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Decreto Dignità in aula in Senato: dibattito sul gioco

06 agosto 2018 - 15:06

Discussione in Aula del Senato del decreto Dignità: focus sulle misure del gioco e si parte dal testo approvato alla Camera.

Scritto da Redazione
Decreto Dignità in aula in Senato: dibattito sul gioco

Al via in Aula del Senato la discussione generale sul Ddl di conversione, con modificazioni, del decreto legge recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese, già approvato dalla Camera dei deputati. Le Commissioni riunite Finanze e Lavoro, lunedì 6 agosto, ne hanno concluso l'esame in sede referente, senza conferimento del mandato ai relatori. L'Assemblea, pertanto, esamina il disegno di legge nel testo licenziato dalla Camera, ai sensi dell'articolo 44 del regolamento. Le questioni pregiudiziali, presentate dai senatori Luigi Vitali e Annamaria Parente, sono state respinte.

"Questo provvedimento rompe un muro di ostracismo - afferma Francesco Zaffini (Fdi) - sul gioco, ma contiene luci e ombre. Reputo interessante e meritevole di encomio aver messo mano a questa materia, che ha raggouinto dimensioni troppo ampie, reputo interessante l'utilizzo della tessera sanitaria per l'accesso alle slot machine, reputo interessante in fine l'aver istituito il logo 'No slot', che noi assegnamo ai giochi. Però nessun esercizio commerciale applicherà tale marchio, se non adeguatamente incentivato. Questa perdita dal gioco deve essere colmata. Nel momento che il Governo ci promette che entro 6 mesi il Governo produrrà una riforma del gioco, dall'altro lato ci si dice che non ci deve essere una invarianza delle entrate. E' impossibile che il gettito, se si diminuisce il gioco, rimanga invariato. Quindi il Governo deve fare una scelta chiara".

Per William De Vecchis (Lega) "il divieto di pubblicità di gioco e il cotrasto alla dipendenza da gioco è un tema fondamentale. La Lega che si batte per la dignità dei cittadini italiani, per le famiglie che si vedono pressare da questa malattia”. 

Secondo Gabriele Lanzi del Movimento 5 Stelle la volontà dell'attuale Governo è quella di "bloccare la pubblicità che incita al gioco, ma non ci spingeremo mai fino al proibizionismo. E' colpa degli ultimi Governi se l'azzardo in questi anni è cresciuto".

