Giunti alla fine di un anno e all'inizio di quello nuovo, è tempo di bilanci. E pure di rilanci, visto il periodo tutt'altro che sereno per l'intera economia. Per tutti i settori, come quello del gioco pubblico, con una forte connotazione “terrestre”, la pandemia è stata una vera e propria mazzata. Che oltre a compromettere gran parte del 2020 è finita col condizionare in maniera profonda anche l'intero 2021, se non altro per via della chiusura totale dei locali proseguita durante il primo semestre. Tanto basta, dunque, per tracciare un bilancio, inevitabilmente negativo, di un anno giunto a conclusione, nella speranza generale che possa portare con sé anche il Covid, anche se il trend attuale dei contagi non sembra lasciare spazio all'ottimismo. Ma il clima natalizio ancora residuo nell'aria impone una certa positività: da qui l'esigenza, ma anche la volontà, di guardare alla parte piena del bicchiere (in occasione anche dei consueti e comunque immancabili brindisi di stagione), provando a scorgere ciò che di buono è accaduto in questi ultimi dodici mesi. Il 2021 è stato l'anno del “green pass” (poi divenuto "super"), che pur provocando le varie distorsioni che analizziamo in queste pagine, ha comunque permesso ai locali di riaprire e tornare a lavorare, spostando il focus sul Covid-19 dal problema alla soluzione. Ma mentre si cerca, faticosamente, di uscire da questa interminabile emergenza sanitaria, comunque prorogata di altri tre mesi (almeno), è già il momento di guardare al domani e alla ricostruzione del settore, che ne sentiva l'esigenza (e pure l'urgenza) già prima della pandemia: figuriamoci oggi, dopo 13 mesi di chiusura forzata delle attività. Oggi più che mai, dunque, è tempo di riordino. E il governo (insieme al Parlamento) se non altro sembra averne capito davvero la necessità.
Stavolta serve qualcosa in più di una semplice proroga o di un qualche ritocco: occorre una riforma vera e completa, che possa permettere un vero rilancio, per il bene del paese, e non solo dell'industria. E in questo senso suonano particolarmente confortanti le parole pronunciate nei giorni scorsi dal sottosegretario all'Economia, Federico Freni, che ha spiegato le ragioni del mancato intervento sul gioco in legge di bilancio, promettendo una riforma concreta, attraverso lo strumento della legge delega, con un totale coinvolgimento non solo del Parlamento, ma anche dell'intera filiera. Allo scopo di valutare la reale situazione del comparto e le varie difficoltà, per individuare le soluzioni e stabilire le priorità. Il covid è stata una brutta parentesi, per il nostro paese anche più degli altri, ma la ricostruzione che ne scaturisce rappresenta una vera opportunità e un'occasione da non perdere. Il nostro augurio è che il governo la possa sfruttare al meglio. Portando serenità, stabilità e puntando all'obiettivo della vera sostenibilità.
Se c'è una cosa, dunque, da conservare del 2021, prima di lasciarlo definitivamente alle spalle, magari insieme alla pandemia, sono le parole del premier Mario Draghi, promettendo che non ci saranno mai più chiusure, in Italia, difendendo la normalità faticamente raggiunta in questi mesi di grandi sacrifici. E anche se quella attuale, almeno per il gioco, non si può certo considerare una vera normalità, l'auspicio di tutti è quello di raggiungere presto, se non altro, quella che tutti chiamano da tempo “nuova normalità”: pur non essendo ancora chiara e neppure definita, la sensazione degli addetti ai lavori e che possa comunque essere migliore dell'attualità e, soprattutto, migliore rispetto al passato, riuscendo a superare, una volta usciti davvero dal Covid, tutte le criticità del passato: dalla "Questione territoriale! (in testa) a tutte le altre storture che hanno condizionato fin troppo l'esistenza della filiera, prima e durante la pandemia. E a proposito di auspici: uno dei più importanti, che riguarda ancora la filiera del gioco pubblico, è più che altro una raccomandazione. Quella cioè di guardare sì al futuro, ma senza dimenticare il passato: facendo quindi tesoro degli errori ed evitare che si possano ripetere. Proprio come diceva Lucio Dalla nella sua celebre canzone: "L'anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità". Prepararsi dunque a un nuovo futuro, facendosi trovare pronti e - una volta tanto - pure in anticipo: questa sì che sarebbe davvero una novità.