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Nuove gare in dirittura d'arrivo, in attesa del vero riordino

18 marzo 2024 - 13:21

Cosa accade nel comparto del gioco pubblico se il progetto di riforma definito “riordino” non è in grado di riordinare davvero il settore? E' ciò che si chiedono in molti, dentro e fuori all'industria, in attesa di una risposta concreta.

Foto: https://www.flickr.com/photos/soleluna/3112737311/

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Si fa presto a parlare di riordino di un comparto. Altra cosa, poi, è riordinarlo davvero. Facendo in modo, appunto, di riportare davvero l'ordine nell'industria, rimettendola in sesto sotto ogni profilo e mettendo gli addetti ai lavori nelle condizioni di poter competere, operare, sopravvivere, in maniera normale. Come accade in tutti i settori dell'economia nazionale, e come non è mai avvenuto in quello del gioco pubblico. Ma se tali condizioni di normalità e di piena operatività non si sono mai verificate prima, in questi circa venti anni di storia del comparto, non è affatto detto che ciò non potrà accadere in futuro. Anzi, a dire il vero, dovrebbe essere proprio questo lo scopo del progetto di riforma avviato dal governo di Giorgia Meloni, attraverso il Vice Ministro all'Economia, Maurizio Leo, inserito all'interno del più ampio progetto di riforma fiscale associato alla legge delega. Solo che lo stesso governo, strada facendo, ha pensato bene di anticipare “un pezzo” della riforma, andando cioè a riscrivere le regole necessarie per l'avvio delle gare per il gioco online, rimandando tutto il resto a futuri provvedimenti, a causa delle difficoltà operative e di trattazione della materia richieste dal gioco terrestre. Puntando invece sulla “cassa” che può essere garantita da una più semplice gestione della gara per le concessioni online, le cui tempistiche potevano apparire assai più snelle. Il risultato, però, è un mezzo particcio all'italiana: visto che la trattazione di questo pezzo di riforma ha richiesto comunque un iter non banale tra i banchi di Governo e Parlamento e un passaggio tra i vari consessi istituzionali - dalla Conferenza unificata al Consiglio di Stato - alla pari di quanto si sarebbe quindi dovuto discutere (e si dovrà fare, in futuro) per il resto del settore.
Al punto che in molti si chiedono le ragioni di una tale accelerazione. La risposta, al solito, è da attribuire alle esigenze economiche e alle contingenza del momento e, forse, alla consapevolezza ormai diffusa a Palazzo Chigi della necessità di tempi molto più ampi per poter riorganizzare l'offerta di gioco sul territorio, conoscendo le varie ostilità ancora esistenti. Seppure in maniera minore e più moderata rispetto al passato, ma comunque ancora in essere. Meglio essere prudenti, dunque, e portare a casa tutto ciò che si può raccogliere, devono essersi detti al Mef.
Ma com'è evidente, tali considerazioni non possono essere ritenute sufficienti da chi si occupa di gioco, sotto vari aspetti. Si capisce ascoltando le varie voci provenienti dal territorio: a partire da quelle degli addetti ai lavori impegnati fino ad oggi a livello locale, con le loro piccole e medie imprese operanti per lo più attraverso la gestione di apparecchi o l'offerta di scommesse, che si sentono in pericolo alla luce di questa accelerazione dell'online e, soprattutto, dello slittamento in avanti della riforma del territorio che avrebbe dovuto permettere di superare l'annosa Questione territoriale. Ma a non essere d'accordo sono anche le organizzazioni del Terzo settore che, in larga parte, considerano una minaccia la soluzione governativa che porterà alle nuove concessioni per il gioco online, soprattutto se a scapito dell'offerta terrestre: che nella sua maggiore visibilità (peraltro da sempre contestata dagli stessi enti del Terzo settore, nonché dalle amministrazioni locali), rimane comunque meglio controllabile o comunque legata a forme di socializzazione, che invece rischiano di venir meno attraverso l'offerta online e il consumo di gioco all'interno delle mura domestiche.
Eppure dal governo sono arrivate varie raccomandazioni rispetto alla bontà del progetto di riforma, sia online che generale. Come le ultime parole pronunciate dal sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, che in occasione di un'interpellanza urgente alla Camera presentata dal deputato Andrea Quartini del Movimento cinque stelle, ha spiegato le varie misure per la prevenzione del gioco patologico contenute nel decreto legislativo per il riordino del gioco online, appena approvato in Consiglio dei ministri. Segnalando che, “già dall'elencazione dei principi fondamentali da osservare nell'esercizio del gioco pubblico, contenuti nell'articolo 3, viene espressamente citato, oltre alla tutela dei minori, lo sviluppo del gioco sicuro volto ad assicurare la tutela del giocatore, specie se appartenente a fasce deboli, sia dal punto di vista della salute, sia da quello dell'ordine pubblico e della sicurezza rispetto a fenomeni criminali, nonché la promozione del gioco responsabile diretto ad evitare forme anomale o distorte delle giocate, o comunque suscettibili di generare dipendenza patologica nel giocatore”. Principi che, secondo il sottosegretario, “rafforzano l'esigenza di assicurare la tutela del giocatore dal punto di vista della salute ed evitare anomalie e distorsioni suscettibili di generare dipendenza patologica”. Oltre ad aggiungere, del resto, che la proposta di legge è stata comunque sottoposta ad esame e approvata da parte delle due Camere del Parlamento: potendo così ritenere il testo blindato e a prova di qualunque polemica.
Sta di fatto però che i veri problemi che rischiano di scaturire da tale approccio a due velocità operato dal governo nei confronti del gioco sono quelli in ottica di concorrenza tra i due canali di offerta del gioco e, quindi, tra le due parti dell'industria, proprio adesso che gran parte degli operatori del gioco “fisico” avevano iniziato ad approcciare anche il mercato dell'online, effettuando investimenti, che ora saranno in grado difficilmente di mantenere, tenendo dell'altra parte critica della nuova gara dell'online, che è quella dei requisiti economici di partecipazione: decisamente alti rispetto agli standard internazionali e – soprattutto – rispetto all'assetto vigente. Ma è pur vero che si tratta del mercato di gioco più ricco a livello internazionale e, cosa non banale, che si stanno scrivendo delle regole che rimarranno in vigore per i prossimi nove anni, quando è lecito attendersi un notevole e ulteriore spostamento della domanda di gioco verso la rete. Rimane tuttavia da considerare gli impatti che tale nuovo mercato potrà avere sull'attuale assetto industriale e, di conseguenza, sui rischi di mantenimento di quel fondamentale presidio di legalità sul territorio che è stato fino ad oggi garantito dall'offerta di gioco di Stato nei locali pubblici.
Per questo, dando ormai per fatta la riforma del gioco online, l'invito e l'auspicio e di procedere al più presto anche con l'altra parte della legge delega, per fare in modo di far quadrare il cerchio del riordino, una volta per tutte. E per tutti. All'insegna della vera sostenibilità.

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