Di tutt'altro avviso Giuseppe Mangialavori (Forza Italia), il quale afferma: "E' stata fermata solo la pubblicità al gioco e non è stato fatto nulla di significativo contro la dipendenza da gioco". E il suo collega Luigi Vitali ricorda come "l’articolo 9 del decreto Dignità interviene sulla materia dei giochi vietando la pubblicità, andando in contraddizione con il decreto Balduzzi. Il Servizio Bilancio del Senato ha formulato una serie di osservazioni che non sono state prese in considerazione. Non ci si è coordinati nemmeno con la raccomandazione della Commissione dell’Unione Europea del 14 luglio 2014, che non suggerisce l’imposizione di divieti di comunicazione, ma afferma che le comunicazioni commerciali sui servizi di gioco d’azzardo online possono orientare i consumatori verso offerte controllate".
"Dal 1998 al 2016 la raccolta complessiva del mercato è aumentata di 5 volte", afferma il senatore Stanislao Di Piazza del M5S. "Si è sempre intervenuto sugli effetti e mai sulla causa. Il divieto assoluto di pubblicità e la trasparenza del settore sono i due cardini delle misure sul gioco contenute nel decreto Dignità".
Giovanni Endrizzi (M5S) aggiunge: "La pubblicità incita ad azzardare ancora chi ha una dipendenza da gioco. Dobbiamo tutelare la dignità di tutte le persone, a partire dai minori e dai malati di gioco. La salute viene prima e lo riconosce anche l'Ue, dato che l'azzardo non rientra nella direttiva Servizi. Vengono inserite avvertenze anche sui Gratta e Vinci. Viene introdotta la tessa sanitaria per giocare alle slot e sparisce il termine ludopatia. Avremo altre possibilità in futuro: come l'accesso alle famiglie del fondo antiusura, le distanze dai luoghi sensibili delle sale gioco, vietare il gioco negli orari del pranzo e della cena. A realizzare questo programma ci aiuterà la ripresa economica".
Franco Mirabelli (Pd) afferma: "Interverrò solo sull'articolo 9 del decreto-legge, perché credo che sulla vicenda del gioco sia utile, al di là della retorica e della propaganda, dire le cose come stanno, sapendo che non sottovalutiamo assolutamente l'importanza della proibizione della pubblicità. Credo che sia un provvedimento giusto, necessario per ridurre la domanda di gioco; un provvedimento importante che interviene dopo una regolamentazione che i Governi precedenti avevano già messo in campo sulla pubblicità, proibendo la pubblicità in Rai e stabilendo delle regole ferree rispetto agli orari in cui era possibile trasmettere pubblicità sulle reti generaliste.
Riconosciamo che quella regolamentazione non era sufficiente. È evidente che, soprattutto in occasione degli avvenimenti sportivi e sulle televisioni specializzate nello sport, si è arrivati a un vero e proprio abuso della pubblicità in particolare in relazione alle scommesse. Quindi è giusto proibire la pubblicità: non abbiamo difficoltà a riconoscerlo. Abbiamo detto dall'inizio di questa discussione che se c'era un punto su cui non ci convinceva quel provvedimento, era quello legato alle sanzioni, perché le sanzioni erano troppo basse: solo il 5 percento del valore di una sponsorizzazione come multa da pagare nel caso si facesse la pubblicità, ci sembrava un provvedimento leggero; diciamo che non rendeva cogente la norma. Ho visto che, immagino anche grazie al nostro intervento e al ragionamento che abbiamo fatto, è stata aumentata al 20 per cento la sanzione. Continuo a non capire perché non si può dire che chi fa la pubblicità perde la concessione da parte dello Stato, che mi pare la cosa più chiara e radicale, che proibirebbe davvero la pubblicità. 
Noi non abbiamo problemi a riconoscere che questo è un provvedimento importante. Ma voglio dire al senatore Di Piazza che noi riconosciamo questo, ma voi dovete riconoscere quello che è stato fatto dagli scorsi Governi e che voi non avete fatto; quello che è stato fatto nel 2015 e che voi non avete fatto.
Mi riferisco, in particolare, alla riduzione delle awp e delle slot. Noi non abbiamo solo proibito la pubblicità; non siamo intervenuti solo sulla domanda, ma sull'offerta. Abbiamo tolto un terzo delle macchinette dai bar e dalle tabaccherie. 
Abbiamo previsto l'accesso remoto perché quelle macchinette fossero più controllate. Io chiedo che venga riconosciuto. Dire, come è stato detto dal senatore Di Piazza, che noi abbiamo solo presentato disegni di legge non è vero. Forse sono proprio i Governi precedenti che hanno fatto molto su questo aspetto, molto di più di chi, negli anni precedenti, per fare cassa ha messo le macchine con premi in denaro nei bar. 
 Voglio anche rivendicare il fatto che alla Camera abbiamo contribuito a migliorare questo provvedimento, che è migliorato. Dicevo prima delle sanzioni più alte, ma vorrei riconoscimenti per gli emendamenti del Partito Democratico in virtù dei quali , per giocare a una slot machine, sarà necessario un documento identificativo e l'utilizzo della tessera sanitaria. Serve, quindi, discutere. Se si fosse discusso anche sul resto del decreto dignità, forse avremmo potuto fare un intervento migliore per il Paese. Però anche sul gioco serve fare di più; serve un riordino vero; serve ridurre l'offerta, come abbiamo cominciato a fare noi. Servono regole per tutelare le persone, tante regole che riguardano il modo di giocare, la formazione degli operatori, regole che sono scritte e che si potevano già mettere in questo decreto perché non costano nulla. Sono le regole che ha messo insieme il movimento 'Mettiamoci in gioco'. Servono regole per la trasparenza, per controllare le filiere e dare responsabilità ai concessionari.
