As.Tro alla Regione Piemonte: 'Legge Gap, mappare luoghi sensibili'
L'associazione As.Tro chiede alla Regione Piemonte maggiore chiarezza e assunzioni di responsabilità da parte della Giunta sull'attuazione di legge sul Gap.
"Quando è un sindaco a constatare che l’applicazione di una legge regionale, come quella relativa all’abolizione degli apparecchi leciti, è di complessa realizzazione nell’ambito di un’azione amministrativa comunale 'lineare e trasparente', bisogna prenderne atto, ma soprattutto non si può più relegare ogni riflessione sull’argomento alle fumose categorie della 'schermaglia politica centro-periferia'.
Sempre più sindaci stanno evidenziando come la mappatura dei luoghi sensibili sia un atto dovuto nei confronti della cittadinanza che ha attività commerciali sul territorio, in quanto ad essi deve essere data la opportunità di verificare e affrontare, in un legittimo contraddittorio, la procedura attraverso la quale si sono individuati i luoghi e i percorsi pedonali di interdizione, magari anche al solo fine di programmare un’eventuale spostamento dell’attività commerciale, o avviare per tempo le pratiche di rimozione".
Lo scrive, in una nota, l'associazione As.Tro chiedendo alla Regione Piemonte maggiore chiarezza sull'attuazione della legge sul Gap e in particolare sulla mappatura dei "luoghi sensibili", dopo il "caso" del sindaco di Mirabello Monferrato (Al), Mauro Gioanola, che ha emanato un'ordinanza oraria sul gioco che tutela giocatori e imprese.
Che senso ha sanzionare un esercizio che oggi confina con un bancomat, se nessuno sa se lo sportello è stato aperto prima o dopo la legge regionale, e se nessuno sa se il luogo sensibile ha legittimamente 'forza espulsiva' anche se aperto dopo la legge regionale, e se nessuno sa se anche le prossime aperture (o spostamenti) degli sportelli bancomat (come anche degli ambulatori o di certi centri di aggregazione) muteranno la geografia del gioco lecito?
Di profili critici, la legge n. 9/ 2016 ne presenta diversi, e tutti sono suscettibili di esporre i Comuni a rivalse tanto gravose, quanto evitabili, in presenza di un 'accompagnamento attuativo' della legge stessa attraverso quelle delibere di Giunta che molte altre Regioni hanno previsto quanto hanno varato provvedimenti analoghi (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Provincia Autonoma di Bolzano)", prosegue As.Tro.
Alcuni sindaci, pertanto, chiedono semplicemente alla Regione di assumersi la responsabilità di una attività legislativa incompleta, ponendovi rimedio con opportune attività della Giunta, e di rispondere a chi di competenza della propria scelta politica di espellere dal territorio regionale un’attività che lo Stato reputa lecita, che lo Stato ha originariamente autorizzato, e che lo Stato ritiene di aver regolamentato in accordo con la regione stessa nei termini dell’intesa sottoscritta il 7 settembre scorso. Anche dal punto di vista politico, infatti, non è corretto riversare sui sindaci, che dovranno gestire la desertificazione commerciale post abolizione del gioco lecito, il peso di un dissenso e di una contrarietà generati da equilibri interni del consiglio regionale.
Se è ingiusto che lo Stato riversi sulla periferia solo gli oneri del gioco lecito, riservandosi tutti gli utili, è anche ingiusto che all’ultima ramificazione dell’amministrazione territoriale, ai Comuni, siano addossate tutte le responsabilità e gli oneri della contrapposizione con il Governo in materia di gioco", conclude l'associazione.