Ci siamo, dunque. Eccoci giunti in quella che può essere considerata la settimana della verità: per capire se il 2024 sarà davvero "l'anno delle grandi riforme", come lo ha annunciato la premier Giorgia Meloni.
Per il paese, ma anche per il gioco pubblico. Tutto, in effetti, ruota attorno alla prossima legge di Bilancio, che il governo si prepara a stilare, quindi attuare, nelle prossime settimane. Ma durante quella corrente si potranno scoprire i primi tratti della Manovra e della seguente riforma fiscale, legata alla legge delega, i cui destini sono tuttavia strettamente connessi. Sì, perché il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha imposto alle commissioni di esperti che lavorano all’attuazione della delega la scadenza del 20 settembre per predisporre le loro relazioni sui vari temi oggetto di discussione (e di riforma), tra i quali rientrano appunto anche i giochi.
E da questo lavoro di sintesi, che culminerà con l’analisi ulteriore da parte del Ministro Giancarlo Giorgetti, si potrà definire cosa potrà essere subito attuato, o comunque impostato, attraverso l’imminente Manovra, e cosa invece dovrà slittare all’anno venturo, con altre iniziative legislative e provvedimenti.
Questa, dunque, è la sfida del governo. O, meglio, l’obiettivo. Perché la vera sfida, come ricordato dalla stessa premier, è rappresentato dall’attuazione della Legge di Bilancio "con risorse limitate": perché la ristrettezza delle fonti su cui si gioca l’intera manovra, come abbiamo più volte ricordato in questi giorni, è senza dubbio il principale nodo da scogliere del momento, e il vero grattacapo per l’esecutivo. Che deve peraltro districarsi tra le maglie dei numerosi vincoli imposti da Bruxelles. La premier, nel suo ultimo intervento pubblico, ha anche ribadito che l'esecutivo punta in particolare ad aiutare le famiglie, a sostenere i cittadini con reddito basso e a garantire risorse stabili alla sanità, ma tutti i settori produttivi del Paese sono ansiosi di scoprire come il Governo tradurrà le linee guida della Delega fiscale. A partire dal gioco pubblico, il cui destino è strettamente legato a ciò che verrà scritto e delineato in queste ore. Sì, perché dalla riforma del settore che scaturirà dalle Legge delega deriveranno le prossime gare per il rinnovo delle concessioni, in scadenza proprio nel 2024. Quindi, di conseguenza, ne deriverà il futuro dell’industria in senso assoluto. O quanto meno, quello dei prossimi dieci anni.
Certo, la bozza del Decreto legislativo sul gioco sarà senz’altro rivista prima di approdare al Consiglio dei ministri da dove, dopo l'approvazione dell’Esecutivo, andrà in Parlamento. Ma già dalle prime indicazioni che scaturiranno nei prossimi giorni, si potrà capire che tipo di impostazione intende dare l’esecutivo. Ma se da un lato il testo è particolarmente atteso dagli addetti ai lavori di un comparto che necessita da tempo di una riorganizzazione mirata alla sostenibilità, che possa dare certezze agli investitori oltre che ai lavoratori, ma anche allo stesso Stato, in tutte le sue declinazioni. Enti locali compresi. Anzi, soprattutto agli enti locali, visto che proprio attorno ad essi ruota l’intero impianto di riforma, che dovrà necessariamente passare al vaglio della Conferenza unificata: ovvero, proprio dove si era arenato il precedente e unico tentativo di riordino.
Ebbene, proprio dall’unione di questi punti, si potrebbe arrivare al nuovo disegno di legge sui giochi: perché se lo scoglio degli Enti locali è destinato a rallentare inevitabilmente ogni tentativo di riordino del gioco terrestre (provocando, quindi, un ulteriore rinvio delle gare), discorso diverso potrebbe essere fatto per quanto riguarda la gara per il rinnovo delle concessioni online. Lo sa bene il governo, che sull’anticipo (peraltro relativo, tenendo conto anche qui dei precedenti rinvii) di questa gara ha già fatto un pensierino, neanche tanto piccolo. Allo scopo di racimolare il maggior numero di quattrini, proprio per tentare di sciogliere quel faticoso nodo delle risorse relativo alla manovra. Solo che i conti abbozzati da Palazzo Chigi non sembrano tornare se, come è trapelato nei giorni scorsi, lo Stato dice di puntare incassare tra gli 800 milioni e il miliardo di euro, senza però considerare, evidentemente, che l’innalzamento dell’asticella imposto come requisito economico di base per partecipare alla gara, rischia di far sparire gran parte dei contendenti, che invece parteciperebbero con un altro regime.
Ma per capire tutti questi “dettagli” bisognerà quindi aspettare i prossimi passaggi, ben sapendo che l'aspetto economico non sarà l'unico che verrà preso in considerazione dal governo nella riforma del gioco pubblico. Avendo assicurato che in cima alle priorità di questo passaggio ci sono le problematiche legate alla dipendenza. Intanto, però, l’industria inizia a fare i conti (letteralmente) con il proprio futuro: in cerca di un confronto che sarà quanto più prezioso in questa fase politica e in questo processo di riforma. Come si evince chiaramente dal Forum di Acadi-Confcommercio che accenderà i riflettori sul comparto in questi giorni. Per dare luce a un settore e dare voce ai suoi addetti.