skin

Dona (Unc): “Gioco patologico, non basta la moral suasion”

29 gennaio 2015 - 14:59

“In un momento in cui il gioco d'azzardo è diventato una vera e proprio piaga sociale che trova terreno fertile in questo periodo di crisi, in cui sono in aumento le persone in difficoltà psicologica che rischiano di sviluppare una dipendenza, non può bastare una moral suasion del Governo che si limiti a consigliare di giocare responsabilmente con una serie di provvedimenti troppo poco incisivi”.

Scritto da Redazione
Dona (Unc): “Gioco patologico, non basta la moral suasion”

 

È quanto dichiara Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori in riferimento al suo ultimo libro ‘Gioco d'azzardo. Difendersi si può’ (Minerva Edizioni), scritto con la psicologa Paola Vinciguerra e che viene presentato oggi a Roma a Villa Mercadante.

“Nella nostra mozione parlamentare, presentata nel 2012, si chiedeva, dunque una regolamentazione più stringente per il mercato dei giochi, dei concorsi a premio, delle lotterie e delle scommesse, con particolare attenzione a restringere l'invadenza pubblicitaria e a garantire il diritto per i consumatori di essere informati sulle reali possibilità di vincita (in forma comprensibile, sulla base di un'analisi certificata da organismi pubblici o provati, indipendenti dai concessionari). Negli anni, infatti, come Unione Nazionale Consumatori abbiamo denunciato all'Autorità Antitrust e all'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria numerosi spot che, puntando su testimonial simpatici e rassicuranti, incoraggiano le giocate spingendo le persone a tentare la sorte, senza tenere conto che per ogni vincitore si contano innumerevoli sconfitto. Basti pensare che le probabilità di fare ‘sei’ al Superenalotto sono una su 622 milioni. La pubblicità ha un ruolo fondamentale nel favorire il gioco patologico, per questo un altro aspetto importante nella nostra mozione è proprio l'adozione di opportune iniziative, anche di natura normativa, perché venisse vietata la pubblicità  commerciale delle attività legate ai giochi. Alcune di questi aspetti sono stati recepiti dalle proposte di legge che si sono susseguite negli anni, ma che nel corso dell'iter parlamentare hanno perso dei pezzi probabilmente per colpa della pressione delle lobby del gioco."

 

I DATI EURODAP - Il gioco d’azzardo per 1 italiano su 2 è diventata un’esperienza emotiva insostituibile destinata a trasformarsi in qualcosa di più serio, in una forma di compulsività tale da provocare nei giocatori e nelle loro famiglie pesanti ripercussioni. Sono i dati di un sondaggio online dell’Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, che vengono illustrati oggi. Al sondaggio hanno risposto 850 persone tra i 25 e i 65 anni. Secondo le risposte è emerso che il 20 per cento del campione ha le caratteristiche di un patologico grave, ossia si tratta di persone che non riescono a sottrarsi al gioco; il 30 per cento è patologico (siamo in presenza di una malattia legata al gioco). Il 20 per cento del campione è risultato a rischio nel senso che l’abitudine del gioco potrebbe facilmente diventare una malattia, mentre il 30 per cento del campione si è dichiarato giocatore occasionale.

“Dai dati emerge che il 50 per cento del campione intervistato è composto da giocatori patologici – spiega la dottoressa Paola Vinciguerra – Il gioco d’azzardo ormai è entrato a far parte della vita quotidiana delle persone, a cominciare dai Gratta e Vinci a finire al gioco pesante che sempre di più si sta diffondendo su Internet”.

“Il grande aumento delle varietà dei giochi e sopratutto di quelli on-line ci crea un bombardamento sensoriale al quale diviene difficile sottrarsi - dice la dottoressa Vinciguerra, anche Direttore della Clinica dello Stress - L'attività on-line del gioco in particolare inibisce ancor di più la consapevolezza della negatività e pericolosità del comportamento per vari fattori: il non dover uscire per andare a giocare permette al giocatore di non dover rendere consapevoli gli altri dei suoi comportamenti; la mancanza del confronto con altre persone presenti nella situazione del gioco ci ripara dalla vergogna; la mancanza del contatto tangibile con il denaro diminuisce sensibilmente la percezione della realtà economica durante il gioco”.

Secondo Vinciguerra “il momento sociale-economico che stiamo vivendo produce un senso di elevato allarme e minaccia. La stabilità e le certezze su cui avevamo fondato la previsione del nostro futuro, e di quello dei nostri figli, sono oggi gravemente in discussione. Questa precarietà sviluppa alti livelli di stress ed ansia. Le persone cercano soluzioni verso l'esterno, e quella di tentare la fortuna in una vincita che risolva la nostra paura è sicuramente una delle soluzioni facilmente a portata di mano. Alimenta la speranza, il che produce sollievo al nostro stato di allarme, ma sarà proprio quel sollievo ad essere una spinta pericolosa alla ripetizione del comportamento del giocare fino a rischiare di divenire dipendenti dal gioco d'azzardo”.

“Il libro Gioco d’azzardo, difendersi si può – aggiunge l’esperta anche Supervisore EMDR - intende esplorare il panorama del gambling in Italia, racconta le origini del gioco e la storia di chi ha tentato di opporsi alla pervasività dell’azzardo, spiega quel che un legislatore accorto potrebbe fare a protezione della cittadinanza. Ma soprattutto cerca di offrire spunti di riflessione, alcuni approfondimenti e le informazioni necessarie per proteggerci da comportamenti che potrebbero divenire distruttivi e patologici: un utile compagno di viaggio per le persone che ancora giocano per diletto per evitare la trappola della compulsività; un aiuto per chi purtroppo ne è già vittima o per i molti che pensano che a loro non accadrà mai”.

Articoli correlati