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Giochi, Regioni e Conferenza unificata: presto, che è già tardi

18 aprile 2016 - 11:17

Quando è ormai certo lo slittamento della data del 30 aprile per l'accordo tra governo ed enti locali in conferenza unificata, diventa sempre più urgente trovare la quadratura del cerchio.

Scritto da Alessio Crisantemi
Giochi, Regioni e Conferenza unificata: presto, che è già tardi

 

Che sia il 30 aprile o il 15 la maggio la data entro la quale il governo riuscirà a portare a casa un accordo con gli Enti locali sul tema della regolamentazione del gioco pubblico, cambia ormai poco. Purché di accordo si tratti. In ballo, come detto, non c'è soltanto il futuro di un intero comparto economico e, quindi, delle aziende che lo compongono (come se non fosse già sufficiente), ma anche quello di un intero impianto regolatorio, che è riuscito a garantire risultati straordinari in termini di emersione e di contrasto all'evasione fiscale e che rischia adesso seriamente di saltare, una volta per tutte. Con conseguenze sull'intero paese, quindi sui cittadini. Se non ci sarà l'accordo non ci saranno i bandi di gara per il rinnovo delle concessioni: e a quelli che potrebbero vederlo come un 'dispetto' da fare volentieri al settore o comunque come una conseguenza positiva, facciamo subito osservare che è già prevista una proroga per gli attuali soggetti concessionari, al punto da far diventare quasi un regalo, più che un impedimento, l'eventuale mancanza di un verdetto da quel tavolo. Se per il settore l'accordo che il governo sta cercando con i territori è indispensabile per avere certezze sul futuro, per gli stessi enti locali l'appuntamento politico diventa imprescindibile per dare un senso definitivo alla propria attività legislativa. Diverse regioni, in effetti, sono in attesa di una indicazione definitiva da parte del legislatore nazionale per capire se e come andare ad attuare in via definitiva le leggi sul gioco discusse dalle rispettive giunte. E anche in quei territori in cui le nuove regole di carattere locale sono state già approvate, una proroga delle concessioni comporterebbe anche uno slittamento dell'applicazione di quelle misure restrittive che avrebbero dovuto avere effetto proprio alla scadenza degli attuali titoli autorizzativi.

Il mantenimento dello status quo, pertanto, non farebbe bene a nessuno. E nonostante i continui scontri tra l'Esecutivo e le Regioni, come quello particolarmente accesso di questi giorni, con il governatore della Puglia Michele Emiliano sul tema delle trivellazioni, sul gioco sembra potersi intravedere un percorso di concertazione che la Conferenza unificata è chiamata a suggellare in maniera definitiva nelle prossime settimane. Del resto è ormai evidente – come documentato ogni giorno da questo Quotidiano – che il tema del gioco pubblico e della sua regolamentazione abbia assunto ormai un carattere più elevato rispetto ai precedenti profili a cui veniva sistematicamente ridotto e svilito, e sulla base dei quali veniva attaccato. Anche se è altrettanto visibile come lo stesso argomento rimanga ancora oggi un tabù in molte sedi politiche e istituzionali dove invece andrebbe affrontato e discusso in maniera più seria ed efficacie. L'incontro tra governo ed enti locali potrebbe essere però un nuovo inizio. E anche se non si potrà parlare probabilmente di una vera e propria unione di intenti, viste le troppe divergenze sul tema e le differenti vedute nei confronti della regolamentazione, la soluzione che uscirà dalla Conferenza unificata sarà senz'altro utile per ricostruire un modello che, altrimenti, finirebbe presto alla deriva. I recenti sviluppi in Corte di Giustizia Europea, accompagnati dalla serie di operazioni contro l'illegalità portate a termine dalle forze dell'ordine, evidenziano come sia importante mantenere un presidio costante ed adeguato nei confronti di questo mercato. Abbassare la guardia adesso, sarebbe deleterio. Ed è bene che se ne rendano conto tutti.

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