Di Maio abolisce, ma il governo azzarda
Nonostante i continui proclami del vice premier contro il gioco d'azzardo, il governo partorisce una nuova (e pericolosa) lotteria per cercare nuove coperture per la Manovra.
Il governo deve essere sanzionato. Non sulla base di norme comunitarie (delle quali, a quanto pare, “se ne frega”, per dirla con lo stesso vocabolario utilizzato da vice premier e ministri), ma sulla base di una sua stessa legge, pure di fresca emanazione, come il tanto chiacchierato Dl Dignità. Se il “decreto-diktat” ha abolito ogni forma di pubblicità e promozione dei giochi con vincita in denaro e di azzardo - come ben sanno gli addetti ai lavori del comparto, che cercano ormai da settimane di provare a ridisegnare i propri modelli di business e programmi di investimento – introducendo sanzioni salate per chi viola la legge (a partire da 50mila euro), a dimostrare di non aver ben compreso la portata di tali misure è proprio il governo. Altrimenti non si spiegherebbe come possa pensare a una misura tanto sciagurata come quella della cosiddetta “lotteria dello scontrino”. Pur cambiandole il nome, ricorrendo a un più generico e meno musicale: “lotteria dei corrispettivi”, forse allo scopo di farla passare inosservata, ma tant'è. Ma non può certo sfuggire all'attenzione degli osservatori più attenti, ma forse – stavolta – anche a quella dei cittadini, per l'evidente contraddizione che racchiude in sé, al punto da meritare, legge alla mano, addirittura una sanzione. Trattandosi di una vera e propria lotteria e, quindi, di un gioco con vincita in denaro, non potrebbe essere “promosso o pubblicizzato” in nessun modo. Come invece sembra fare il governo, “promuovendo” la sua ultima trovata in fatto di politica economica. Alla faccia del voler liberare i cittadini dal gioco d'azzardo, si dirà. E pure in palese conflitto con la logica di tutela dei giocatori dal gioco patologico che rappresenta il principio ispiratore della discutibilissima mira anti-gioco-legale introdotta nel decreto Dignità.
Tanto più dopo le ultime dichiarazioni del vice premier Luigi Di Maio, il quale aveva rassicurato gli italiani, parlando dell'introduzione del reddito di cittadinanza, che non avrebbe consentito l'uso dei quattrini ricevuti in dote dallo Stato per operazioni di gioco. Promettendo che avrebbe proseguito la sua battaglia personale contro questo settore. Ritenendo dichiaratamente “immorali” le spese di questo tipo. Ma a quanto pare, non per lo Stato, pensando agli scontrini (o ai corrispettivi, che dir si voglia). Andando peraltro a scatenare anche un'altra serie di paradossi, visto che dalle stesse dichiarazioni di Di Maio è emerso chiaramente che il "divieto" di utilizzo dei soldi “di cittadinanza” riguarderà esclusivamente il gioco d'azzardo: mentre le sigarette ed altri acquisti saranno ammessi. Quindi anche gli alcolici. E magari anche la cannabis di Stato, che nel frattempo è stata legalizzata. “Perché il gioco d'azzardo è una piaga sociale che noi stiamo debellando con tutte le nostre forze e il mio primo provvedimento da ministro è stato togliere di mezzo la pubblicità sul gioco d'azzardo nel Decreto Dignità”, ha spiegato il vice premier e ministro sulla sua pagina Facebook, nel precisare gli utilizzi del reddito di cittadinanza (scatendo, però, l'ironia sui social attraverso l'hashtag #DiMaioAbolisce). Aggiungendo che “c'è ancora tanto altro da fare, perché dobbiamo togliere le sale slot vicino le scuole, i parchi giochi, dobbiamo ridurre il numero di slot, dobbiamo fare una serie di cose”. Che la strategia del governo sia dunque quella di sostituire l'attuale forma di gioco con altre forme, come appunto la “lotteria dei corrispettivi” e la Lotteria Italia (quale unica forma di gioco dichiarata immune ex lege dal divieto di pubblicità del Dignità)? Difficile crederlo, nonostante l'evidente prova contraria, che ci piace continuare a considerare una svista da parte dell'Esecutivo. Sia pure particolarmente marcata e senz'altro clamorosa. Ma siamo certi che verrà recuperata, con la nuova forma di lotteria che sparirà presto dal testo della manovra, come è già avvenuto più volte, nel corso del tempo. Intanto però sono ben altre le parti critiche della stessa manovra, come del resto evidenziato dalla Commissione Europea che ha definito il Documento economico e finanziario presentato dal Ministro Giovanni Tria “Fonte di seria preoccupazioni”. E lo è ancor più per gli italiani, da sempre in balìa degli umori di una classe dirigente in costante affanno nella ricerca di coperture e nuove entrate: solo che stavolta sembra proprio che ci si stia complicando ulteriormente la vita, nel tentativo di mantenere promesse elettorali forse irrealizzabili o comunque difficili da attuare. Per un vero e proprio azzardo di Stato: questo sì, promosso e pubblicizzato, e pure di gran carriera, come fanno ogni giorno vice premier e ministri, lanciando strali contro l'Europa e ripetuti guanti di sfida, che non possiamo far altro che augurarci che non vengano raccolti. O quanto meno, che portino ad un numero minore possibile di danni.