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Elezioni Ue, Pizzarotti: 'Gioco, ai Comuni il potere centrale'

23 maggio 2019 - 08:40

Per il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, candidato alle elezioni europee, agli enti locali spetta ruolo di primo piano nel regolamentare il gioco e combattere il Gap.

Scritto da Rf

Da Parma a Bruxelles per lavorare su temi quali politiche del lavoro e dello sviluppo sostenibile ma anche sulle problematiche legate al gioco patologico. Federico Pizzarotti rimarrà alla guida di Parma e se sarà eletto al Parlamento europeo porterà all'attenzione dei suoi colleghi anche le tematiche riguardanti il gioco.

 

Lei è stato tra i primi sindaci di Italia eletto nelle file del Movimento cinque stelle, da cui è uscito nel 2016. Cosa l'ha spinta a candidarsi alle elezioni europee e a cambiare passo?

“Ho scelto di candidarmi perché ritengo importante il progetto che vogliamo costruire. Da una parte ci sono i sovranisti con i loro slogan, dall'altra noi di Italia in Comune e +Europa (il partito con cui si è candidato al Parlamento Ue, Ndr), che vorremmo vivere in un'Europa unita ma rinnovata sin dal suo impianto istituzionale. La vorremmo più democratica e attenta alle politiche del lavoro e dello sviluppo sostenibile”.

 

Pizzarotti, lei si presenta alle elezioni di maggio con la lista Italia in Comune +Europa, cosa manca a questa Europa?
“Prima di tutto politiche condivise sul fenomeno migratorio: qui si è vista tutta la debolezza dell'Ue e tutta la divisione degli Stati membri. Faccio una similitudine con il lavoro di noi sindaci: se tutti pensassimo al nostro orticello, senza ragionare su un'equa redistribuzione dei richiedenti asilo tra le città, sarebbe il caos. È un po' quello che avviene in Europa: ognuno pensa a sé. Così l'Italia e l'Europa non funzionano. Un altro tema essenziale per Italia in Comune, come detto, riguarda le politiche del lavoro: abbiamo un Governo che voleva abolire la povertà ma sta abolendo la crescita. Bisogna ripensare al lavoro e all'occupazione”.
 
 
Cosa ne pensa delle politiche del governo gialloverde su immigrazione e sicurezza, su cui si è aperto un grande dibattito a livello internazionale?
“Stanno affrontando problemi importanti a colpi di slogan e di gesti eclatanti, come la chiusura del porto di Catania all'arrivo della nave Diciotti. Non si risolve un fenomeno epocale chiudendo il porto a una nave in transito ma intavolando accordi bilaterali con i Paesi africani. Il grosso di questo lavoro, come è risaputo, è stato svolto dall'ex ministro Minniti, che ha ottenuto risultati concreti: il flusso dei migranti è diminuito grazie alle sue politiche. Il tema sicurezza, invece, semplicemente non è stato affrontato. È un anno che si chiedono più forze dell'ordine sul territorio, Salvini non le ha ancora mandate. La sicurezza si affronta con più forze dell'ordine e con pene certe. Oggi mancano entrambe”.
 
 
Lei è stato tra i politici più social in Italia, se dovesse raggiungere Bruxelles si sentirà sempre vicino alla gente, come lo è adesso da sindaco?
“Come ho avuto modo di dire in totale trasparenza, se dovessi venire eletto rimarrò a fare il sindaco, il lavoro più bello ma più difficile del mondo. L'obiettivo è far votare un'idea: l'idea che l'Italia possa essere protagonista in Europa, ma in un'Europa unita e forte”.
 
 
Sindaco Pizzarotti, il governo gialloverde in questo primo anno di mandato ha tenuto i pugni duri su alcune tematiche, come quella sul gioco. Cosa ne pensa del decreto Dignità che limita la pubblicità sul gioco sui mezzi di comunicazione e aumenta le tasse, come ulteriormente fatto anche con dei procedimenti successivi?
“Da sindaco mi sono sempre battuto affinché i locali che ospitano giochi con vincita in denaro fossero realizzati lontani da zone sensibili, come scuole o centri di aggregazione. Va contrastato in modo intelligente attraverso la sensibilizzazione e politiche condivise tra Governo ed enti locali. Qualsiasi politica che ne riduca gli effetti, per un sindaco è una buona politica. Noi a Parma abbiamo sviluppato, come detto, un piano urbanistico in contrasto alla ludopatia, distanziando di 500 metri le sale gioco e scommesse da zone sensibili e frequentate dai giovani”.
 
 
Già ai tempi dell'intesa sul gioco portata avanti dall'allora sottosegretario Pier Paolo Baretta, lei auspicava che ai Comuni restassero prerogative in materia. Che cosa ne pensa ora e ritiene che sia venuta l'ora di rimettere mano al riordino dell'offerta sul gioco a livello nazionale, così da superare la cosiddetta "questione territoriale"?
“Penso, come detto, che la ludopatia sia un fatto grave da contrastare in ogni modo, con politiche condivise e facilmente applicabili. Non possiamo pensare che i Comuni deleghino totalmente le proprie competenze. Gli enti locali, come i sindaci, sono i primi avamposti istituzionali a stretto contatto con le persone, non è pensabile bypassarli. In tutti questi anni sono state sviluppate diverse politiche condivise tra governo centrale e Comuni, ritengo questa la strada giusta oltreché necessaria”.
 

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