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Morisi (UniFi): 'Gioco, garantire tutela salute e imprese'

28 agosto 2017 - 09:17

Massimo Morisi, coordinatore dell'Unità di ricerca Nuove patologie sociali dell'Università degli studi di Firenze, chiede di tutelare imprese del gioco.

Scritto da Fm

 

Per limitare davvero il gioco compulsivo non servono allarmi sociali, ma un'analisi dettagliata del fenomeno, accompagnata da una legge nazionale e dalla tutela delle imprese del settore. Ne è convinto Massimo Morisi, coordinatore dell'Unità di ricerca Nuove patologie sociali dell'Università degli studi di Firenze, intervistato da Gioconews.it nell'ambito di un'inchiesta sulla posizione del mondo accademico nei confronti della lotta al Gap e del riordino dei giochi. 

."Auspico una vera legge nazionale che definisca compiutamente le attività del gioco pubblico, le varie tipologie di gioco e dei meccanismi anche tecnologici che impediscano abusi nell'utilizzo degli apparecchi per non esporrre i giocatori a rischi di dipendenza. Allo stesso tempo, chi fa impresa in questo settore dovrebbe veder riconosciuto il suo diritto di farlo in cambio di un'assunzione piena della sua responsabilità sociale, una legittimazione del suo ruolo, anche per non alimentare l'illegalità".

 


"Inoltre, bisogna che il governo delle distanze degli apparecchi dai luoghi sensibili non sia condizionato da un allarme sociale legato a 'sollecitazioni giornalistiche quotidiane', con un contenzioso nei tribunali che ha sostanzialmente dato torto ai Comuni che si sono incamminati sulla strada del proibizionismo perseguendo l'espulsione del gioco dal tessuto urbano", sottolinea Morisi.
 

Per il professore dell'Università di Firenze sarebbe meglio avviare "una sorta di negoziato fra le parti coinvolte, al coperto di una legge che garantisca la tutela della salute, un grande patto fra lo Stato come 'erogatore di gioco', gli operatori che in regime di concessione svolgono questa attività legittimamente, che devono formare il personale delle sale sul Gap, e i giocatori, per cui il gioco deve restare un divertimento. Per questo devono essere disposti a sottoporsi a controlli, e a lasciare i propri dati un po' come fanno i correntisti bancari. Serve una nuova cultura del gioco pubblico come servizio collettivo, mentre oggi perdura una concezione manichea, in cui lo Stato da un canto lo usa come bancomat e dall'altro cerca di nasconderlo. In più oltre alle slot e al bingo, bisognerebbe occuparsi anche del gioco online e di altre forme che sono ancora più rischiose".
 

In ultimo, Morisi chiede un impegno diverso per curare e prevenire davvero il Gap, per cui mancano ancora sia una mappatura precisa della sua diffusione che un protocollo sanitario nazionale. "Non c'è una strategica terapeutica per i giocatori patologici e ancora non si sa quali sono le reali dimensioni del Gap nel nostro Paese, perciò si dovrebbero investire un po' di fondi affinché gli osservatori regionali e quello nazionale svolgano ricerche in tal senso. Solo su una base scientifica si possono adottare misure di contenimento adeguate, senza sconfinare nel proibizionismo".
 

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