Lazio, operatori: 'Legge gioco, a rischio 13mila occupati'
Auditi dalle commissioni consiliari, i rappresentanti del gioco pubblico chiedono la revisione della legge sul Gap approvata dal Consiglio del Lazio a febbraio.
"È stato solo il primo di una serie di incontri, tesi a far emergere le criticità dell'attuale legge regionale, una norma eccessivamente sproporzionata rispetto al fenomeno che si prefigge di correggere, ed anacronistica in un momento come questo, in cui non può non essere preso in considerazione che le aziende interessate subito dopo la sua approvazione sono entrate in lockdown per 3 mesi per poi rientrarci pochi giorni fa".
È Gabriele Perrone, rappresentante per il Lazio dell'associazione Sapar, a raccontare a Gioconews.it gli esiti dell'audizione tenutasi ieri, 27 ottobre, nell'ambito della seduta congiunta (telematica) delle commissioni Bilancio, Lavoro e Sviluppo economico, dedicata alle conseguenze economiche sulle attività commerciali della legge regionale n. 5/2013 per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, come modificata dallalegge regionale n. 1 del 2020.
Abbiamo il tempo, la rappresentatività e le competenze necessarie per far sì che questo venga fuori in modo lampante e che certe posizioni palesemente di parte e prive di alcun elemento di riscontro oggettivo possano essere accantonate, per tutelare le circa 300 imprese di gestione e i 6mila punti gioco del territorio regionale e con essi le 13mila famiglie che dipendono da questo settore. Troppe persone potrebbero perdere il posto se la normativa non cambierà entro pochi mesi, in un momento di crisi già drammatica per tutti", conclude Perrone.
"Vorrei ringraziare le commissioni per la disponibilità mostrata nei nostri confronti. Naturalmente non sono state fatte promesse, ma è emersa la volontà di un confronto tra le parti interessate".
In particolare sono stati evidenziati i problemi legati agli effetti retroattivi del distanziometro nel territorio regionale, così come introdotti dalla legge del febbraio 2020.
"La retroattività della legge, che entrerebbe in vigore il 30 giugno 2021, andrebbe a colpire soprattutto gli esercizi generalisti che ospitano macchine da gioco perché le sale dedicate avrebbero 5 anni per l’adeguamento", prosegue Bianchella. "Questa è una situazione molto complessa in un momento storico difficilissimo: la lotta alla ludopatia è giusta e necessaria, ma si devono trovare delle soluzioni che salvaguardino i tanti posti di lavoro messi a rischio da una norma che porterebbe alla chiusura di tante attività".
Un nuovo incontro con le istituzioni regionali è previsto a breve: "Le associazioni di categoria si sono impegnate a proporre misure alternative nel prossimo tavolo di lavoro", conclude il responsabile Territorio dell'associazione As.tro.
LE POSIZIONI DELLA POLITICA - Per il consigliere Orlando Tripodi (Lega), “con la situazione attuale il minimo che possiamo fare è una moratoria, una proroga, che ci darebbe lo spazio di ragionare con tutto questo mondo, perché sono convinto che con questa legge regionale la Regione Lazio ha sbagliato”. Di diverso avviso, Marta Leonori (Pd), secondo la quale “la previsione legislativa approvata a inizio anno non è così dannosa, e comunque 1,3 milioni di italiani, sono dati di Istat, hanno problemi di ludopatia, dopo di che la legge 2013 stabiliva che in alcuni luoghi non fosse opportuno avere luoghi di gioco. A inizio anno – ha proseguito Leonori - abbiamo stabilito che fosse necessario attuare questa norma del 2013, dando un anno e mezzo per rimuovere le slot e cinque anni per le sale scommesse”. Su posizioni analoghe, è intervenuta Valentina Corrado (M5S), mentre per Rodolfo Lena (Pd), “un ragionamento che tenga conto della situazione attuale va fatto”. Nel corso dell’audizione è intervenuto anche il consigliere Massimiliano Maselli (FdI).