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2024: obiettivo Dignità per il gioco pubblico

08 gennaio 2024 - 09:02

Il nuovo anno apre all’insegna della dignità: quella che l’industria del gioco pubblico vorrebbe recuperare, anche superando quel divieto di pubblicità imposto dal decreto chiamato con lo stesso nome.

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Che i rapporti tra politica e industria del gioco siano sempre stati a dir poco affannosi, se non addirittura difficili, è un fatto. Ma di certo il picco più negativo – come tutti sanno - si è raggiunto nella precedente Legislatura con il governo “giallo-verde” guidato dal Movimento 5 Stelle insieme alla Lega, ma con una forte prevalenza del primo, a cui si deve dunque lo sfacelo provocato nei confronti del settore. Se c’è una cosa, infatti, che è riuscito a fare il vecchio governo Conte 1 nei confronti dell’industria del gioco pubblico è stata quella di togliere dignità al comparto. E lo ha fatto – ironia della sorte – proprio attraverso l’emanazione di quel decreto chiamato proprio “Dignità”: che invece di dare maggiore dignità agli italiani come prometteva di fare, è riuscito soltanto a privarne i lavoratori del gioco: cittadini anch’essi, ma dei quali nessuno evidentemente si è mai preoccupato. E anche se alla fine a perdere dignità è stato poi quell’esecutivo e, in particolare, proprio il Movimento, che dopo quell’esperienza ne è uscito ridotto ai minimi termini alle successive elezioni, di quel decreto così ostile e ampiamente criticato in tutte le sue componenti, nonostante una radicale rimodulazione da parte dei successivi governi, a rimanere vigente è stato soltanto la parte relativa al divieto totale di pubblicità dei giochi. Sia pure di fronte alle varie criticità e problematiche da esso provocate e più volte evocate: dallo squilibrio di mercato dovuto all’alterazione della concorrenza, al rischio di aumento dell’illegalità, passando per l’impoverimento dello sport e della cultura, e così via. 
Ma ora che il governo di Giorgia Meloni ha deciso di prendere in mano il dossier dei giochi provando a realizzare quell’attesa riforma chiamata Riordino, inserendola all’interno del grande cantiere della legge di delega fiscale, quel divieto totale che vige ormai da cinque anni sul settore, potrebbe finalmente decadere. O, almeno, potrebbe essere ridimensionato. Andando (sia pure di conseguenza) a ridare dignità all’industria, ma provando soprattutto a riportare denari nelle casse di sport e cultura, che fino a qualche anno fa riuscivano a far quadrare i bilanci grazie agli introiti provenienti dalle sponsorship dei giochi.
Il momento, a ben guardare i movimenti che si registrano tra Palazzo Chigi e il Mef, sembra quello giusto. Non soltanto per via dei lavori che sta provando a portare avanti il ministro dello sport Andrea Abodi, riuscendo ad ottenere addirittura un vertice specifico per parlare della necessità di rivedere il divieto, dopo aver sempre cavalcato questa istanza, per ridare ossigeno al mondo del calcio ma anche alle discipline minori. Anche guardando alla futura gara per il rinnovo delle concessioni online, in effetti, sembra intravedersi la possibilità di riaprire le maglie del divieto, leggendo nel decreto legislativo – come abbiamo fatto notare anticipandone i contenuti – che il governo intendere fissare un minimo di spesa annuale da parte dei nuovi concessionari per la promozione del gioco responsabile attraverso campagne di comunicazione ad hoc. Del resto, va detto, una gara per le concessioni in piena regola dovrebbe veder partecipare il più ampio numero di soggetti possibile e, soprattutto, provenienti dall’intero spazio economico europeo (se non addirittura dall’intero scenario globale) come prevede la dottrina comunitaria. Mentre se dovesse rimanere vigente l’attuale divieto, diventerebbe impossibile pensare all’ingresso di nuovi marchi sul mercato, che non potrebbero mai farsi conoscere agli utenti.
Ecco perché, se dovesse davvero essere affrontato il tema della pubblicità dei giochi rimettendo in discussione i termini del decreto Digntà, oltre a ripristinare un minimo di equilibrio e di coerenza sul mercato, si avrebbe come effetto quello di ridare almeno in parte una vera dignità all’industria e ai suoi lavoratori. Esattamente come meriterebbero. E su questo fronte, il 2024 sembra davvero presentarsi come l’anno giusto. Basta guardare il processo di riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli quale regolatore del comparto del gioco (ma non solo), che come spiega il suo artefice sulla nostra rivista - ovvero il direttore generale Roberto Alesse - nell'intervista pubblicata nel numero di gennaio di cui riportiamo qui un estratto, ha come obiettivo quello di mettere al centro le persone. Ricordando che “I dipendenti sono il cuore pulsante dell’Agenzia”. Così come i lavoratori del gioco sono il cuore pulsante di questa piccola, grande industria, che è in grado di dare ogni anno oltre 11 miliardi di euro (diretti) nelle casse dell’Erario. Ma tornando ad AdM, Alesse spiega di aver cercato di valorizzare l’esperienza e la competenza, ma anche dato più spazio ai giovani,” che vanno gratificati e incoraggiati in qualunque ambito si impegnino”. Parole sante, diciamo noi. Nella speranza che possano servire da ispirazione anche al governo e al parlamento, nell’affrontare qualunque tematica e qualunque riforma, per ogni settore. Giochi compresi. 
Ma non è tutto. Per ridare dignità al comparto del gioco pubblico e ai suoi addetti, il 2024 vedrà andare in scena un’altra novità, con il debutto della nuova IGE – Italian Gaming Expo & Conference che si svolgerà ad aprile a Roma: una due giorni di conferenze ed esposizione dove l’industria italiana del gaming potrà mostrarsi in tutte le sue eccellenze, in un momento di approfondimento, ispirazione e confronto, con la stessa politica e le istituzioni. Provando a guardare avanti e al futuro: ma a testa alta e stavolta sì, con dignità.
 

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