interessante che si può scorgere nella lunga prosa di Abodi, sempre riguardo alla vicenda dei calciatori-scommettitori, è quella di stilare una Carta dei valori da far sottoscrivere ai tesserati del calcio italiano: “I contratti di tutti i tesserati, e non solo dei calciatori ma anche tecnici e dirigenti, sono molti chiari sui diritti. Bisogna dare più spazio ai doveri su cui si deve sottostare. Il calcio deve provare a perseguire quella dimensione educativa”, dice il Ministro. Onorando anche la duplice delega affidata al suo dicastero, che accanto allo sport prevede anche la funzione “Giovani”. Una posizione e un proposta più che condivisibili che andrebbe anzi adottata e replicata anche nel settore del gaming. Pensando cioè a una Carta dei valori del Gioco Pubblico: da far sottoscrivere a tutti gli addetti ai lavori del comparto, ricordando i loro doveri in ottica di sostenibilità. Ma che si dovrebbe pure estendere a tutti gli stakeholder che intervengono attorno a questa tematica, in modo da responsabilizzare tutti – politici compresi – quando si affronta la materia. Sia in termini di legislazione e regolamentazione, che sotto il profilo della comunicazione. In modo da evitare gli attacchi scomposti e strumentali che continuano ad arrivare da tutte le parti, spesso soltanto a scopro di lucro o per la ricerca di qualche tipo di consenso. Sarebbe davvero utile uno strumento di questo tipo, allo scopo di mettere nero su bianco e una volta per tutte i veri principi costitutivi dell'industria del gioco, come in parte a provato a fare – seppure indirettamente e per altri scopi – anche il ministro dello sport nei suoi ripetuti interventi pubblici. E a proposito di Abodi, sarebbe pure interessante averlo come ministro (o vice?) all'Economia, magari con la delega al gioco pubblico: per portare davvero uno po' di chiarezza attorno al settore e per rivolgere uno sguardo più attento alla realtà dei giovani. Anche se, a proposito di chiarezza, dovremmo far notare che nella “sua” riforma dello sport in cui si parla del superamento del decreto Dignità per riaprire le sponsorizzazioni delle società sportive, oltre a non ritenere propriamente opportuno riaprire completamente la pubblicità del gioco (come del resto sostengono anche le stesse società di gaming, in larga parte), sarebbe pure il caso si accontentarsi. Visto che nella stessa proposta di legge si parla di destinare i proventi di queste campagne nei confronti dello sport, oltre ad aggiungere un prelievo ulteriore e straordinario sulle scommesse, sempre per lo sport. Dopo che lo stesso governo ha peraltro già stabilito un rincaro sullo stesso settore con l'ultima legge di bilancio. Basterebbe quindi una sola delle due, o forse addirittura nessuna, ragionando piuttosto su altre misure che possano risultare pienamente sostenibili, a differenza di questa. Tanto per essere chiari, anche qui: ma soprattutto seri. 

Altri articoli su

Ti interessa questo argomento?
Registrati all’area riservata e segui i tuoi tag preferiti. Accederai all’elenco di tutti i nuovi articoli che usciranno legati a questi tag.

Articoli correlati