L'economista Galloni: 'Troppo relativismo morale non fa bene'
L'economista Antonino Galloni a tutto campo sulla riforma del gioco pubblico e le possibili conseguenze su Erario e occupazione.
La riforma del settore del gioco pubblico punta a una razionalizzazione dell'offerta, a partire dagli apparecchi con vincita in denaro. Ma quali saranno le conseguenze per l'Erario?
A rispondere è l'economista Antonino Galloni, il quale sottolinea a Gioco News: “Ci sarà un aumento, perché cresce l’aliquota e facciamo l’ipotesi che anche il volume del gioco aumenti o non decresca. Ovviamente se, per ragioni attualmente oscure, dovesse verificarsi una sommersione del settore, ovvero un abbandono da parte dei concessionari legali, l’ipotesi iniziale dovrebbe venir rivista. Ma non credo”.
Ci saranno a suo avviso anche conseguenze sull'occupazione?
“Non da questa legge: l’attività è quasi sempre complementare ad altre e stabile. Tra l’altro, il gioco risente meno di altri comparti dell’andamento macroeconomico ufficiale; gli utenti non giocano in base al reddito, ma al patrimonio e, ahimè, indebitandosi”.
Cosa pensa di una 'tassa di scopo' per il gioco, anche sul modello inglese per lo sport?
“Oggi è tutto un pullulare di attività benefiche e filantropiche, spesso promosse proprio da chi i danni sociali li determina per scopi lucrativi. Il bene che scaturisce dal male è un antico dilemma; in molti Paesi, anche considerati – a torto o a ragione – migliori del nostro, si tassa di tutto, prostituzione compresa. Diventa un problema di modalità e di sensibilità, ma troppo relativismo morale non produce effetti apprezzabili, soprattutto per i giovani. Lo Stato, peraltro, può fare tutte le accise che vuole, sono poi i cittadini a dare un giudizio nei tempi e nei modi opportuni”.
Ma sul gioco a suo avviso che tipo di approccio si dovrebbe avere?
“I proibizionismi non funzionano perché – in nome dei precetti morali – non eliminano i comportamenti, ma li spingono verso l’illegalità, rinforzandola; il liberismo non aiuta se non è accompagnato da efficacia educativa. L’unica strada sarebbe una crescita della consapevolezza (stesso discorso per l’alcool) e, quindi, l’autoregolazione, ma se non c’è, le regole ci vogliono, eccome”.