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Luca Sani: 'L'ippica ripensi se stessa'

24 settembre 2016 - 08:25

Il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani, analizza la riforma del settore e punta non solo sul rilancio delle scommesse, ma anche sulla multifunzionalità degli impianti.

Scritto da Sara Michelucci
Luca Sani: 'L'ippica ripensi se stessa'

 La riforma dell'ippica è ormai prossima. O, almeno, è quello che sperano gli operatori dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Collegato Agricolo che, all'articolo 15, contiene il rilancio del settore partendo da alcuni punti fondamentali. Ma in che modo le disposizioni presenti nel testo, che dovrà essere attuato attraverso i decreti delegati, potranno rilanciare il settore? Gioco News lo ha chiesto al presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani.

“La delega prevista dal Collegato agricolo impegna il Governo su una riforma complessiva del comparto ippico, non solo sui singoli aspetti. Definire i criteri di costituzione della 'Lega ippica italiana' e quelli di assegnazione delle risorse pubbliche nel pieno rispetto della disciplina europea in materia di affidamenti di servizi e concessioni dà una garanzia più ampia alle varie componenti della filiera.
Questi temi erano già previsti nella 'Delega fiscale' che poi è saltata, e sono stati reintrodotti in quello agricolo con un emendamento che ho firmato io stesso, proprio perché ho consapevolezza della necessità di un intervento che dia finalmente certezze agli operatori del comparto”.

Quali sono gli elementi di novità?
“Le novità sono diverse, e naturalmente bisognerà vedere come ogni singola questione sarà declinata con i decreti attuativi. Quella principale, indubbiamente, è l'autonomia gestionale della quale, entro i paletti della vigilanza del Mipaaf, potrà godere l'organismo ippico nell'attività di sviluppo e promozione del comparto ippico nazionale.
Altra questione dirimente è quella che riguarda i diritti televisivi relativi alle corse (anche estere) e la disciplina delle scommesse ippiche a totalizzatore e a quota fissa, prevedendo per le scommesse a totalizzatore la destinazione di una percentuale non inferiore al 74 percento della raccolta totale al pagamento delle vincite. Così come mi sembra importante la scelta di definire i livelli di gettito da destinare al finanziamento della filiera ippica, o i criteri di riduzione delle aliquote destinate all'Erario, la tassazione sul margine per le scommesse a quota fissa sulle corse dei cavalli, stabilendo che una parte dell'aliquota sia destinata alla filiera ippica.
Infine, fra le altre cose, metterei in evidenza il ruolo che avranno allevatori, proprietari di cavalli e società di gestione degli ippodromi all'interno del nuovo ente di gestione con la disciplina degli organi di governo improntata a criteri di equa e ragionevole rappresentanza delle diverse categorie di soci. Contemplando organismi tecnici nei quali sia assicurata la partecipazione di allenatori, guidatori, fantini, gentlemen e altri soggetti della filiera ippica”.
Non teme che l'iter sarà eccessivamente lungo, dato che il Governo dovrà approvare il decreto attuativo, mentre il settore ippico ha necessità di un intervento di rilancio immediato?
“Quando si affrontano riforme di sistema il rischio di dilatare i tempi c'è. Ma oramai la fase delle scelte strategiche è conclusa e c'è la consapevolezza diffusa di dover correre. Da parte mia mi impegno a limitare al massimo i tempi relativi ai pareri che dovrà esprimere la Commissione agricoltura della Camera che presiedo”.
In che modo a suo avviso dovrà essere organizzato l'organismo ippico e come si dovranno selezionare i suoi rappresentanti?
“Io sono del parere che la partecipazione è qualche volta faticosa nei processi decisionali, ma che garantisce condivisione degli obiettivi e quindi motiva tutte le componenti a fare la propria parte nell'attuazione dei programmi. La selezione dei rappresentanti va affidata alle singole componenti in una logica di responsabilizzazione e autogoverno”.
Le scommesse ippiche come dovranno essere riviste?
“Fino ad oggi le scommesse hanno costituito la principale fonte di entrate dell'ippica, e proprio la loro progressiva diminuzione è alla base della crisi del settore. Questo è dovuto alla scelta d'introdurre nuove e più remunerative tipologie di scommesse, a ritardi accumulati a fronte di vecchi problemi, e a errori commessi nel tentativo di metterci una pezza. È chiaro che vanno ridefinite le formule tecniche alla base delle scommesse, ma penso anche che non si possa fare affidamento solo sulle scommesse. In parallelo sarebbe utile puntare sulla multifunzionalità  degli impianti”.
A suo avviso sarebbe necessaria una tassazione sul margine anche per le scommesse ippiche, come previste dalla legge di Stabilità per quelle sportive?
“Sì, una tassazione non elevata che consenta di reinvestire nelle componenti non remunerative della filiera ippica”.
Pensa sia necessario un confronto con gli operatori ippici e avete in previsione delle audizioni?
“Certo, anche se la XIII Commissione agricoltura ha già svolto lunghe e articolate audizioni con tutti i protagonisti del comparto ippico. Del quale sostanzialmente conosciamo pregi e difetti, criticità e opportunità di crescita”.
Il taglio alle risorse per gli ippodromi e il ritardo nel pagamento del montepremi stanno generando una serie di azioni, come la rinuncia alle giornate di corse da parte di alcuni ippodromi. Cosa ne pensa?
“La crisi economica, com'era prevedibile, non ha risparmiato nessuno: ippica compresa. Non era pensabile che fosse altrimenti. È evidente che in un momento di difficoltà, che non sarà di breve periodo, bisogna trovare strade che integrino le entrate da scommesse come il pieno impiego degli impianti attraverso un utilizzo polifunzionale che va oltre le classiche attività ippiche. Per le società di gestione è essenziale attrarre nuovo pubblico per recuperare redditività; il problema che vedo è casomai quello dell'individuazione di eventi e attività che non confliggano con quelle di altri operatori. Dopodiché alla politica spetta fare scelte di semplificazione e sburocratizzazione”.

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