Requisiti concessionari slot, Cjeu: 'Norme Italia in linea con Ue'
Pubblicata la sentenza della Corte di Giustizia europea sui nuovi requisiti per i concessionari slot, sancita la rispondenza della normativa italiana con quella Ue.
"L’articolo 267, paragrafo 3, Tfue deve essere interpretato nel senso che il giudice nazionale le cui decisioni non sono impugnabili con un ricorso giurisdizionale è tenuto, in linea di principio, a procedere al rinvio pregiudiziale di una questione di interpretazione del diritto dell’Unione anche nel caso in cui, nell’ambito del medesimo procedimento nazionale, la Corte costituzionale dello Stato membro di cui trattasi abbia valutato la costituzionalità delle norme nazionali alla luce delle norme di riferimento aventi un contenuto analogo a quello delle norme del diritto dell’Unione".
Lo dichiara la Corte di giustizia europea, pronunciandosi nella causa avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte, ai sensi dell’articolo 267 Tfue, dal Consiglio di Stato italiano, nel procedimento che vede opposto Global Starnet Ltd al ministero dell’Economia e delle Finanze e all'Agenzia delle dogane e dei monopoli relativa ai nuovi e più stringenti requisiti per i concessionari delle slot introdotti dalla legge di stabilità 2011.
Nelle sue conclusioni di giugno, l'avvocato generale della Corte, Nils Wahl, aveva ritenuto che "il fatto che un giudice di uno Stato membro possa sottoporre una questione sulla costituzionalità di una misura nazionale alla Corte Costituzionale, o il fatto che una tale questione sia stata posta, non ha alcuna rilevanza sul diritto o sull’obbligo di tale giudice di effettuare un rinvio pregiudiziale. Infatti, i giudici nazionali godono della più ampia facoltà di adire la Corte se ritengono che, nell’ambito di una controversia dinanzi ad essi pendente, siano sorte questioni sull’interpretazione o sulla validità delle disposizioni del diritto dell’Unione, che esigano una pronuncia da parte loro. Tali principii si applicano a maggior ragione quando la Corte Costituzionale non ha interpretato il diritto dell’Unione ma ha limitato la sua pronuncia a questioni di interpretazione del diritto nazionale”.