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Giochi senza frontiere: ecco come viene visto il settore al di fuori dell'Italia

23 agosto 2014 - 08:02

Se l'economia di un paese deve fare i conti oggi con il cosiddetto mercato globale o, quanto meno, con il sistema monetario internazionale in cui si trova a operare, nel caso del gioco pubblico la faccenda è ancora più complessa. E ad entrate in ballo sono numerosi fattori che rendono tale settore uno dei più difficili da interpretare.

Scritto da Alessio Crisantemi

Se dal punto di vista dei giocatori, in effetti, il mercato rimane ristretto ai soli confini nazionali, per quanto riguarda il business, siamo di fronte a un vero e proprio mercato globale, con fornitori di tecnologie e investitori che intervengono da tutte le parti. Basti pensare al settore degli apparecchi da intrattenimento dove, a livello internazionale, si dividono i mercati colossi americani (come Spielo, Bally o Igt) contro altrettanto grandi player europei (Novomatic, Inspired Gaming Group o Global Zitro). O quello dell'online, dove i più grandi fornitori di piattaforme si trovano in America, Israele o in Europa (dove spicca la svedese Net Entertainment). Ma in tutto questo (o, meglio, proprio per questo) occorre valutare il settore anche dal punto di vista politico e normativo, e qui la faccenda assume un carattere ancora più generale. E lo sa bene l'Europa, dove il mercato del gioco è sotto la lente del Parlamento di Strasburgo da ormai qualche anno, per lo studio di un intervento comunitario in materia di gioco online – nel tentativo, parzialmente utopistico, di arrivare a procedure comuni a livello continentale – ma anche, più recentemente, per il contrasto al match fixing e alla corruzione dello sport, che coinvolge da vicino il settore del betting, attorno al quale il dibattito è destinato a ulteriori approfondimenti.

 

In questo panorama globale, l'Italia rappresenta (una volta tanto) un faro all'interno del vecchio continente: un esempio da seguire per molti paesi, o da non imitare, per altri più conservatori, ma in ogni caso ha assunto il ruolo di riferimento nella regolamentazione di alcuni segmenti del gioco (specie quello online) essendo stato l'apripista a livello europeo. E oggi riesce addirittura a suscitare una maggiore attenzione su di sé, per via del dibattito - aperto già qualche anno fa e ora potenzialmente prossimo a trovare attuazione - sulla liquidità internazionale per rendere (finalmente) transfrontaliero il gioco. O, meglio, per rendere tale anche l'offerta di gioco legale, visto che quella illegale operata dalle cosiddette 'punto com' ci riesce già benissimo da sé, senza bisogno di leggi speciali. Ma il circuito legale, invece sì. E la strada è tutt'altro che semplice, ma a quanto pare già avviata.

Per questo Gioco News ha voluto estendere anche i propri confini, provando a capire come viene visto realmente il nostro settore al di fuori del nostro paese e se davvero si potrà compiere questo notevole passo in avanti. Nello scorso numero, abbiamo analizzato questo possibile scenario parlando della Spagna, ora proviamo a coinvolgere nel dibattito altri paesi e, soprattutto, altri settori, oltre a quello del gioco online che era stato oggetto di trattazione con il regolare spagnolo.

Ad analizzare il mercato tricolore del gaming per noi è Stewart Darkin, direttore del magazine Intergaming, del network internazionale di InterGame, che si lascia andare in commenti e valutazioni sulla nostra realtà, vista dall'esterno, confrontandola anche con il mercato britannico – il più florido e antico in ambito internazionale - valutandolo dall'interno. Ma per andare ancora più in fondo e parlare del 'vero' gioco d'azzardo, ovvero quello che riguarda i casinò, oltre a guardare la tradizione inglese, era doveroso spostarsi un po' più in là, fino all'altra sponda dell'oceano. coinvolgendo un esperto del calibro di David Schwartz, direttore del Centro per le ricerche sul gioco dell’Università di Las Vegas, in Nevada.

DIO SALVI LA PENISOLA - Nella patria delle scommesse e del gambling più in generale, l'Italia viene vista come un caso di interesse per la fase di notevole sviluppo del mercato, ma da trattare con cautela, per via dell'isterismo normativo che lo caratterizza e dell'ipocrisia del legislatore

Che gli inglesi possano apparire 'conservatori' anche di fronte al tema del gioco, è un aspetto da mettere in conto in principio, essendo stati loro i primi a costruire una vera e propria industria dell'azzardo, da questa parte dell'oceano. Ascoltando un punto di vista esterno ma competente, tuttavia, ci si rende conto che un'analisi oggettiva del nostro mercato, non può essere chiaramente positiva, per via dell'instabilità del mercato. Come del resto lamentano a gran voce gli addetti ai lavori. Per questo non possiamo biasimare Stewart Darkin, quando osserva alcune anomalie nel nostro settore. E quando gli chiediamo il suo parere rispetto al mercato italiano e un raffronto rispetto a quello britannico, è piuttosto schietto.