C'è un vulnus che mette in discussione tutto ciò che si è fatto. Si aumenta il prelievo erariale unico (Preu). Non solo si aumenta il Preu per coprire le perdite che lo Stato ha dalla proibizione della pubblicità, ma si aumenta ulteriormente il Preu, cioè si aumenta ulteriormente la tassazione sul gioco, per finanziare le decontribuzioni per le assunzioni. Allora, se volete combattere il gioco, non serve la retorica; non serve fare l'elenco di quanto male faccia il gioco. Cominciamo a dire che lo Stato si impegna a far entrare meno soldi dal gioco; che vuole usare meno soldi dal gioco e non che aumenta le tasse e usa il gioco per finanziare anche nuovi provvedimenti.
Altrimenti è un imbroglio. Dire giocate di meno, mentre lo Stato incassa di più per pagare provvedimenti che con il gioco non c'entrano niente è un imbroglio".
L'INTERVENTO DEL MINISTRO DI MAIO - Per il ministro Luigi Di Maio “il decreto interviene su quattro emergenze della nostra società", tra cui c'è "il gioco d’azzardo". Sul tema "dell'azzardopatia alla Camera dei deputati (ovviamente ci sono visioni diverse a seconda dei Gruppi e magari per i Gruppi di opposizione non è stato un dibattito soddisfacente), come riconosciuto prima anche da qualche senatore intervenuto, si sono fatti molti passi in avanti, anche grazie al dibattito parlamentare. Siamo intervenuti con una norma che vieta qualsiasi tipo di pubblicità del gioco d'azzardo, online, televisiva o altre forme di sponsorizzazioni. Poi avevamo individuato una sanzione al 5 per cento, ma grazie a un emendamento dell'opposizione siamo arrivati al 20 per cento di sanzione. Abbiamo inserito, grazie alla deputata Carnevali, il messaggio - che è come quello che troviamo sui pacchetti di sigarette - 'nuoce gravemente alla salute' su tutti i prodotti del gioco d'azzardo. Sempre grazie a un emendamento dell'opposizione in Commissione abbiamo individuato uno strumento, quello del codice fiscale, per utilizzare le slot machine: questo ne rende anche impossibile l'utilizzo da parte dei minori. Tutto questo non basta. C'è tanto altro da fare. Abbiamo iniziato a fare questo perché uno studio della Caritas ci dice che il 90 per cento delle persone che gioca d'azzardo in Italia viene a conoscenza del gioco d'azzardo attraverso gli spot televisivi e online. Saranno vietati. Qualcuno dice che nel resto d'Europa non sono vietati e che, quindi, nel resto dei Paesi europei accadrà. Per una volta abbiamo un primato positivo in Europa: siamo il primo Paese in Europa ad aver vietato gli spot sul gioco d'azzardo. Vorrei dire un'altra cosa sul Preu: più aumenteremo il Preu e più diminuirà il gioco d'azzardo in Italia, perché è un deterrente. Aumentando la tassazione su un settore, lo penalizzi. Quindi noi utilizzeremo anche il Preu come deterrente alla proliferazione del gioco d'azzardo e continueremo a farlo anche nei prossimi anni. Con una consapevolezza, ma ovviamente nel dibattito generale si potrà maturare anche un'altra convinzione: siamo consapevoli che una parte di questi giochi debba rimanere nell'ordinamento italiano per evitare che una loro assenza produca un incentivo al gioco illegale. Combatteremo anche il gioco illegale: ci sono già proposte molto interessanti che sono arrivate dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli e questo ci permetterà anche di continuare una lotta che è stata portata avanti e per cui voglio ringraziare le nostre forze dell'ordine. Sono consapevole di una cosa e su questo poi dovremmo fare una grande riflessione: a volte il gioco illegale e il gioco legale si fondono. Molto spesso ci siamo ritrovati con le nostre forze dell'ordine che hanno sequestrato sale slot legali in mano a organizzazioni criminali. Dovremmo quindi fare una riflessione a 360 gradi in merito a quanto possa continuare ad esistere nel nostro ordinamento questo genere di giochi. Certo, si poteva fare molto di più. Ho ascoltato molti interventi su aspetti che non vengono affrontati in questo decreto-legge. Ho ascoltato da molti senatori consigli per inserire altre norme in questo decreto-legge, ma dobbiamo metterci d'accordo: sono state presentate pregiudiziali di costituzionalità, alla Camera per esempio, per il fatto che questo decreto-legge era un provvedimento omnibus; se le stesse persone che hanno presentato le pregiudiziali di costituzionalità poi vengono a dire che dobbiamo aggiungere altro e renderlo ancora più omnibus si crea un po' un cortocircuito. L'unica cosa che posso dire è che con questo decreto-legge abbiamo deciso di aggredire delle emergenze. Dovremo ancora intervenire in questi settori. Ora lo abbiamo fatto con la convinzione che bisogna iniziare a invertire la tendenza in tutti questi settori, ove possibile lavorando insieme".
IL VOTO DEGLI EMENDAMENTI - Il voto degli emendamenti, arrivato all'articolo 3, proseguirà domani 7 luglio, a partire dalle 9,30.

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