Crisi di governo: si dimette il premier Conte, parola al Quirinale
Governo al capolinea, si va al Colle e sul tavolo del Quirinale restano due possibilità: un governo politico oppure le urne.
"Dissi che sarei stato l'avvocato del popolo, per questo l'azione di governo finisce qui, andrò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio". Con queste parole il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rimesso il suo mandato davanti al Parlamento, nel suo discorso di questo pomeriggio in Senato. Un discorso nel quale il premier uscente non ha risparmiato attacchi al suo vice, Matteo Salvini, promotore della sfiducia. "Caro ministro, caro Matteo, se vuoi la crisi ritira i ministri", ha detto con fermezza Conte all'ex alleato. Il quale tuttavia, nella sua replica, pur gridando a gran voce di volere il voto, non rassegna le sue dimissioni né invita i suoi colleghi di partito e ministri a farlo. Lasciando di fatto la porta aperta ad altre soluzioni. Per poi lasciare il Senato immediatamente dopo, durante il prosieguo della discussione.
E ora, con la salita annunciata dal premier al Quirinale, la parola passa al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dove sembra esserci la volontà di imprimere scadenze stringenti ai leader su eventuali accordi politici e di concedere poco tempo alla conclusione dei negoziati in corso. Con l'ipotesi che il capo dello Stato possa chiedere a Conte di ricevere un secondo mandato, nel caso di un nuovo Esecutivo tra il Movimento 5 Stelle e il Pd. Almeno questa sarebbe la condizione dei 5 Stelle offerta a Nicola Zingaretti, insieme a un altro paletto, quello di non avere Matteo Renzi nella squadra. E su questo, l'ex premier ha già fatto un passo avanti: anzi, indietro. Chiarendo nel suo intervento in Senato che non farà parte di un nuovo governo.