“Per quanto riguarda il mercato italiano del gioco terrestre, viene visto come il più grande in termini di numero di macchine in Europa. Il settore degli apparecchi da intrattenimento, che comprende Awp e Vlt, offre straordinarie opportunità per i fornitori internazionali. Detto questo, la continua revisione normativa, soprattutto relativa alle specifiche tecniche – come le ultime le Comma 6a 'plus' di cui si è parlato molto - crea una situazione confusa. E la situazione è ulteriormente peggiorata con la lunga attesa che passa dalla definizione delle norme alla loro definitiva attuazione. Il settore dell'amusement invece, che comprende sale giochi costiere e centri di intrattenimento per le famiglie nelle grandi città, sta lottando di fronte a una serie di questioni. Le attuali norme impediscono che vengano distribuite macchine redemption dotate di video, limitando l'attrattività del settore. L'elevato costo di noleggio per spazi commerciali sta schiacciando i margini degli operatori e sta impedendo gli investimenti in nuove attrezzature, mentre gli operatori spesso preferiscono dare spazio a macchine da gioco che sono percepite come più redditizie”.

Riguardo ai punti di forza della regolamentazione del Regno Unito rispetto a quella italiana, non ha dubbi: “La differenza principale tra l'industria britannica e quella italiana è che il mercato del Regno Unito sembra essere più stabile. È sicuramente lontano dall'essere perfetto (molti operatori Awp ritengono che la concorrenza delle Vlt sia sleale a causa di quello che è considerato un campo di gioco a condizioni impari), ma generalmente è minore (almeno meno frequente) l'interferenza del governo. Detto questo, il mercato di strada del Regno Unito affronta molte delle stesse questioni di quello italiano - la concorrenza del gioco online e altre forme di intrattenimento, la copertura mediatica negativa dell'industria, e così via. L'introduzione di terminali di scommesse a quota fissa nelle agenzie di scommesse terrestri ha creato un significativo squilibrio nel mercato, a causa delle loro alte puntate e degli alti premi. Gli operatori delle Awp hanno espresso la loro preoccupazione ritenendo che questa situazione renda difficile competere. Il mercato dell'amusement del Regno Unito rimane abbastanza liberale e permette l'innovazione sia nel design del gioco che degli operazioni per prosperare senza molta resistenza”.

Situazione analoga anche per quanto riguarda il mercato dell'online, dove l'Italia esprime un certo dinamismo, per un verso, ma appare ingessata in un altro.

“Il mercato online italiano rappresenta una sorta di enigma. Molti operatori sono attivi nel mercato, ma sembra ci sia una netta mancanza di slancio. Detto questo, stiamo spesso riportando notizie relative a nuovi accordi di licenza e partnership che vedono nuovi servizi (come il gioco virtuale) che arrivano sul mercato italiano ed è quindi difficile sostenere che il progresso non sia stato fatto. Il mercato britannico è, al confronto della maggior parte, evoluto e maturo. Infatti il passaggio proposto alla concessione di licenze sul punto vendita e la tassazione per gli operatori che scommettono nel Regno Unito mostra un livello di fiducia da parte del regolatore che si può trovare raramente al di là del Regno Unito. Da noi il gioco online rappresenta circa il 20 per cento della spesa complessiva del gioco e sta crescendo. In Italia è circa la metà nonostante i paesi siano paragonabili in termini di dimensioni, accesso alla tecnologia e internet, ed entrambi abbiano un forte desiderio di gioco”.

Ma non è tutto. “In termini di gioco online – osserva Darkin - vi è anche un problema di percezione. Lo scorso anno, al World Ges a Barcellona, il responsabile dei monopoli italiani Francesco Rodano ha parlato di liquidità transnazionale e dell'importanza dei protocolli per identificare i giocatori. Sostenendo che in Italia il sistema stava funzionando bene mentre il problema, a suo avviso, era al di là dei confini nazionali. Ciò è stato accolto con educato scetticismo da un gruppo che sembrava credere che Aams non avesse in quel momento sufficiente controllo del mercato, in termini di regolamentazione.

Altri hanno sottolineato la mancanza di una normativa comune come una debolezza nel mercato italiano dell'i-gaming. Evidenziando come in Italia vi sia stata una mancanza di comunicazione tra l'industria e il pubblico. L'avvocato italiano Quirino Mancini ha affermato che l'industria aveva bisogno di 'strumenti e opportunità' per raggiungere non solo il regolatore ma anche il pubblico, per spiegare ciò che l'industria sta facendo e come. Questo è stato identificato come un problema in molti mercati, ovviamente, non ultimi gli Stati Uniti. Non è un problema unicamente per l'Italia. Mancini ha affermato che l'industria deve dimostrare che sta operando legalmente e legittimamente e per spiegare quanto stia contribuendo al bilancio dello Stato. I suoi commenti evidenziano questo problema di percezione. Il mercato dell'i-gaming in Italia può essere opportunamente regolato, ben strutturato e migliorato in termini di conformità, ma ha problemi di identità. Fino a che non li risolverà continuerà a vedere soltanto progressi relativamente lenti”.

Lo speciale completo sul numero di luglio-agosto della rivista Gioco News

 

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