Giochi e Stabilità: la coperta troppo corta che rischia di strapparsi
Il governo è alle prese con la Stabilità 2017 e pensa, al solito, a un intervento sui giochi. Ma stavolta non è facile, specie senza riforme.
Sarà una settimana decisiva per il futuro del comparto del gioco pubblico. Quella in cui, oltre alla discussione della manovra e, pià che altro, delle politiche economiche da attuare per il reperimento dei nuovi fondi, bisognerà discutere del rapporto tra Stato ed Enti locali, visto che la partita tra tagli e rincari passa anche per i territori. Dove si inserisce, inevitabilmente, anche il gioco pubblico, visti i rapporti (decisamente deteriorati) con le amministrazioni locali e la partita in corso in sede della Conferenza unificata. Uno scenario tutt'altro che confortante per il comparto, specialmente per via del fatto che l'unica cosa che tutti si aspettano è una ulteriore stangata sul settore, che si andrebbe così ad aggiungere ai discorsi restrittivi che si stanno susseguendo da tempo sul tavolo di concertazione degli Affari regionali.
Per questo la settimana corrente è particolarmente significativa, aprendo con il Consiglio dei ministri previsto chiamato ad occuparsi, in primis, di referendum: un tema solo apparentemente estraneo alla partita dei giochi, visto che nella riforma costituzionale che i cittadini sono chiamati a votare, si andrebbero a modificare proprio gli equilibrio tra Stato ed enti locali anche in termini di autonomie. Per evitare che anche in futuro “le regole siano diverse da una regione all'altra” come avviene oggi e come evidenziato più volte dal premier, difendendo e motivando la riforma. Proprio quello che affligge il comparto dei giochi, con gli enti locali che continuano a legiferare in completa autonomia e in modo incoerente rispetto alle leggi nazionali e, per giunta, alla Riserva di Stato vigente sui giochi (anche se solo sulla carta, a quanto pare).
Sempre in questi giorni, poi, il governo è chiamato ad esprimersi sull'aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, tornando a fare i conti sulle casse del paese e sul fabbisogno dovuto anche ( e soprattutto) alle circostanze eccezionali come il terremoto, i migranti e il gap di crescita evidenziato dagli ultimi bilanci. A cui si aggiunge, come noto, il 'peso' delle precedenti clausole di salvaguardia che impongono all'Esecutivo del “meno tasse per tutti” di scongiurare l'aumento dell'Iva. Tutto questo senza contare che serve anche finanziare le pensioni, i contratti degli statali, gestire l'aumento della povertà, e portare avanti il piano della famosa “Industria 4.0”. Oltre ai vari bonus promessi da Renzi e Padoan. In questi giorni la "nota" al Def contenuta nella legge di Bilancio dovrebbe dare le prime indicazioni, visto che dovrà arrivare in Parlamento entro un paio di settimane. Intanto, nella caccia ai 7-8 miliardi di euro necessari a far quadrare i conti del governo, il comparto dei giochi attende di conoscere il proprio destino. Con la volontà piuttosto generale di fare pure ulteriori sforzi, se in cambio di una stabilità che deriverebbe dalla riforma del comparto e dall'atteso riordino, ma col rischio di potersi ritrovare, un'altra volta, con ulteriori rincari e nessuna soluzione sul territorio. Stavolta però la coperta è davvero troppo corta e ormai prossima allo strappo. E neanche facile da rattoppare. Forse è davvero il momento di un cambio di stagione, inaugurando una volta per tutte quella delle riforme. Che siano scritte e attuate, però, e non solo annunciate.